Due fratelli istriani morti eroicamente durante la Seconda Guerra Mondiale ed entrambi decorati con la medaglia d’Oro al Valor Militare. Aviatori irredentisti e suggestioni cinematografiche giapponesi ispirate dalle imprese dell’aviazione italiana nella Grande guerra. Ha destato molto interesse la presentazione a cura del Comitato provinciale di Monza e Brianza dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, di Coordinamento Adriatico APS e della Sezione di Monza dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia del libro Gli assi del volo italiani. Mario Visintini da Parenzo all’Africa Orientale italiana. Scritti in memoria di un eroe del volo.
Introdotti da Pietro Antonio Cerlienco (Presidente Anvgd Monza), Emanuele Bugli e Lorenzo Salimbeni (curatori dell’opera) hanno innanzitutto illustrato la genesi di questo progetto: «Nella mia passione per l’aeronautica mi sono imbattuto nella figura di Mario Visintini – ha spiegato l’architetto Bugli – e quando ho scoperto che questo grande aviatore della Seconda guerra mondiale era nato in Istria, a Parenzo, ho voluto approfondire la sua storia che si intreccia con quella del fratello Licio, eroico incursore dalle Xa Flottiglia Mas, anch’egli Medaglia d’Oro al Valor Militare, conseguito in seguito ad un’incursione nella rada di Gibilterra»
Si tratta di una storia contraddistinta dalla passione per il volo del giovane istriano (classe 1913) che, dopo non essere riuscito ad accedere all’Accademia dell’Aeronautica, consegue il brevetto civile di volo, partecipa prima come volontario alla Guerra di Spagna, riesce ad accedere alla Regia Aeronautica e compie il suo destino sui cieli dell’Eritrea: «Meticoloso nello studio degli avversari e dei loro velivoli, Visintini aveva un carattere esuberante – ancora Bugli – ma anche generoso: proprio per cercare dei piloti che risultavano dispersi andrà a schiantarsi contro una montagna avvolta dalla nebbia l’11 febbraio 1941»
«Abbiamo attinto alla letteratura già esistente ma i diari della squadriglia di cui faceva parte Visintini sono andati perduti con la caduta delle colonie nel Corno d’Africa – è quindi intervenuto Salimbeni –perciò abbiamo voluto realizzare una raccolta di saggi in suo onore, anche perché questo progetto è stato rallentato dal Covid, ma doveva essere realizzato nel 2021 per gli 80 anni dalla sua morte». Sono quindi confluiti ulteriori contributi in quella che è diventata una piccola antologia dell’aeronautica italiana, che in questo 2023 in cui ricorre il centenario della fondazione dell’Arma Azzurra può assumere particolare importanza.
«Carlo Cetteo Cipriani della Società Dalmata di Storia Patria – ha specificato Salimbeni – ha scritto un saggio dedicato all’impegno dell’aeronautica in Dalmazia durante il Governatorato Militare (1919-1921), i redattori del mensile Storia in Rete Emanuele Mastrangelo ed Enrico Petrucci hanno trovato nelle opere del regista giapponese di cartoni animati Hayao Miyazaki molti spunti collegati all’Italia ed alla sua aeronautica, mentre io ho recuperato le vicende dei volontari irredenti che, dopo aver disertato dall’esercito asburgico, si sono arruolati in quello italiano per poi cimentarsi in battaglia con i primi velivoli»
Tra questi eroi dell’aria c’era pure Egidio Grego, originario di Orsera come l’esule istriana e vicepresidente dell’Anvgd Milano Anna Maria Crasti, la quale ha raccontato la sua storia: «Grego era allievo della scuola militare di Gorizia e in pieno inverno attraversò a nuoto il fiume che segnava il confine tra Regno d’Italia ed Impero austro-ungarico assieme al cugino Ernesto Gramaticopulo. Dopo aver combattuto uno in fanteria e l’altro in marina, entrano entrambi nell’aviazione, che soprattutto per Grego rappresentava un grandissimo sogno»
Dopo aver compiuto varie azioni di rilievo guidando gli idrovolanti della base di Grado e compiendo anche incursioni in Istria, Grego sarebbe morto in battaglia dopo Caporetto, mentre mitragliava gli austriaci che cercavano di gettare dei ponti sul basso Piave per proseguire nella loro avanzata. «A guerra finita Grego fu sepolto con tutti gli onori nella natia Orsera e oggi la sua tomba è una di quelle che lo Stato italiano dovrebbe tutelare, ma l’incuria è massima e siamo noi esuli a garantirne il decoro» ha concluso amaramente la Crasti.