Degli albori del settore nel capoluogo quarnerino, intessuto di mille sfaccettature, ancora oggi si sa ben poco. Numerose e di vario tipo, le sale che operarono tra il XIX e il XX secolo
Fiume è stata sempre una grande città, al passo con le mode dei suoi complessi e svariati momenti storici e che, non di rado, è andata anche oltre le stesse, anticipandole, come nel caso della tradizione cinematografica, della quale è stata un’assoluta antesignana. Questo mondo, all’epoca una rivoluzionaria novità, è stato accolto a braccia aperte dal pubblico fiumano, sempre critico e attento ma curioso, abituato bene dalla già felicemente inserita dimensione teatrale. Degli albori della cinematografia nel capoluogo quarnerino, intessuta di mille sfaccettature, ancora oggi si sa ben poco, come il fatto che la città è stata una delle prime, se non la prima, nella quale venivano rappresentate le cosidette “fotografie viventi” o “fotografie a movimenti rapidi”, l’ultima grande scoperta del XIX secolo. Infatti, stando agli scarsi dati archivistici, la prima proiezione cinematografica a Fiume ebbe luogo verso la fine di settembre del 1896 – due settimane prima di quella zagabrese, avvenuta nel cinema Kola l’8 ottobre – presso il palazzo Zmaich, in Riva, per merito di Vincenzo Giadoron, proprietario di attrezzature cinematografiche e già organizzatore di diversi spettacoli nei quali presentava al pubblico i succitati quadretti attraverso il “cronofotografo” (da quanto riportato dal giornale “La Bilancia” in data 17 settembre 1896, il milanese fu registrato quale ospite dell’hotel Quarnero tra il 16 e 17 settembre).
Proiezioni sempre più frequenti
A partire dal 1897 i quotidiani fiumani diedero regolarmente notizia circa le sempre più frequenti proiezioni cinematografiche, per lo più cortometraggi, che inizialmente venivano rappresentate negli spazi del caffè “Orient” oppure in diverse piazze cittadine e, a partire dall’inizio del XX secolo, anche nella grande sala di Teatro Fenice.
Gli alberghi fiumani svolsero pure un importante ruolo nello sviluppo della cinematografia, poiché le prime pellicole venivano proiettate nei grandi saloni in grado di accogliere una moltitudine di spettatori curiosissimi di assistere agli spettacolari traguardi della tecnologia contemporanea. Siccome le stesse divennero ben presto il passatempo preferito dei fiumani, in pochi anni furono aperte in diverse località della città apposite sale e i primi cinema.
L’avvento dei cinematografi fissi
Il primo “cinematografo fisso” a Fiume fu il Salone Edison o Cinematografo Edison, aperto nel 1906 negli spazi della vecchia casa Adamich, in via Fiumara 2, dall’italiano Luigi Roatto, proprietario all’epoca di parecchie sale nelle diverse città del Veneto. La sua inaugurazione destò grande interesse, tanto che viene nominata da Osvaldo Ramous nel “Cavallo di cartapesta” in un passo che recita “(…) La Tonza ebbe perfino l’ardire di recarsi una sera, con uno dei due, al cinema Edison, presso il canale della Fiumara, a vedere un film traballante di Henry Porten. (…)”. La Bilancia, in data 13 aprile, lo pubblicizzava quale “unico per luce, fermezza, eleganza e novità. L’affluenza costante del pubblico è indizio eloquente della bontà dell’apparato, della novità e dell’interesse delle produzioni (…)”.
Negli anni successivi se ne aprirono tanti altri, tra cui l’Elektra (1907), l’Olimpo (in Braida,1907), il Grande Cinematografo Parigi (nell’attuale via Krešimir, 1908), il Centrale (in Piazza Kobler, 1909), il Cinematografo Sole ex Progresso (in via Adami?,1909), il Sušak (1910), il Plasse (1910), l’Argentino (1911), l’Apollo (1912), il Corso (nell’attuale via Korzo 38,1913) e il Teatro Fenice (1914). È curioso il fatto che, entro il 1915, a Zagabria operavano due cinema, a Pola quattro, mentre a Fiume ve ne erano ben dodici.
Il rione di Sušak
Nel 1910 fu aperto il primo cinema di Sušak, il Cinematografo Sušak, la cui inaugurazione venne accompagnata da un film particolare, in cui tutte le immagini erano dipinte a mano. Tuttavia, già nel 1913, la popolazione croata di Fiume combatteva per l’introduzione della lingua croata nei cinema, fatto attentamente seguito e riportato anche dalla stampa dell’epoca, nello specifico dal quotidiano Rije?ke novine (13 marzo 1913). A tal proposito, in rappresentanza di 20.000 croati del capoluogo quarnerino, nell’agosto dello stesso anno, il Novi list e il Rije?ke novine pubblicarono un invito del club accademico giovanile più attivo in merito alla difesa della lingua croata, il Mladost Club, con il quale richiedevano la sottotitolazione delle pellicole in tutti i cinema nell’arco di otto giorni minacciando, nel caso non fosse stata effettuata, un boicottaggio. L’iniziativa fu sostenuta solo dall’Edison e dal Margherita (ex Olimpo, che operava nell’odierno edificio dell’ex ristorante Viktorija, vicino alla Fabbrica dei tabacchi), ai quali in seguito si aggiunse anche il cinema Corso, aperto nel 1913, al primo piano di Casa Mattiassi. Nonostante al riguardo fosse nata anche una forte polemica tra i due suddetti giornali e il quotidiano La Voce del Popolo, la problematica in questione non venne risolta per molti anni.
Il primo film
In base a quanto si legge nel libro “La cinematografia a Fiume” (a cura di Ervin Dubrovi?), a partire dal 1909, tra i cinematografi ambulanti e quelli fissi, si potevano guardare più di 400 film e 1.000 cortometraggi all’anno. Per i fiumani, già nel primo decennio della loro presenza in città, andare al cinema divenne il passatempo più popolare e amato, così come lo è stato il “serio divertimento” della ripresa delle pellicole. Il primo film a soggetto filmato sul territorio dell’odierna Croazia fu realizzato, infatti, sempre nel 1909 proprio a Fiume, in base a un fatto realmente accaduto. Nell’estate di quel periodo, due rapinatori russi assalirono la Banca popolare sita nell’attuale piazza della 111ª brigata (ex piazza Dante), rubando ben 50.000 corone e, nel corso di una sparatoria, il direttore della struttura rimase ucciso. La guardia, Giovanni Ratcovich, riuscì a catturare uno dei due ladri, mentre l’altro raggiunse la Svizzera, dove fu arrestato e riportato nel capoluogo quarnerino. Uno fu condannato all’ergastolo e l’altro a 15 anni di carcere. Secondo la moda dell’epoca, l’avvenimento fu subito ripreso dalle cineprese di Salvatore Spina e recitato a soggetto nel film muto in bianco e nero intitolato “Assalto alla Banca Popolare di Fiume”, proiettato nelle sale cinematografiche già nel mese di dicembre dello stesso anno.
Una pellicola persa
La pellicola, purtroppo, è andata persa ma, nel centenario della sua creazione, il regista Mladen Juran ha effettuato le stesse riprese e realizzato una nuova versione, ambientandola negli stessi luoghi e facendo recitare attori fiumani. Come l’originale, il film ha la durata di 15 minuti, è muto, in bianco e nero. La prima rappresentazione, avvenuta nell’odierno Art cinema, si è svolta come un secolo fa, con accompagnamento musicale improvvisato al pianoforte.
Il repertorio della cinematografia fiumana di quegli anni era ricco e attuale. Ne è prova un volantino pubblicitario del Parigi, scritto in italiano e ungherese, il quale fino ad oggi è stato conservato in 54 numeri. Considerando le condizioni storiche, la vicinanza geografica, la connessione con Trieste e l’importante ascesa dell’industria cinematografica italiana, lo stesso comprendeva per lo più pellicole italiane, seguite da film ungheresi, scandinavi e americani.
Apice del successo
Durante la Prima guerra mondiale l’attività cinematografica raggiunse il suo apice, i cinema erano sempre pieni, il numero degli spettatori aumentava e gli attori cominciarono a essere amati e celebrati dal pubblico, diventando delle vere e proprie star. A primeggiare era lo storico Teatro Fenice (oggi vittima di degrado), ossia Cine Teatro Fenice, edificato per volere dell’imprenditrice Caterina Ricotti, inaugurato il 2 maggio 1914 e diventato, nell’arco di pochi mesi, uno dei teatri più moderni dell’Europa centrale. Il suo auditorium poteva comprendere 1.958 visitatori, 1.258 da seduti e 700 in piedi, disposti tra il pianoterra, la balconata, i palchi laterali e il loggione. Frequentato per decenni in qualità di Teatro, dal 16 febbraio 1930, con la proiezione del film che ha segnato la nascita dell’era del cinema sonoro, “Il cantante di jazz” (The Jazz Singer, uscito per la prima volta nelle sale statunitensi il 6 ottobre 1927), diretto da Alan Crosland e interpretato da Al Jolson, divenne anche un’apprezzata sala cinematografica. Subito alle sue spalle era situato il cinema Centrale, ricostruito e riaperto nel 1929, destinato a “un pubblico più esigente”. Quale risultato della sua ristrutturazione, grazie alla quale il numero dei posti era aumentato di 360, gli spettatori potevano godersi nuove attrezzature, proiettori, mobili nonché l’ampliamento della sala interna (costruzione delle balconate) e dell’area inerente all’ingresso. In quel periodo a fare la sua bella figura era anche la nota Sala Roma, ubicata nell’edificio della Transadria in Riva Bodoli, la quale col tempo divenne famosa per la rappresentazione di patetici melodrammi, seguiti soprattutto da donne nubili e adulteri. Nei primi anni ‘20, in via Manzoni (che si estendeva dall’allora viale Deak fino a via F. Petrarca) operava il cinema Urania, mentre nell’odierna via Krešimir si trovava il Grande Cine Parigi, successivamente diventato Impero e, infine, Viševica. Negli anni ‘30, gli intrattenimenti caratterizzati dalla proiezione degli ormai ben collaudati film gialli e western, con biglietti molto economici, portarono fama e popolarità al cinema Odeon, già noto come Cinema Carnaro, sito nella palazzina dell’odierno Teatro dei burattini (via Blaž Poli? 3).
A Sušak l’unico cinema stabile – Cinema Sušak – chiuse i battenti nel 1919 e, solo dopo la fine dell’occupazione italiana (1923) vi furono tentativi di ripristino di una nuova sala con l’apertura, in via Ruži?, del cinema Balkan. Causa una serie di problematiche di carattere finanziario la durata dello stesso, però, fu breve tantoché, nel 1927, chiuse. Tre anni dopo, sempre in zona Sušak, in via Styrossmayer, apriva il cinema Apollo e il ben più noto Adria (diventato poi Jadran) e, nel 1937, su richiesta degli abitanti della zona, il Luxor, che in repertorio aveva soprattutto i film del momento.
La svolta e gli anni d’oro
Un cambiamento significativo nella storia della cinematografia fiumana ha avuto luogo a metà del secolo, dopo la Seconda guerra mondiale e un ennesimo cambiamento di governo nel territorio. Il 1º aprile 1947, infatti, è stata fondata la Compagnia cinematografica fiumana (Kinematografsko poduze?e), ribattezzata Rijekakino, della quale facevano parte sei noti cinema del capoluogo quarnerino i cui nomi, sulla scia di un comune destino linguistico e politico, cambiarono (San Giorgio – Beograd – Art cinema; Teatro Fenice – Cinema Partizan; Parigi – Viševica; Luxor –Tuhobi? e il Centrale che divenne Garibaldi). La loro ascesa nei successivi tre decenni è stata tale da venire considerata l’età d’oro della cinematografia fiumana.
Ornella Sciucca
Fonte: La Voce del Popolo – 14/05/2022