Scritto da «Il Piccolo», 11/10/09
CAPODISTRIA. La lingua italiana e i diritti della minoranza in Slovenia? La situazione è desolante: di fronte a norme all’avanguardia, la realtà è sempre più preoccupante. È questo il quadro che gli esponenti della Comunità nazionale italiana hanno illustrato ieri a Capodistria a un gruppo di esperti del Consiglio d’Europa, che si trova in Slovenia per verificare come Lubiana sta attuando la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie. I presidenti della giunta esecutiva dell’Unione italiana Maurizio Tremul e della Comunità autogestita costiera della nazionalità Flavio Forlani, hanno presentato agli ospiti, guidati dal finlandese Jarmo Lainio, un memorandum nel quale viene contestato punto per punto l’ultimo rapporto del governo sloveno sull’attuazione della Carta europea, documento che esalta il quadro normativo sloveno ma trascura le carenze nell’attuazione di queste norme. Nel memorandum dell’Unione e della Can, che ricalca in buona parte le osservazioni sull’attuazione della Carta europea che la minoranza italiana ha già inviato al governo sloveno più di sei mesi fa, si sottolinea ancora una volta il divario sempre più ampio tra le norme in materia di diritti e di tutela della lingua minoritaria e lo stato reale delle cose.
Si parte dall’insoddisfazione per le spiegazioni adottate dal governo per giustificare il drastico calo numerico degli italiani in Slovenia dal Censimento del 1991 a quello del 2002, rilevando come più del 10% degli appartenenti alla minoranza, essendo residenti fuori dal territorio nazionalmente misto (comprende solo parte dei comuni di Capodistria, Isola e Pirano) sia privato del diritto all’uso ufficiale dell’italiano. Si segnala infine tutta una serie di carenze nell’applicazione del bilinguismo nei rapporti tra gli italiani e la pubblica amministrazione, con i settori della giustizia e della sanità compresi, oltre alle tante manchevolezze nella modulistica. Nel memorandum si legge inoltre che «non solo non sono state prese misure concrete per ridurre il divario tra il quadro legislativo e l’implementazione effettiva delle disposizioni riguardanti l’uso delle lingue ungherese e italiana nell’erogazione dei servizi pubblici, nell’esercizio di attività economiche e sociali e nelle relazioni con gli uffici locali dell’amministrazione centrale, ma in questi settori si assiste, invece, a un peggioramento della situazione legata al bilinguismo».
La minoranza italiana è inoltre poco conosciuta e poco presente nei media e nei testi scolastici all’infuori delle aree nazionalmente miste, anche se le realtà minoritarie, a giudizio degli esperti del Consiglio d’Europa, dovrebbero essere considerate una ricchezza da tutelare e non solo nelle zone in cui vivono. L’incontro di ieri si è svolto a porte chiuse, dopo di che gli ospiti hanno fatto un giro per le strade di Capodistria per verificare di persona quanto e come viene rispettato il bilinguismo visivo, uno degli elementi di cui tratta la Carta europea. Nei prossimi giorni sono previsti colloqui con altre minoranze e con esponenti del governo, dopo di che la commissione del Consiglio d’Europa stilerà una relazione: per la Slovenia ormai è la terza (Lubiana ha ratificato la Carta nel 2000, ndr). È un lavoro che viene fatto ogni tre anni e serve per fare il punto e per verificare ritardi o progressi dei singoli Paesi nell’attuazione della Carta. Per quanto riguarda la Comunità italiana in Slovenia, come rilevato ieri dal presidente della giunta dell’Unione italiana Maurizio Tremul, si registra purtroppo un sostanziale «non progresso».