Oggi ricordiamo i 200 anni dalla nascita di Antonio Bajamonti, nato a Spalato nel 1822 e scomparso nella sua città nel 1891.
Bajamonti è considerato uno dei massimi esponenti dei Dalmati italiani nell’Ottocento. A Padova prese la laurea in medicina nel 1849. Per vent’anni, dal 1860 al 1880, fu podestà di Spalato per il Partito Autonomista. Fino al 1880 Bajamonti fu l’ultimo sindaco italiano di Spalato.
Ricordiamo che alla Scuola Dalmata di Venezia è conservata la mano del monumento distrutto per errore storico dai seguaci di Tito.
A proposito della ricostruzione della Fontana di Bajamonti esiste un valido progetto fortemente voluto dal Comune di Spalato e dagli abitanti della città di Diocleziano. Progetto che è stato bloccato nel marzo 2021 dal Dipartimento spalatino alla Conservazione rifiutando di rilasciare le cosiddette condizioni speciali, passaggio obbligatorio per arrivare alla stesura del progetto principale.
È stato Marijan ?ip?i?, coordinatore per il rifacimento della fontana posizionata fino al 1947 lungo le Rive, nelle immediate vicinanze di piazza delle Procurative, a far sapere che i conservatori hanno bocciato almeno temporaneamente il progetto, ritenendo che non vi siano elementi sufficienti per arrivare alla ricostruzione.
«È un atto in stridente contrasto con le conclusioni del 2019 – ha dichiarato ?ip?i? – firmate dall’accademico Nenad Cambi, dall’architetta Katja Marašovi? e dalla storica d’arte Ivana Prijatelj Pavi?i?. Anni fa il Dipartimento alla Conservazione aveva concesso, grazie alla foto documentazione esistente, il benestare al restauro della Casa croata a Spalato. Per la rinomata fontana di Bajamonti c’è stata invece la bocciatura. Ricorreremo in appello e ci batteremo fino a quando la nostra fontana tornerà al suo posto».
Da segnalare che sono a disposizione foto con i dettagli e anche schizzi con le misure della struttura, conservati nell’Archivio statale a Spalato, da cui poter attingere a piene mani. Pochi anni fa lo scultore accademico Robert Joži? aveva perfino realizzato una “fontana di Bajamonti” in gesso, in formato ridotto ma copia fedelissima del monumento inaugurato nel 1890 e distrutto nel 1947 dalle allora autorità jugocomuniste perché, facendo un clamoroso errore storico, era ritenuto un simbolo fascista.
La fontana di Bajamonti era stata fatta saltare in aria con una carica esplosiva e quanto rimaneva in piedi era stato preso a colpi di mazza. Un gesto voluto dai seguaci di Tito per annientare quanto di italiano c’era a Spalato, in analogia con quanto era accaduto in altre città adriatiche, come Fiume e Cherso per esempio.
Fonte: Dalmati Italiani – 19/09/2022