Sono pochi quelli che a Dignano, ma anche in uno spazio molto più ampio, non conoscono Germano Fioranti, per gli amici „Jerry“. Odontotecnico di professione, dal 2009 è noto per essere il titolare e lo spirtus movens della galleria d’arte El Magazein, a Dignano nel rione Portarol.
Si tratta di un’ex stalla che cent’anni fa doveva diventare una casa ma che invece ha assunto per quasi un secolo la funzione di magazzino, da cui il nome della galleria, in dialetto istrioto diganese, El Magazèin.
La galleria, la cui superficie ammonta a 111 metri quadri , alta quasi 10 metri, 25 nicchie di porte e finestre e pareti interne dall’ottima resa acustica che, gradualmente risistemata, ha ospitato mostre, serate teatrali, presentazioni di libri, concerti di musica classica, di orchestra sinfonica, musica jazz e di intrattenimento, sfilate di moda, svariate conferenze e laboratori.
Tanto per fare un esempio della qualità proposta da Fioranti, ricordiamo soltanto la mostra „Eros e Tanathos“ di Ratko Kauzlari? Ata? e Stjepan Gra?an, aperta da Rade Šerbedžija che per l’occasione aveva recitato la poesia „Liddy“ sull’amore e sulla morte scritta da Milan Begovi? nel 1911.
Fino ad oggi la galleria ha ospitato 143 eventi con artisti provenienti da ogni continente del mondo. Manca solo l’Australia.
Germano Fioranti è un profondo conoscitore della storia di Dignano, ma in un modo diverso da quelli convenzionali. „Jerry“ scopre dettagli, aneddoti, credenze, raccoglie e studia oggetti che hanno fatto parte della vita quotidiana dei Dignanesi e che spesso vengono trascurati dalla storiografia ufficiale. Inoltre, è una persona disponibile e praticamente sempre di buon umore, con la quale un incontro e anche una breve conversazione diventano sempre grandi o piccole esperienze conoscitive, veri propri e tuffi nel sapere che nascono dai suoi racconti in cui non mancano note di commento umoristico.
“Nella piccola Dignano a metà Ottocento c’erano 150 attività commerciali, per diventarne 220 all’inizio del secolo scorso. Tra questi c’erano ben 123 calzolai che non solo riparavano scarpe, bensì le facevano su misura. Va segnalato almeno Erminio Voivoda che fu un contemporaneo, nonché amico e collaboratore di Salvatore Ferragamo”
Lei è il titolare di un laboratorio odontotecnico molto apprezzato, ma la maggior delle persone la conoscono come gallerista di innegabile successo. Come nasce questo interesse per l’arte?
Innanzitutto devo dire che, per molti aspetti, il mio lavoro professionale è strettamente legato all’arte, nel senso che i denti artificiali sono in pratica dei manufatti che vanno a compensare gli spazi vuoti lasciati da denti mancanti. La costruzione di questi manufatti è molto simile alla scultura per quanto riguarda la base o anima, che può essere fatta di metalli vari tra i quali d’oro, mentre il rivestimento o il mascheramento di questa parte con la porcellana esige anche delle nozioni artistiche per quel riguarda i colori. I denti non sono soltanto bianchi, se ci immaginiamo il classico sistema cartesiano allora possiamo prendere lo zero come il bianco assoluto che in una direzione procede verso il giallo e nell’altra verso il grigio. Da qui nascono tutte le combinazioni di colori. Dico questo soltanto per spiegare il connubio di scultura e pittura applicate nel mio campo lavorativo.
Per quanto riguarda invece il mio interesse per l’arte devo dire che già alle elementari avevo vinto un concorso di disegno tra cui il primo premio al concorso di Tolentino. Aprendo la galleria ho voluto un po’ compensare lo spazio che non ho dato all’arte nella mia vita, è stato come un volersi scusare.
“Credo fermamente che la galleria debba essere usata anche come luogo della diffusione del sapere a livello individuale ed è per questo che ho iniziato a dare più spazio ai laboratori creativi ossia a degli workshop”
Dunque la galleria, per qualche verso, nasce da un senso di colpa. Anche nei confronti di se stesso.
Nel momento in cui ho percepito che nel posto in cui abito mancava qualcosa, ho voluto dare un mio personale contributo per poterlo arricchire. Da giovane ho trascorso un bel periodo a Fiume e un altro, altrettanto bello, a Trieste. Queste due città mi hanno dato molto e non le ho mai abbandonate, ho sempre continuato ad andarci, ad esempio a teatro. Diciamo che, per pigrizia o per comodità, ho voluto creare una situazione che mi consentisse di portare a casa una fetta di quest’ offerta artistica tipica delle città più grandi. Finora sono riuscito a portare a Dignano artisti da tutti i continenti, mancava soltanto l’Australia che fortunatamente ci darà una pittrice ospite nell’estate del 2024
Oltre agli eventi, io credo fermamente che la galleria debba essere usata anche come luogo della diffusione del sapere a livello individuale ed è per questo che ho iniziato a dare più spazio ai laboratori creativi ossia a degli workshop.
Inoltre, la galleria è una Srl adibita a scopi galleristico-museali in grado di svolgere aste e vendita d’arte, anche a scopo umanitario. Per quanto riguarda le aste ho preso ispirazione della Casa d’aste di Trieste Stadion come modello da seguire.
El magazein è uno spazio che è piaciuto subito al pubblico. A seguirla sono anche persone di un certo prestigio.
Si (risata), anche la suocera di un notissimo attore hollywoodiano. Comunque mi fa piacere che agli avvenimenti che organizzo tra il pubblico ci siano sempre persone di valore che appartengono al mondo culturale di Pola, dell’Istria e a volte anche di provenienza e livello internazionale.
Ho avuto la fortuna e l’opportunità di usare a questo scopo un bene di famiglia, che è la galleria stessa. Devo ringraziare l’architetto sloveno Janez Suhadolc, famoso disegnatore e costruttore di seggiole (sino ad oggi 460) che è stato docente di disegno a mano libera presso la Facoltà di architettura di Lubiana. Quando ha visitato il mio spazio ha avuto un lungo silenzio e poi si è ricordato di suo padre, che era stato il più stretto collaboratore del maggior architetto sloveno Jože Ple?nik, e ha esclamato: „ In questo momento mio padre avrebbe usato il seguente aggettivo: “piramidalno!”
Infatti la prima mostra è stata quella di 35 seggiole di Suhodolc che pendendo dall’alto dominavano il volume della galleria che misura circa 1000 m³. Alcune serie di queste seggiole sono state relizzate anche per vari Capi di stato.
Non dimenticherò mai quando per puro caso abbiamo scoperto che la galleria, grazie alle sue pareti verticali che sono intonacate secondo vecchi sistemi a base di calce, saldame, cenere, polvere di pietra d’Istria e terra rossa, ha un’ottima resa acustica. Lo abbiamo scoperto quando si è esibito Dan Paun che in quel momento era il primo violino del teatro Fenice di Venezia. Lo accompagnava il Maestro Claudio Gasparoni, contrababassista a Fa Fenice e docente di viola da gamba. Da quel momento non ho potuto più immaginare di offrire soltanto arti figurative, ma dovevo programmare pure della buona musica. Oggi sono orgoglioso per la continuità che mi lega a vari artisti veneziani e all’amicizia con il quartetto Rucner di Zagabria che ho avuto occasione di ospitare.
“La mia funzione primaria è quella di promuovere Dignano tra gli artisti di tutto il mondo – mi manca solo l’Australia – ma agli stessi artisti, specie se tornano da me una seconda volta, chiedo loro di dedicare una delle loro opere nuove alla stessa Dignano o al nostro territorio. In questo modo ognuno di loro imprime a Dignano una traccia del suo passaggio artistico”.
El Magazein ha contribuito certamente a trasformare Dignano in un punto fermo della mappa culturale dell’Istria
Mi rallegra e mi fa molto piacere poter dare un personale contributo alla diffusione dell’arte in un luogo come Dignano, però non posso non menzionare tante altre iniziative che mi hanno proceduto o che oggi convivono con la mia realtà. Mi riferisco in primo luogo alla Comunità degli Italiani di Dignano che ha lanciato e realizzato la prima Mostra ex tempore dell’Istria accompagnata da un catalogo: era il 1984 ed io facevo parte di questo gruppo. Il primo premio andò all’artista di Fiume Bruno Paladin che abbiamo accompagnato per le soffitte e di conseguenza sui tetti di Dignano. Il suo quadro di allora oggi fa bella mostra di sé nella segreteria della CI di Dignano.
Mi è stato molto d’aiuto Licio Debeljuh, che un tempo conduceva la bellissima galleria Venier e che nel momento in cui decisi di aprire la mia galleria mi offrì incondizionatamente tutto il suo know how. Diciamo che da lui mi sono sentito trattato come un figlio. A proposito di figli, non possono non menzionare il suo (anche d’arte) Matija Debeljuh che con la sua galleria Apoteka sta dando un grande contributo alla crescita culturale di Dignano.
La mia funzione primaria è quella di promuovere Dignano tra gli artisti di tutto il mondo – mi manca solo l’Australia – ma agli stessi artisti, specie se tornano da me una seconda volta, chiedo loro di dedicare una delle loro opere nuove alla stessa Dignano o al nostro territorio. In questo modo ognuno di loro imprime a Dignano una traccia del suo passaggio artistico.
“Quella della cultura è l’area della libertà e diversità, l’area in cui la bellezza è valorizzata in quanto tale, e non in base alla sua vendibilità. È l’ambito in cui il pensiero e il talento artistico non sono visti come qualcosa che grava sulla capacità di vendere prodotti, ma come qualcosa che contribuisce alla creazione di migliori valori di vita”
Questa è l’era del consumismo, del marketing, dell’efficienza a tutti i costi, della riproduzione dell’inutile che fa profitto, dell’ approccio mercantilista alle opere d’arte, dell’omogolazione dell’aspetto e dei bisogni indotti del piccola borghese obbediente e privo di ideali. Abbiamo ancora bisogno di arte e cultura?
Certo che ne abbiamo bisogno, quella della cultura è l’area della libertà e diversità, l’area in cui la bellezza è valorizzata in quanto tale, e non in base alla sua vendibilità. È l’ambito in cui il pensiero e il talento artistico non sono visti come qualcosa che grava sulla capacità di vendere prodotti, ma come qualcosa che contribuisce alla creazione di migliori valori di vita.
Viviamo in un’epoca di globalismo, comunque penso che non tutto sia standardizzabile perché ogni essere umano ha una propria individualità e ognuno di noi è speciale in qualcosa. Personalmente sono dell’opinione che piuttosto che acquistare un paio di scarpe fatte in fabbrica sarebbe molto più bello farsele fare da un maestro del mestiere, solo se il prezzo non fosse così proibitivo. Ciò vale per anche per la sartoria e per qualunque altro tipo di prodotto la cui produzione artigianale è stata devastata dalla produzione di massa.
Questo mio ragionamento scaturisce dalla consapevolezza che in una piccola Dignano a metà Ottocento c’erano 150 attività commerciali, per diventarne 220 all’inizio del secolo scorso. Tra questi c’erano ben 123 calzolai che non solo riparavano scarpe, bensì le facevano su misura. Va segnalato almeno Erminio Voivoda che fu un contemporaneo, nonché amico e collaboratore di Salvatore Ferragamo.
Quando ho visitato Varaždin per la prima volta in vita mia ed ho visto le attività artigianali promosse in maniera fiorente dal loro ufficio turistico, mi è dispiaciuto il fatto che una cosa simile non sia avvenuta anche a Dignano nonostante abbia un propria storia, un proprio „background“ come si direbbe oggi. Comunque da parte mia desidero annunciare che assieme ad altri due amici si spera di allestire quanto prima una mostra dedicata alle tradizionali attività commerciali di Dignano, con tanto di timbri aziendali e documenti dell’epoca.
E poi non è detto che la tradizione debba essere confinata alla storia. Ad esempio, so che a Pola è appena approdata una coppia di tessitori che vorrebbero poter vivere e lavorare a Dignano. Detto questo, la mia intenzione non è solo quella di elogiare la nobiltà d’animo di alcune persone, pronte a dare qualcosa alla società, ma fare bensì un appello a tutti coloro che desiderano aprire una loro attività interessante nel contesto di un posto come può essere Dignano. Sono disposto ad aiutare queste persone senza chiedere nulla in cambio.
“Mi sento in dovere di levare la voce contro le varie forme di vandalismo: troppo spesso il cemento invade le pietre degli antichi palazzi, mentre l’’eternit che sostituisce le belle tegole. E c’è anche chi si vanta di aver messo dinamite sui mosaici per non avere problemi con la sovrintendenza”
Dignano ha un patrimonio storico e personaggi da valorizzare. Quanto è stato fatto finora?
Il patrimonio storico che è giunto fino a noi è in parte ben conservato. Partendo dall’età del bronzo andrebbero valorizzati i castellieri con sondaggi archeologici della zona, i resti di epoca romana sono tanti ed il più imponente e l’oleificio di Barbariga che è il più grande oleificio di epoca romana sull’Adriatico orientale, è proprio lì che andrebbe aperto un museo dell’olio di stampo moderno, in connubio armonioso con i resti archeologici del territorio.
Nel paesaggio istriano il cristianesimo ha lasciato tantissime chiese. In Istria ci sono circa 1500 chiese di cui ben 300 affrescate. Nel territorio di Dignano ce sono 62, per cui andrebbero sviluppati degli itinerari che dovrebbero essere, al contempo, sia artistici, sia religiosi, spirituali.
Nell’Ottocento Dignano si espande e diventa una città giungendo fino a noi con palazzi importanti, alcuni dei quali affrescati. Non si ha una stima di quali siano i valori all’interno delle case private, così come pure non si sa quanti intonaci abbattuti avessero preservato in sé affreschi, molti dei quali erano stati imbiancati con calce in epoca napoleonica.
Mi sento però in dovere di levare la voce contro le varie forme di vandalismo: troppo spesso il cemento invade le pietre degli antichi palazzi, mentre l’’eternit che sostituisce le belle tegole. E c’è anche chi si vanta di aver messo dinamite sui mosaici per non avere problemi con la sovrintendenza.
“Sarebbe opportuno setacciare con il georadar tutto il territorio di Dignano, e parliamo di 101 1 km², per capire dove ci siano corsi d’acqua potabile sotterranea, resti archeologici, eventuali giacimenti minerari in modo da determinare lo spazio libero che ci resta per sviluppi urbanistici ragionati e sostenibili, ma in grado di garantirci anche un buon rientro economico”
Quali dovrebbero essere, secondo lei, le priorità di Dignano nel prossimo futuro.
Credo che la valorizzazione di Dignano, in senso urbano, artistico, turistico e come luogo di vita debba fondarsi su di un Piano urbanistico realizzato solo dopo aver esplorato il territorio con gli strumenti tecnologici della contemporaneità. Mi limito a nominare il georadar, nato con scopi militari ma mutuato ora a scopi civili, che viene utilizzato innanzitutto per la statica delle costruzioni; con degli ultrasuoni si fa la scansione del territorio che poi viene elaborata dagli esperti. Sarebbe opportuno setacciare con il georadar tutto il territorio di Dignano, e parliamo di 101 1 km², per capire dove ci siano corsi d’acqua potabile sotterranea, resti archeologici, eventuali giacimenti minerari in modo da determinare lo spazio libero che ci resta per sviluppi urbanistici ragionati e sostenibili, ma in grado di garantirci anche un buon rientro economico.
In un’occasione mi era giunto in mano di un „buono“ per l’utilizzo del georadar, però ho rinunciato alla scansione delle fondamenta della mia galleria, ho girato il mio buono alla Chiesa di San Biagio dove sono stati rilevati nuovi ritrovamenti.
“Credo che Dignano abbia bisogno non soltanto di precise politiche culturali che ne rispecchino l’identità storica, ma soprattutto di un serio progetto di rilancio che sia comprensivo sia della riqualificazione positiva del patrimonio urbanistico e architettonico, sia di studi di fattibilità legati alle infrastrutture e alla riattivazione delle attività artigianali e in genere commerciali del centro storico. Tutto ciò dovrebbe essere accompagnato da politiche abitative e di sostegno ai giovani, ma anche da scelte turistiche ed energetiche sostenibili in modo che Dignano possa tornare ad essere un piccolo gioiello da vari punti di vista”
Qual è il suo rapporto con le autorità municipali di Dignano. C’è qualcosa che vorrebbe comunicare loro?
Il rapporto con l’autorità locali è buono e sono grato per ogni aiuto che mi viene dato. Quest’anno mi sono stati assegnati 3000 € che ovviamente non riescono a coprire tutte le spese, specie nel caso dei progetti più costosi, ma sono comunque un segnale d’attenzione per le cose che sto facendo, e come tale lo apprezzo. Gran parte di quello che possono essere i costi di gestione vengono sostenuti da me personalmente in modo sano in modo da non ostruire il percorso prestabilito.
Cosa comunicherei alla autorità? Credo che Dignano abbia bisogno non soltanto di precise politiche culturali che ne rispecchino l’identità storica, ma soprattutto di un serio progetto di rilancio che sia comprensivo sia della riqualificazione positiva del patrimonio urbanistico e architettonico, sia di studi di fattibilità legati alle infrastrutture e alla riattivazione delle attività artigianali e in genere commerciali del centro storico. Tutto ciò dovrebbe essere accompagnato da politiche abitative e di sostegno ai giovani, ma anche da scelte turistiche ed energetiche sostenibili in modo che Dignano possa tornare ad essere un piccolo gioiello da vari punti di vista. Mi piacerebbe che Dignano potesse assomigliare a posti come Asolo, nel Trevigiano.
Oltre alla sua attività di mecenate dell’arte, lei è coinvolto anche in molte iniziative di carattere umanitario.
Per svolgere questo tipo di attività ci vuole anche una dose di filantropia perché non tutto è monetizzabile. La solidarietà proviene da un impulso etico che nasce dalla consapevolezza di appartenere a una comunità in cui ci sono anche persone che non hanno avuto o non hanno salute, paro opportunità, fortuna…
Qual è il ruolo del Rotary in tutto ciò?
Quel che posso fare, in quanto a filantropia, ha trovato spazio nel Rotary Club Pula. Il motto del Rotary è quello di servire l’umanità e se qualcuno vuole farlo qui trova spazio per farlo. È una tra le più antiche associazioni di stampo moderno, nata a Chicago nel 1905. Nel mondo conta più di 1.200.000 iscritti con 1600 soci in Croazia sparsi e distribuiti in 63 associazioni sul territorio nazionale. L’unico club in Istria è quello di Pola con il quale, in 20 soci, abbiamo realizzato un bellissimo progetto di raccolta fondi per debellare varie malattie tra le quali la poliomielite infantile.
La mia galleria ha lavorato più volte in simbiosi con il Rotary di Pola e non dimenticherò mai quando in collaborazione con la galleria Cvajner di Pola e la signora Gorka abbiamo tenuto un’asta di pezzi d’arte con i cui fondi è stata procurata una gru per poter sollevare e posare in mare le persone in sedia a rotelle desiderose di fare un bagno.
Poi c’è la storia delle grandi bolle di vetro…
Per un periodo di 18 mesi, in un enorme salvadanaio che altro non è se non un’enorme bolla di vetro largo 1 m fabbricata a Pola (e sono fiero di poter nominare la fabbrica del vetro di Pola) sistemata presso l’aeroporto di Pola, sono stati raccolti fondi che poi sono stati devoluti per procurare 23.537 vaccini nell’ambito del programma End Polio Now.
Questo progetto nasce negli Stati Uniti nel 1979, quando la statistica dell’epoca denunciava circa 300.000 casi all’anno di bambini affetti da poliomielite. Oggi possiamo dire che questa malattia è stata quasi debellata dalla faccia della Terra grazie anche a progetti come il nostro. Infatti, nell’ultimo censimento risultano soltanto 23 unità presenti nel territorio tra Afghanistan Pakistan e Nepal. Il promotore di questo progetto, l’americano John Germ, quando ha saputo che è un piccolo club di una ventina di soci come il nostro era stato il primo al mondo per la raccolta di fondi a livello pro capite, nel momento in cui ha visitato la Croazia ha deciso appunto di venire a Pola. In merito al suo passaggio rimane il ricordo dell’enorme girotondo all’interno dell’Arena con 500 volontari mano nella mano.
Silvio Forza
Fonte: Istra24 – 16/12/2023