Con una rapida intesa coi socialdemocratici, il neo primo ministro e leader di Movimento Libertà Robert Golob ha dato il via al nuovo esecutivo sloveno. I democratici di Janša all’opposizione fanno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote del nuovo governo
Un governo costituito a tempo di record. Robert Golob, leader di Movimento Libertà ha fatto in fretta a trovare un’intesa con i Socialdemocratici e con la Sinistra. L’alleanza non nasconde l’intenzione di “dejanšificare” la nazione.
Nel corso della prima seduta dell’esecutivo sono stati immediatamente cambiati i vertici della polizia e dei servizi segreti. Una prassi che sta diventando comune in Slovenia ogni volta che il governo passa dal centrodestra al centrosinistra e viceversa.
Nel paese si preannunciano anche una serie di altri avvicendamenti e per farlo non si mancheranno di usare anche metodi alquanto creativi; passando da modifiche di leggi o di atti interni di enti ed istituzioni, che consentiranno di azzerare i vertici e di rimuovere quelli che sono considerati gli uomini di Janša. Ad osteggiare i propositi di Golob e compagni un agguerrito centrodestra, che pare intenzionato ad utilizzare tutte le frecce che ha a disposizione nella sua faretra.
Lo si era capito sin dal primo momento. Democratici e Nuova Slovenia, pochi istanti dopo la costituzione del nuovo parlamento hanno depositato una trentina di leggi. Lo scopo evidente era quello di ingolfare il meccanismo della procedura parlamentare e di impedire al governo di promuovere le sue riforme e l’ipotizzata girandola di sostituzioni. Prima di discutere i provvedimenti che l’alleanza di centrosinistra vorrebbe varare con urgenza bisognerà infatti concludere l’iter delle proposte appena depositate. Considerati tutti i cavilli procedurali potrebbero passare dei mesi.
Che l’intenzione sia quella di non andare per il sottile e di mettere i bastoni tra le ruote al centrosinistra lo si è visto in maniera ancora più evidente con il blocco dell’approvazione della nuova Legge sul governo.
Si tratta, in genere, di una delle prime misure che la Camera vara all’inizio di ogni legislatura. La maggioranza – raggiunta una intesa sul numero e sul tipo di dicasteri – ridisegna l’esecutivo accorpando, allargando e ideando nuovi incarichi ministeriali.
Un provvedimento tecnico che non è andato giù ai democratici di Janez Janša, che hanno chiesto di indire un referendum consultivo. Il regolamento di procedura della camera lo consente, ma non era mai accaduto che l’opposizione cominciasse sin da subito a dar battaglia in questo modo.
La proposta verrà bocciata e non ci sarà nessun referendum, ma intanto bisogna attendere 30 giorni per poterlo fare. Golob non si è perso d’animo ed ha risposto con un sorriso, specificando che non aveva chiesto e nemmeno si attendeva che gli venissero concessi i tradizionali cento giorni di tregua.
Intanto, pur di togliere rapidamente il timone del comando a Janez Janša, senza attendere oltre, ha dato vita al suo esecutivo riempiendo le caselle ministeriali previste dalla attuale legge sul governo; mentre tra poche settimane ci sarà un rimpasto che gli consentirà di ridisegnare l’esecutivo come lo aveva immaginato. Ci saranno così anche il ministero per il Futuro solidale, quello per i Cambiamenti climatici e l’energia e quello per la Tutela della natura e dell’ambiente.
Tra i suoi ministri i leader dei due partiti di governo. La socialdemocratica Tanja Fajon è andata a guidare il ministero degli Esteri. Il suo primo incontro bilaterale con il ministro degli Esteri austriaco Alexander Schallenberg si è subito trasformato in una doccia fredda, perché da Vienna hanno confermato che non hanno nessuna intenzione di ripristinare in toto il regime di Schengen tra i due paesi e di rimuovere i controlli di confine con la Slovenia, istituiti nel 2015, al tempo della crisi migratoria e poi prorogati con varie scuse.
Il leader della Sinistra, Luka Mesec, che oggi guida il ministero del Lavoro, andrà a ricoprire la carica di ministro per il Futuro solidale. Un ministero che gli sembra cucito addosso e che dovrebbe contribuire a risolvere anche l’annoso problema degli alloggi per le giovani famiglie. Al suo posto arriverà Simon Maljevac, sempre della Sinistra: sarà la prima volta che un ministero verrà guidato da un ministro che dichiaratamente appartiene alla comunità LGBT.
A far parte del governo anche due ex primi ministri di area liberale rottamati con i loro partiti alle precedenti elezioni. Marjan Šarec è andato fare il ministro della Difesa, mentre Alenka Bratušek, temporaneamente segretario di Stato, ricoprirà l’incarico di ministero dell’Infrastruttura.
La loro presenza nel governo ha fatto storcere il naso a qualcuno, ma l’intento di Golob è quello di arrivare presto alla fusione dei loro partiti nel Movimento Libertà, per ricomporre quell’ampio centro liberale che aveva dominato la scena politica slovena fino al 2004.
Il tempo stringe anche perché in autunno sono in programma le elezioni presidenziali e quelle amministrative. L’intento palese è quello di affrontare quegli appuntamenti con una rete locale di candidati ed attivisti, che al momento Golob non ha.
Per il resto quello sloveno sembra essere un governo a spinta goriziana. Molti collaboratori del premier vengono da Nova Gorica e dintorni. Matej Ar?on, ex sindaco di Nova Gorica, è diventato ministro per gli Sloveni nel mondo, Vesna Humar, editorialista delle Primorske novice e una degli artefici di Nova Gorica capitale europea della cultura gli farà da viceministro; Kaja Širok, anch’essa impegnata a lavorare negli ultimi tempi per il progetto capitale europea della cultura, è stata nominata segretaria di stato nel gabinetto del presidente del consiglio. Si occuperà di cultura.
In una Slovenia, dove le periferie non sembrano aver avuto molto peso nella riflessione politica nazionale e dove continua ad esserci una certa sudditanza psicologica nei confronti dell’Austria e dei suoi “ordinati” modelli di comportamento, sembra essere arrivata una ondata di spirito mediterraneo. Potrebbe portare un po’ di allegria e ironia in un paese molto compassato e abituato a prendersi troppo sul serio.
Stefano Lusa
Fonte: Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa – 09/06/2022