I 30 anni dell’istituzione della Regione istriana, ricordati a Cittanova in una conversazione-dibattito al quale hanno partecipato gli “zuppani” che l’hanno guidata dal 1993
Il panel svoltosi il 25 novembre va a chiudere la serie d’incontri, dibattiti, mostre, concerti e altri appuntamenti avviati a settembre – una trentina in tutto – e volti a festeggiare il trentennale, ma soprattutto a tracciare un bilancio su quanto fatto e individuare le prospettive di futuro sviluppo. Ieri sera è stata la volta dei governatori e dopo un minuto di silenzio in memoria di Luciano Delbianco, carismatica personalità politica che per primo prese in mano le redini della Regione, sono intervenuti quanti lo hanno succeduto: Stevo Žufic, Ivan Nino Jakovcic, Valter Flego e Fabrizio Radin. Assente per malattia l’attuale presidente Boris Miletic.
Gli altri – spronati dalle domande del conduttore e giornalista Kristijan Nemet – hanno ripercorso momenti del passato: gli anni dell’acceso confronto con Zagabria, la crisi e la chiusura d’importanti stabilimenti di produzione, la lotta per l’approvazione dello Statuto regionale, le spinte per il decentramento e l’autonomia, le dispute con le altre formazioni politiche e tutta un’altra serie di questioni che nonostante le difficoltà hanno irrobustito la struttura regionale. “Avevamo una visione, l’abbiamo realizzata e ora andiamo avanti”, ha detto Ivan Nivo Jakovcic che ha guidato l’Istria per tre mandati. “L’autostrada, l’Ospedale di Pola, l’Università, il Tribunale commerciale, solo vent’anni fa sembravano un’utopia”, è stato detto a Cittanova dove è stata ricordata la crescita di altri settori che hanno fatto dell’Istria un’area apprezzata a livello internazionale. “Andare avanti su questa strada, senza dimenticare mai i valori fondanti: la tutela delle radici e dell’identità istriana che si basa sulla sua multiculturalità, plurietnicità e il bilinguismo”, la riflessione condivisa in tutti gli interventi.
Tra le sfide del futuro: la gestione della globalizzazione che porta vantaggi ma anche svantaggi. Non ci si può chiudere, ma alcune situazioni andrebbero affrontate con più determinazione: la cementificazione, l’edilizia abusiva, il caro prezzi di case e generi alimentari dovuti anche al turismo. Tra le altre proposte quella di riprendere con fermezza i temi del decentramento dei poteri e dell’autonomia regionale e ripristinare i meccanismi di sussidiarietà e solidarietà tra tutte le municipalità. Concordi tutti che “si può andare orgogliosi su quanto raggiunto, ma non anche vivere nell’illusione che non ci siano problemi”. Un appello a tornare a occuparsi dell’individuo, della comunità perché senza comunità non c’è territorialità e senza gli istriani non ci può essere Istria.
Lionella Pausin Acquavita
Fonte: Radio Capodistria – 26/11/2023