Scritto da La Redazione on-line
Ragusa di Dalmazia – l’antica Repubblica marinara – ha trovato posto «sotto la Madonnina» nell’evento culturale che si svolgerà presso la prestigiosa Biblioteca Nazionale Braidense il 17 maggio (ore 18.30). Di massimo interesse il programma e di sicura caratura i relatori. Uno solo il neo e soltanto sulla denominazione della città dalmata. Poiché trattandosi di una iniziativa che riguarda personaggi e vicende dell’Età moderna, non di «Dubrovnik» si sarebbe dovuto parlare, bensì appunto di Ragusa. Ci sia consentita una precisazione. Nel tempo il nome della città dalmata venne indicato in vari modi, tutti provenienti dalla stessa radice, per approdare infine al toponimo Ragusa. La denominazione slava Dubrovnik deriva invece dalla parola “dubrava”, cioè “foresta di querce”. Il nome Ragusa fu quello ufficiale fino agli anni ’70 circa del XIX secolo, utilizzato in modo quasi esclusivo anche nelle mappe nautiche. A partire da quel periodo, il nome ufficiale diventò bilingue, Ragusa/Dubrovnik. Alla fine della dominazione austro-ungarica sulla Dalmazia e all’inserimento della città nel nuovo Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (de facto a novembre del 1918) l’unica denominazione ufficiale divenne quella slava. Purtroppo anche nei testi di lingua italiana ha iniziato a prevalere quest’ultima interpretazione, malgrado studiosi del calibro di Federico Zeri abbiano nel tempo invitato a non abbandonare il toponimo Ragusa. È da notare come il nostro Ministero degli Affari Esteri, nel decreto istitutivo del consolato onorario presso la città dalmata (23 luglio 2007), abbia utilizzato la doppia denominazione Ragusa/Dubrovnik. In ultimo ancora un doveroso chiarimento sulla grafia del nome di Ruggiero Giuseppe Boscovich, che nell’invito all’appuntamento culturale del 17 maggio appare bilingue, accettando la versione slava in «Ruder J. Boškovi?». Quanto il Boscovich tenesse alla esatta redazione del suo nome, lo si desume dalla diatriba che lo ebbe protagonista quando, docente all’Università di Pavia, vide scritto sull’orario delle lezioni il cognome storpiato in «Boscovik». Dopo avere tentato inutilmente di ottenerne la correzione dai responsabili dell’Ateneo, si rivolse al ministro plenipotenziario imperiale a Milano, il quale da ultimo ordinò la ristampa dell’orario suddetto, ritenendo ragionevoli le rimostranze dello scienziato. Nel testo autografo dell’astronomo dalmato è chiaramente affermato che il nome corretto è «Ruggiero Giuseppe Boscovich». Nulla più. Nulla meno.