Il generale croato Slobodan Praljak è morto in un ospedale all’Aja, nei Paesi Bassi, dopo aver bevuto stamane in diretta televisiva una bottiglietta di veleno al momento della conferma della sentenza di colpevolezza per crimini di guerra con la condanna a vent’anni di carcere al Tribunale internazionale per la ex Jugoslavia.
Praljak, 72 anni, comandante delle forze croato-bosniache durante la guerra, ha platealmente bevuto dalla boccetta scura mentre il giudice leggeva la sentenza a suo carico. Subito dopo, s’è rivolto alla Corte, dicendo: «Non sono un criminale di guerra, mi oppongo a questa condanna». Il giudice ha a quel punto sospeso l’udienza e chiamato un medico. Il generale Slobodan Praljak in una foto d’archivio I controlli all’ingresso L’avvocato Goran Mikulicic, che ha lavorato per anni presso il Tribunale penale internazionale per i crimini nell’ex Jugoslavia, ha riferito al sito di informazione «Tportal» che «i controlli all’entrata sono rigorosi, ma non tanto da individuare una bottiglietta di quelle dimensioni». Prima dell’interruzione della lettura della sentenza, il consiglio giudicante ha avuto a ogni modo tempo di esprimersi su due questioni che continuano a suscitare controversie nella regione balcanica. Il Consiglio d’appello ha ribadito infatti che l’ex presidente della Croazia Franjo Tudjman ha partecipato all’associazione a delinquere dei vertici croati bosniaci con l’obiettivo di formare un’entità croata in Bosnia Erzegovina durante la guerra degli anni Novanta. Il consiglio d’appello ha respinto in questo modo la tesi della difesa degli ex leader politici e militari dell’iniziava separatista croata in Bosnia, secondo cui il consiglio giudicante ha interpretato male i fatti nel processo di primo grado. «Non ho mai visto nulla del genere ma non sono stupita: Praljak e’ una persona molto orgogliosa», è stato il commento dell’ex ministro di Giustizia croato Vesna Skara Ozbolt, interpellata dal sito del quotidiano «Jutarnji list». L’ultima sentenza Quella di oggi era l’ultima sentenza da parte del Tribunale penale internazionale per la Ex Jugoslavia, che chiuderà i battenti il mese prossimo. Il tribunale era stato creato nel 1993, a guerra ancora in corso: finora ha condannato 90 sospetti dei 161 accusati. IL principale tra loro, l’ex presidente yugoslavo Slobodan Milosevic, è morto nel marzo del 2006, prima della sentenza sull’accusa di genocidio nei suoi confronti. Due dei condannati si sono uccisi impiccandosi in cella: Slavko Dogmanovic (1998) e Milan Babic (2006).
Corriere, 29 novembre 2017