Gli Histri in mostra a Trieste

Inaugurata ieri sera al Museo di Antichità “J.J. Winckelmann” di Trieste la mostra “Histri in Istria” che vede esposti, per la prima volta in Italia, 200 reperti archeologici che raccontano molto del popolo che ha dato il nome alla penisola istriana e che l’ha governata per un millennio, fino alla caduta, per mano delle legioni romane,  del centro fortificato di Nesazio nel 177 a.C, a nord ovest di Pola.

Curata da Martina Ble?i? Kavur dell’Univerza na Primorskem/Università del Litorale Koper/Capodistria la mostra è stata inaugurata in presenza è stata del Sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza e altre autorità e impreziosita dall’esibizione del musicista e musicologo istriano Dario Maruši?.

La mostra è stata inaugurata in presenza del Sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza insieme all’Assessore alle politiche della Cultura e del Turismo, Giorgio Rossi, del vicensidaco di Pola, Bruno Cergnul, dDamir Murkovic, Presidente della Comunità Croata di Trieste, di Darko Komšo, Direttore del Museo Archeologico dell’Istria, di Stefano Bianchi, Responsabile dei Musei Storici e Artistici del Comune di Trieste e di Marzia Vidulli Torlo, Conservatore del Museo d’Antichità “J.J. Winckelmann”, la mostra è allestita nel Museo di piazza della Cattedrale 1, nelle sale al secondo piano, ed è volta a diffondere la conoscenza dell’antico popolo di origini indoeuropee che ha abitato la penisola istriana durante l’età del bronzo.

L’evento, organizzato dalla Comunità Croata di Trieste/Hrvatska Zajednica u Trstu insieme al Museo Archeologico dell’Istria/Arheološki Muzej Istre u Puli, in coorganizzazione con il Comune di Trieste, nella giornata di ieri, prima dell’inaugurazione, è stato presentato nel corso di una conferenza stampa.

“Prosegue il dialogo virtuoso tra le contermini regione istriana e il Friuli Venezia Giulia su iniziativa della Comunità Croata di Trieste e in sinergia con il Comune di Trieste” – ha affermato l’Assessore comunale alle politiche della Cultura e del Turismo, Giorgio Rossi. “Un percorso favorito dalla Comunità Croata di Trieste e condiviso con importanti realtà museali della Croazia” – ha concluso Rossi – “a garanzia della qualità dei progetti culturali transfrontalieri che l’Amministrazione comunale di Trieste coorganizza con entusiasmo e attenzione”.

“Attraverso la realizzazione di questo progetto” – ha raccontato Damir Murkovic, presidente della Comunità Croata di Trieste/Hrvatska Zajednica u Trstu – “abbiamo voluto fornire un importante contributo conoscitivo e culturale a un pubblico eterogeneo: agli appassionati di preistoria e di  archeologia e, più in generale a tutti coloro che amano l’arte; ci rivolgiamo soprattutto ai ragazzi e agli studenti, che potranno cogliere in questi reperti elementi di riflessione per la loro crescita culturale e umana. Si tratta del secondo dei tre eventi espositivi che la Comunità Croata di Trieste/Hrvatska Zajednica u Trstu sta realizzando in coorganizzazione con il Comune di Trieste e, in quest’occasione, con il Museo Archeologico dell’Istria (AMI) di Pola/Arheološki Muzej Istre u Pulicon il sostegno della Regione Friuli-Venezia Giulia. La prima mostra – ricorda Murkovic – allestita da novembre 2018 a febbraio 2019, era dedicata al popolo degli Iapodes o Giapidi – “Iapodes. Il misterioso popolo degli altipiani dell’Europa centrale” – e ha fatto registrare oltre 8000 visitatori. L’appuntamento conclusivo sarà quello con i Liburni, ai quali verrà dedicata una mostra prevista nel 2024/2025”.

I REPERTI E L’ALLESTIMENTO

La mostra sugli Istri, realizzata in collaborazione con il Museo Archeologico dell’Istria di Pola/Arheološki Muzej Istre u Puli e in coorganizzazione con il Comune di Trieste, è al suo primo allestimento in Italia. È incentrata su storia, usi e costumi degli Istri, il popolo che ha dominato la vicina penisola istriana dal XII secolo a.C. fino alla definitiva conquista romana avvenuta nel 177 a.C. Attraverso un percorso visuale ed espositivo, allestito nelle sale al secondo piano del Museo di Antichità “J.J. Winckelmann” di Trieste, i visitatori possono ammirare 240 reperti, tra i più significativi del patrimonio artistico e culturale istriano, che sono stati oggetto di allestimento nel 2013 nello spazio espositivo “Sacri Cuori” a Pola.

I reperti presentati sono il risultato di lunghe attività di ricerca e di attenti scavi archeologici nelle ricche necropoli e tombe degli Istri: provengono da tutta l’Istria, ma soprattutto dalla capitale del regno degli Istri, Nesazio, e poi da Pizzughi e dal Castelliere di Leme. Sono oggetti che ci parlano degli usi e costumi di questo popolo e della sua cultura dell’aldilà. Fulcro della mostra è la tomba esplorata nelle fondamenta del tempio romano B, nel 1981 a Nesazio, ricca di materiale archeologico. Tra i reperti certamente oggetto di interesse per i visitatori si segnalano le situle e un esemplare di imbarcazione che si fa risalire al 1200 a.C.

L’arte della situla: le situle sono vasi di bronzo con decorazioni floreali o raffiguranti momenti di vita quotidiana, come la caccia o le battaglie navali. Un’arte di cui si trovano testimonianze non solo in Istria ma anche in Slovenia e nel nord Italia, tra i Veneti e le popolazioni alpine, e in Europa centrale.

La nave degli Istri: rinvenuta 10 anni fa a due metri di profondità nel mare di Zambrattia, un villaggio del comune di Umago nell’Istria del nord, rappresenta uno dei più antichi esemplari di imbarcazione del Mediterraneo. Lunga circa 10 metri, è fatta risalire al 1200 a.C., è uno dei pochi esempi rappresentativi di una tecnica di costruzione utilizzata in un’epoca così antica: l’imbarcazione è costruita senza chiodi e le sue tavole di legno sono assemblate soltanto con cordame.

Con un comunicato trasmesso da Pola, il direttore direttore del Museo Archeologico dell’Istria/Arheološki Muzej Istre u Puli Darko Komšo ha precisato che ha voluto “dedicare questa mostra alla nostra ex-curatrice Kristina Mihovili?” –– “che l’anno scorso ci ha lasciato. L’idea di organizzare una grande mostra sugli Istri è stata sua e l’abbiamo realizzata nel 2013 a Pola e successivamente a Medolino. Oggi la inauguriamo a Trieste, prima città al di fuori della Croazia a ospitare una mostra sulla civiltà degli Istri. Gli Istri hanno segnato la storia dell’Adriatico settentrionale nell’età del ferro, non solo dell’Istria ma di un territorio molto più vasto, che comprendeva luoghi dell’attuale Friuli-Venezia Giulia”.

“La cultura dell’età del ferro degli Istri” – ha spiegato la curatrice della mostra, Martina Ble?i? Kavur – si può correttamente definire come una civiltà. Si tratta di un popolo che ha ottenuto il suo giusto posto sulla scena storica, ma anche di un popolo che ha avuto un ruolo importante nelle correnti culturali non solo del nord Adriatico e del suo entroterra, ma anche di tutto il bacino adriatico.

Il loro patrimonio archeologico è davvero impressionante, ricco e splendido. Attesta sia lo status della popolazione stessa, sia i contatti culturali con i popoli del mondo antico, specialmente con gli Italici e i Greci. L’abbondanza di oggetti di cultura materiale ci introdurranno nel magico mondo degli Histri in Istria. La mostra comprende dunque ciò che al momento sappiamo degli Istri, della loro cultura del vivere, resa attraverso i riti e le regole di sepoltura, e rispecchiata specularmente da oggetti rappresentativi della loro ricca cultura materiale.”

“Il Museo d’Antichità J.J. Winckelmann ospita con grande piacere la mostra sugli Istri” – ha detto Marzia Vidulli Torlo, conservatore del Museo d’Antichità “J.J. Winckelmann” – “seconda tappa della trilogia dedicata ai popoli protostorici della Croazia, dopo quella sugli Iapodes proveniente dal Museo di Zagabria. In questa occasione i materiali della mostra arricchiscono il museo appartenendo alla stessa koinè culturale e si inseriscono, non solo fisicamente, tra le sale trovando corrispondenza in quelli del percorso espositivo, riflettendo forme e decorazioni. Infatti, per ragioni storiche, le prime ricerche e i primi scavi in Istria sono stati condotti dai curatori e direttori dei musei triestini, fin dal 1904 quando, in località Pizzughi/Picugi, Carlo Marchesetti indagò le necropoli di tre castellieri posti in vista del mare presso Parenzo/Pore? e questi reperti sono esposti permanentemente in una sala del primo piano”

La mostra “Histri in Istria” è allestita nel Museo di piazza della Cattedrale 1, nelle sale al secondo piano è rimarrà aperta al pubblico fino al 1 aprile 2024, da martedì a domenica, dalle h. 10.00 alle h.17.00.

Accompagneranno la mostra una serie di eventi collaterali che si svolgeranno presso la Sala Bobi Bazlen di Palazzo Gopcevich da metà gennaio a fine marzo.

Le corrispondenze con i materiali presenti al Museo di Antichità “J.J. Winckelmann”

Le prime ricerche e i primi scavi in Istria sono stati condotti dai curatori e direttori dei musei triestini; così nel 1904 in località Pizzughi/Picugi, Carlo Marchesetti indagò le necropoli di tre castellieri posti in vista del mare presso Parenzo/Pore? e questi reperti sono esposti permanentemente in una sala del primo piano.

Sono stati poi Alberto Puschi e Piero Sticotti, ambedue direttori del Museo d’Antichità di Trieste, a compiere nei primi decenni del Novecento le prime indagini archeologiche nel sito di Visazze/Viza?e, ritrovando la prova che lì era lo storico oppido di Nesazio, quello ricordato da Tito Livio quando narrava la seconda Guerra Istrica, che portò alla conquista romana di tutta l’Istria (testimoniato dal ritrovamento dell’iscrizione dedicata a Gordiano III da parte della Res Publica Nesactiensium). Una selezione dei materiali allora ritrovati e che subito tratti dallo scavo costituirono il nascente museo di Pola, accanto ad altri di scavi più recenti, compongono le sezioni della mostra ospitate al secondo piano.

I materiali della mostra trovano inoltre ancora un’altra corrispondenza con quelli esposti dal museo e nello specifico con la sezione dei vasi Magnogreci: questi ultimi provengono dal collezionismo triestino ottocentesco, in un naturale rapporto di contatti marittimi mercantili. La mostra degli Istri documenta come la relazione tra la Puglia e l’alto Adriatico trovi eco però già nel primo millennio avanti Cristo testimoniata dai vasi di produzione apula rinvenuti in tombe di Nesazio del V-IV secolo a.C., ma già anche nei quattro secoli precedenti.

Fonte: Istra24 – 15/12/2023