Le erbe officinali di San Martino a Cherso

In questa fine inverno San Martino in Valle, a Cherso, è come un quadro: le case storiche distese con i loro orti e giardini lungo il mare, immobili. Solo l’increspatura di un regolare moto ondoso interrompe questa fissità. A rendere più ovattata l’atmosfera un cielo velato di nuvole. 

Il contrasto con la vivacità del periodo estivo è forte, anche se San Martino è uno di quei luoghi delle isole croate che non è ancora stato cannibalizzato dal turismo, pur essendo l’autunno e l’inverno quasi una parentesi d’attesa della stagione turistica.

Non c’è invece nessuno di inoperoso a poche centinaia di metri dal centro del paese, salendo leggermente di quota a scavallare il promontorio che divide il paesino dallo storico campeggio Slatina. È lì che Guerino Ku?i? e la moglie Irena hanno la loro azienda agricola. Sono – come tutto il resto dell’anno – in piena attività. Guerino sistema dell’attrezzatura mentre la moglie sta riordinando il patio. L’indomani sarebbe arrivato infatti un gruppo da Trieste, in visita alla distilleria.

Guerino e Irena sono distillatori di oli essenziali. Questa, assieme alla produzione di olio di oliva, è l’attività da reddito principale della loro azienda. Ci sediamo all’aperto, sotto un porticato, ad un lungo tavolo di legno massello.    

Guerino ha con sé un libro. Le sue mani forti e callose ne sfogliano con delicatezza le pagine alla ricerca di uno specifico paragrafo. “È a pagina 179”, gli dice la moglie”. “Ah lo sai a memoria”, la prende in giro lui. Il libro è una pubblicazione americana del 1949 che raccoglie la letteratura esistente ai tempi sulle erbe officinali. E si parla anche di San Martino in Valle. “Gli americani hanno i dollari. Hanno allora importato la salvia da qui, poi hanno cercato un terreno simile a quello di Cherso ma in America, per poter piantarla. Per non doverla importare. E qui c’è proprio scritto che ci hanno provato ma non ci sono riusciti”, ridacchia Guerino.

Questo luogo di poche anime, in passato come oggi, è arrivato sulle pagine di una pubblicazione negli Stati Uniti grazie alla vigoria imprenditoriale di un compaesano di Guerino, Andrija Linardi?, anche lui di Vidovici, paesino nell’immediato entroterra di San Martino. Quest’ultimo nel 1903 fondò assieme al figlio una distilleria di olii essenziali, la prima produzione industriale sull’isola di Cherso. La salvia sull’isola cresceva selvatica e abbondante e Andrija Linardi? venne a sapere che nella non lontana isola di Lesina era stata installata una moderna macchina per la distillazione a vapore di oli essenziali. Dopo tre anni di insuccessi decisero di presentare i loro prodotti a Londra, nel corso di una mostra dedicata alla Dalmazia. Da lì arrivò il primo ordine della società tedesca Aroma-Werk Carl-Heine & Co. Poi l’esportazione si espanse alle principali aziende chimiche e farmaceutiche della Germania, negli Stati Uniti e richieste arrivarono anche dal Giappone.

“A quell’epoca per nessuno era facile, tanto meno per la famiglia Linardi? – racconta Guerino – Andrija Linardi? ha visto però il potenziale che c’era sull’isola. Poi ha proseguito suo figlio e la tradizione ha preso il via. A quel tempo si coglievano solo le piante selvatiche. Hanno iniziato con la salvia, poi sono passati all’elicriso e ad altre piante. Così ha funzionato fino al 1945, poi sono arrivati quei maledetti comunisti e come hanno distrutto tutto il resto hanno distrutto anche i Linardi?. Hanno confiscato loro la distilleria e l’hanno mandata avanti ancora per una decina di anni. Quando sono arrivato qui a San Martino, per la prima elementare, dal paesino qui sopra dove vivevo, la distilleria era ancora in funzione. Profumava tutto qui attorno. Ma poi non garantivano la qualità del prodotto e nel ‘56 hanno chiuso”.

Guerino sente di camminare lungo un solco segnato dalla famiglia Linardi?. Ma non da sempre. Da giovane, come molti qui, ha trascorso un periodo via dall’isola, ha lavorato sulle navi, sulle piattaforme di estrazione petrolifera nel Mare del Nord. Poi ha fatto ritorno a casa. “Ho iniziato ad occuparmi di piante officinali alla fine degli anni ‘80. Cherso è conosciuta per essere un luogo del Mediterraneo dove crescono un’alta varietà di piante, sia medicinali che di altro genere. Oggi produciamo un’eccellente qualità a livello mondiale, ma non tanto perché lo faccio io, quanto per la ricchezza della nostra isola”. 

Con gli oli Irena e Guerino producono anche cosmetici naturali, creme e saponi. La gran parte dei loro prodotti viene venduta direttamente ai turisti che passano in azienda. Sulle pareti del magazzino che custodisce i grandi fusti in acciaio dei distillatori – alti circa due metri e che vengono caricati grazie ad una botola nel soffitto sovrastante – un manifesto del primo dopoguerra invita i cittadini dell’isola di Cherso alla raccolta spontanea e alla consegna a San Martino: “Come negli anni passati, il sottoscritto, sarà compratore di foglie di salvia officinale”, si legge. 

“È ora difficile reperire manodopera – sottolinea Guerino – per questo abbiamo razionalizzato tutto il processo di raccolta, per poter utilizzare le macchine. Io sono l’unico che fa così in Croazia. Per esempio ho un lotto di terreno seminato a salvia, ho sradicato gli alberi che davano fastidio, ho livellato con l’escavatore, la salvia è rimasta inizialmente schiacciata, ma poi è ricresciuta dai semi rimasti. E adesso il lavoro di raccolta lo possiamo svolgere io e mia moglie, da soli”.

Quella di Guerino è purtroppo un’attività non diffusa sull’isola. “Mi piacerebbe poter condividere l’esperienza, io produco troppo poco per la richiesta che ci potrebbe essere a livello internazionale. Se ci fossero almeno altre due o tre famiglie potremmo rispondere ad un mercato di quel genere. Le istituzioni non sostengono i giovani e senza sostegno è difficile avviare qualcosa di nuovo. Ed allora se ne vanno”.

Nonostante questa nota di tristezza Guerino continua a progettare. In questi giorni sta lavorando con alcune enormi trivelle, acquistate in Svezia di seconda mano. “Sto scavando dei pozzi, per intercettare le falde”, racconta. “Di fatto cerco l’acqua – e se la ride, con la vitalità di chi gioisce del proprio lavoro – sull’isola ne manca, da sempre, ma qua sotto ce n’è ed è perfetta per l’agricoltura perché è ricca di minerali”.

Lasciamo Guerino e Irena, un ultimo sguardo all’aia, con un cavallo, dei polli ed alcune pecore. Simbolo di un cibo – genuino – ancora prodotto in casa. Sullo sfondo il mare. Un paesaggio che risulta purtroppo inusuale, ai nostri occhi abituati, lungo la costa, alla sola monocoltura turistica.

Davide Sighele [a questo reportage ha contribuito Nicole Corritore]
Fonte: Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa – 14/04/2023