È terminata da poco la campagna di scavi a Stanzia Blechi (Blek), sul fondo privato del signor Sergio Daris, messo a disposizione degli archeologi in memoria del nonno Matteo e per scoprire “che cosa ci sta sotto quel monte”. In questo sito, altrimenti noto come Torre vecchia, si scava dal 2008. Abbiamo incontrato a proposito Gaetano Ben?i?, curatore del Museo del territorio parentino il quale, presso lo stesso sito, ci ha svelato quanto emerso quest’anno.
I rinvenimenti
“Lo scavo di Stanzia Blechi si svolge ogni anno e stavolta eravamo qua Ana Konestra, io e Klaudia Bartoli? Siroti?. Abbiamo aperto la parte rivolta al mare, l’occidente della torre, in corrispondenza a quello che si ritiene era un accesso alla cortina che la cingeva. Negli anni passati era stata notata un’apertura verso occidente, probabilmente ad arco, successivamente murata, in due momenti. Inizialmente nella parte esterna, trasformandola in magazzino. Questo accesso l’abbiamo datato al X secolo, allo stesso periodo in cui era menzionata per la prima volta la torre, che si considera altomedievale, del VI o del VII secolo. Nel X secolo, pare che accanto alla torre, alla chiesa, appaia questa cinta, che quindi risale al momento all’incirca in cui l’abitato di Torre compare nei documenti scritti, nella Donazione dell’imperatore germanico Ottone II (alla chiesa di Parenzo, n.d.a.). Mentre gli scavi erano in corso avevamo intravisto i resti di un trappeto che era parte di un torchio delle olive e quest’anno abbiamo scoperto un corridoio zeppo di macerie fra la torre vera e propria e l’accesso del X secolo, cogliendo tutta una serie di fasi, scavate stratigraficamente, molto importanti perché ci aiuteranno a datare con certezza l’accesso, lo strato di terra bruciata, combusta, molto scuro, notato negli anni precedenti, con molte scorie all’interno, e che probabilmente appartenevano a una fucina, a una civiltà legata al ferro, il che vuol dire che qui si lavorava questo metallo, che pare essere altomedievale. Sotto questi strati abbiamo scoperto la grande novità, un muro romano, e non è il primo: sta sempre più emergendo la villa rustica”, ha confermato Gaetano Ben?i?, dicendo che si tratta della villa rustica di cui annualmente viene fuori una sua porzione e che aveva un cortile interno e delle vasche. “Quest’anno abbiamo svelato parte dell’area del torchio, che non sappiamo se è in situ o se è stato per qualche motivo spostato, perché le vasche di raccolta dell’olio e del vino sono dall’altra parte, ma può darsi che lì c’erano i torchi per il vino e qui quelli dell’olio d’oliva”, ha aggiunto Gaetano Ben?i?.
Sintetizzando, queste sono le novità di quest’anno, con la pianta romana che restituisce un muro della villa rustica, le fasi altomedievali che, quindi, probabilmente appartengono a una fucina. Un po’ più in là c’è la torre. “Questo è un annesso e lo scavo ci consentirà di datarlo meglio”, ha detto Ben?i?, concludendo: “Diciamo tutto questo ripetendo sempre un po’ le stesse cose. Torre vecchia è un sito importantissimo a livello dell’Istria e oltre, essendo uno dei pochi siti in cui si possono seguire le trasformazioni dalla fondazione della villa rustica in età augustea a varie fasi tardoantiche, a una ricca fase altomedievale e alla continuità dell’insediamento che poi diventa villaggio, fino al Basso Medioevo. La distruzione vera e propria della torre risale alla metà del XV secolo, per cui in qualche modo, ininterrottamente, sono avvenute delle situazioni che ci consentono di seguire l’evoluzione del paesaggio in generale. Per questo il sito è importante e lo si sta indagando, assieme all’Istituto per l’archeologia di Zagabria e all’Università di Bologna, grazie al permesso e alla buona volontà del proprietario del terreno Sergio Daris che continua a essere di grande aiuto alla ricerca”.
«Sono super entusiasta»
In un secondo momento abbiamo incontrato a Stanzia Blechi Sergio Daris, all’ombra della sua campagna coltivata con amore e passione, allo stesso modo in cui da anni segue gli scavi: “Sono molto contento di come sono andati gli scavi quest’anno. Il mio cuore si riempie di gioia quando vedo qua gli esperti a lavorare e credo che il futuro ci svelerà un qualche cosa di straordinario. Ho un’età avanzata e il grande desiderio di vedere la conclusione dei lavori. Questa è tutta un’area archeologica. Lì (ci indica), piantando degli ulivi, ho trovato un muro romano, e mi sono fermato, dicendomi che qua sarà da scavare. Mi farebbe piacere se gli scavi andassero avanti più celermente. La vasca romana dispone d’acqua corrente, che può essere riutilizzata. Quest’anno è stato ripulito il torchio”. Si dice felice di aver favorito questo contributo per la storia, che a lui piace tanto. “Qua si stanno salvando due mila anni di storia e anche più. Il ritrovamento del torchio è interessante, come pure i lavori alla chiesetta, con gli scheletri rinvenuti. Dopo la distruzione, il sito è stato abbandonato. In queste vasche c’erano gli scheletri, i morti dalla peste sono stati qui seppelliti. Io sono super entusiasta quando vedo che qui si lavora. Questo deve restare nella storia, non si può ribaltarla”, ha concluso Daris.
Stanzia Blechi è un sito archeologico di grande importanza per la comprensione della storia istriana. Le nuove scoperte offrono informazioni preziose sulle diverse fasi della sua occupazione e sull’evoluzione del paesaggio. Il futuro degli scavi è promettente e si spera che possano portare alla luce ulteriori reperti di grande interesse storico.
Denis Visintin
Fonte: La Voce del Popolo – 01/06/2024