Asilo di Zara, pressioni del Friuli Venezia Giulia

Scritto da «Il Piccolo», 04/09/10
TRIESTE – «La Regione Friuli Venezia Giulia intende intervenire nei confronti del ministero degli Affari esteri per l’apertura dall’anno scolastico 2010-2011 dell’asilo italiano a Zara?» Lo chiede in un’interrogazione il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale Edoardo Sasco. «Dopo oltre vent’anni di trattative fra l’Unione degli italiani e le autorità del Comune di Zara per realizzare un asilo per i bambini italiani di quella città – ricorda Sasco – tempo fa era intervenuto un accordo tra il Governo italiano e quello croato per l’apertura e il finanziamento di tale asilo infantile». Secondo l’esponente dell’Udc «una discutibile gestione delle iscrizioni da parte delle autorità comunali della Città di Zara, stabilita su una base di criteri troppo restrittivi, ha praticamente reso impossibile l’apertura dell’asilo nell’imminente anno scolastico 2010-2011. Ad avviso dell’Unione degli italiani – prosegue Edoardo Sasco – queste ultime vicende si inseriscono in quelle più ampie che nel corso degli anni, sempre attraverso analoghi continui e inspiegabili cavilli, hanno di fatto rinviato all’infinito l’apertura dell’asilo d’infanzia italiano». Sasco sottolinea che «l’apertura della struttura rappresenta un prezioso servizio di base per i nostri connazionali che vivono a Zara, oltre a essere un evento di notevole impatto emotivo per quanto è rimasto di italiano in Dalmazia, dopo che da oltre 65 anni non vengono aperte istituzioni italiane: questo fatto contribuirebbe anche a rinforzare i rapporti di amicizia fra comunità etniche diverse, che oggi vivono fra loro pacificamente». Sasco chiede alla Regione «se è sua intenzione intervenire immediatamente nei confronti del ministero italiano degli Affari Esteri affinché si attivi presso le autorità croate per superare ogni problema fin qui frapposto avverso l’apertura dell’asilo italiano nella città di Zara, per consentire invece la sua effettiva apertura fin dal prossimo anno scolastico».

La rabbia degli ex An, l’imbarazzo dei forzisti, l’insofferenza della Lega. In un colpo solo Roberto Dipiazza è riuscito ad irritare praticamente tutte le anime della sua maggioranza. Anime che non hanno gradito il flirt con il candidato sindaco di Lubiana Zoran Jankovic («un ex comunista» puntualizza Menia») e, ancor meno, le parole pronunciate oltreconfine per sostenerlo. A cominciare dal riferimento «all’assalto delle squadracce fasciste al Narodni Dom nel 1920, che ha dato inizio alle persecuzioni contro gli sloveni in Italia». «Dipiazza ha l’abitudine di cambiare versione a seconda del pubblico che lo ascolta – commenta Roberto Menia -. Dice cioè le cose che l’uditorio di turno vuol sentirsi dire. Fa un po’ specie, poi, vedere un campione del centrodestra andare a sostenere un sindaco ex comunista. Un comportamento simile ce lo saremmo aspettati dal primo Dipiazza, non certo dal politico maturo di oggi. Gli do quindi un consiglio: lui è apprezzato per la sua concretezza, d’ora in poi si concentri su strade e opere pubbliche e lasci stare la storia. E smetta anche di tirare fuori il vecchio ritornello della sfiducia nei partiti. Dipiazza, eletto con Forza Italia, non è piovuto dal cielo ma fa parte di questa logica. Prima di criticare i partiti – conclude Menia -, e prima di peccare di presunzione affermando che il prossimo sindaco non sarà alla sua altezza, farebbe meglio a “registrarsi” e a ricordare che nessuno, in politica, è indispensabile».
Un chiaro riferimento alle ambizioni manifestate da Dipiazza che, dopo l’esperienza in Comune, si vedrebbe bene nel ruolo di sottosegretario. «Aspirazione legittima, bisogna vedere però se ci riesce – aggiunge Paris Lippi -. Certo è che se Dipiazza conta di centrare l’obiettivo con parole come quelle pronunciate a Lubiana, beh forse ha bisogno di un promoter che gli spieghi meglio le cose. Mi sembra che le lezioni di storia tenute dal sindaco oltreconfine contrastino con quelle sostenute alle manifestazioni degli esuli. Mi aspetto quindi una rapida smentita, visto che il centrodestra, quando va a raccogliere voti, lo fa proprio sulla base di questa storia». Ancora più dura la condanna del capogruppo di An-Pdl in consiglio comunale.