Il 24 agosto scorso, all’età di 85 anni, si è spento a Pola il professor Miroslav Bertoša, ma nel rispetto del desiderio della famiglia, la notizia è stata resa pubblica a sepoltura avvenuta nel cimitero Moj mir a Pisino
Il professore emerito Miroslav Bertoša, eccellente e appassionato storico e, proprio per questa ragione, al contempo eccezionale interprete della contemporaneità istriana, a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, ha cambiato il modo di condurre la ricerca storiografica e quello di scrivere di storia istriana.
Abbandonando i precedenti, obsoleti, semplici e inadeguati strumenti tipici degli storici dell’epoca (guerra, pace, condottieri, ideologie, confronti nazionali) e applicando la metodologia ermeneutica e in genere la “lezione” della scuola delle Annales, ha infuso vita alla storia, introducendovi episodi di vita quotidiana, dati demografici, climatici, le stagioni più o meno fortunate dell’agricoltura, i destini dei perdenti, dei malati, dei migranti, dei poveri, dei briganti, dei banditi e altri aspetti della vita e della morte che lui stesso, in croato definì “historiabilije”.
Allontanandosi dall’idea di una storia fatta, di volta in volta, da buoni e da cattivi, con il suo approccio a 360 gradi, con un chiaro interesse tanto per i governanti quanto per i governati, per l’ethos e per l’etnos, per la città e per il contado, per la produzione materiale e i valori immateriali, Bertoša ha dato un contributo fondamentale per una migliore e più corretta conoscenza dell’Istria e della sua storia, ma anche dell’identità e dell’immaginario adriatico.
Dopo aver rinvenuto negli archivi di Venezia centinaia, probabilmente migliaia di documenti, sulla base dei quali – accanto a una ventina di altri libri e un migliaio di contributi storiografici – ha scritto l’opera capitale “Istria: l’età di Venezia”, nel 2008, su di un diverso registro cronologico e tematico, ha pubblicato il libro di saggistica “Kruh mašta i mast” ” (Pane, fantasia e strutto, titolo che gioca su di un equivoco interpretativo del titolo del film “Pane, amore e fantasia”), che racconta da vicino e in modo scevro da compromessi la “genesi” della nuova Pola, quella nata dopo la fine della Seconda guerra mondiale. E, cosa per nulla trascurabile, Bertoša scriveva benissimo, il suo era un linguaggio ricercato, quasi fosse uno scrittore “prestato alla storiografia”.
La sua scomparsa è una grande perdita per l’Istria ed è questo un pensiero condiviso dal direttore del Centro di Ricerche storiche di Rovigno Raul Marseti? che ha commentato così la dipartita dello storico istriano: „Il professor Bertoša è stato per decenni uno dei principali collaboratori del CRS”, ha detto Marseti? “e sono molti i suoi contributi pubblicati nelle nostre riviste, specie nella rivista “Atti”. Lo ricorderemo per la sua immensa conoscenza storiografica, per il suo approccio rigorosamente scientifico sempre obiettivo e reale. Sono pochissimi gli intellettuali del suo livello e la sua scomparsa lascia un grande vuoto nel mondo culturale e scientifico dell’area giuliana, ma anche oltre. È stata un esempio di convivenza tra la cultura italiana e la cultura croata.”
Massimo esperto dell’Istria nel periodo veneto, tra i suoi adepti figurano il figlio Slaven ed Egidio Iveti?, polesano e professore di storia alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova.
Oltre ad essere il maggiore storico istriano e uno dei massimi storici croati dell’ultimo mezzo secolo, Miroslav Bertoša per oltre vent’anni è stato autore di rubriche giornalistiche di commento dell’attualità nei quali sapeva implementare la lezione della storia. Tra le tantissime iniziative di cui è stato protagonista, vale la pena ricordare che ha avviato la pubblicazione di riviste, organizzato convegni e, fatto importantissimo, è stato il fondatore del Dipartimento di storia presso l’Università di Pola.
Membro della Société de Demographie historique di Parigi, della Società italiana di demografia storica, della Società storica istriana (Povijesno društvo Istre), della Matica hrvatska, e della società storica slovena Zgodovinsko društvo za južno Primorsko e altre ancora, è stato anche il primo console della Repubblica di Croazia a Trieste, dove, specie in campo culturale, ha lasciato un segno importante sul sentiero della conoscenza reciproca che con le sue opere ha invitato a percorrere.
Silvio Forza
Fonte: Istra24 – 31/08/2023