Il Giorno del Ricordo non vuole rappresentare solamente la commemorazione delle vittime delle stragi compiute dai partigiani comunisti di Tito, ma anche un momento di riflessione sulla plurisecolare presenza dell’italianità nell’Adriatico orientale, nonché una prospettiva sul futuro di questa regione di frontiera: la città di Gorizia riassume tutti questi elementi.
Tale convinzione è emersa al termine di una videochiamata tra il sindaco del capoluogo giuliano Rodolfo Ziberna e Giuseppe de Vergottini, Presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati e di Coordinamento Adriatico APS, associazione che si occupa di ricerche e approfondimenti sull’italianità adriatica.
Ziberna si batte da anni affinché venga fatta luce sulla sorte delle centinaia di goriziani deportati dalle forze di occupazione jugoslave dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, promuovendo anche la collaborazione con le autorità di Lubiana, poiché le recenti scoperte di fosse comuni oltre confine confermano che di queste stragi furono vittime anche migliaia di sloveni. Il Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 avrebbe poi tagliato la periferia orientale della città e dal sobborgo annesso alla Jugoslavia comunista sarebbe sorta Nova Gorica, dando il via ad una complessa dinamica: un muro separatore che in piena Guerra Fredda richiamava quello di Berlino, momenti di apertura come la “domenica delle scope”, un confronto transfrontaliero che dopo l’indipendenza slovena avrebbe portato alla nascita di un virtuosissimo Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale.
«Da questi presupposti – spiega de Vergottini – consegue la vittoria di Nova Gorica come Capitale Europea della Cultura 2025 in rappresentanza della Slovenia, ma in sinergia con Gorizia. La comune appartenenza all’Unione Europea e la recente giornata del 13 luglio con i due Presidenti della Repubblica a Trieste costituiscono aspetti molto significativi nei rapporti bilaterali che terremo ben presenti già nelle manifestazioni che caratterizzeranno il prossimo 10 febbraio»
Nel suo discorso di fine 2020 il Presidente Sergio Mattarella ha fatto riferimento allo spirito europeo che accomuna Gorizia e Nova Gorica: «In tal modo il Quirinale – prosegue de Vergottini – ha ribadito la natura strategica dell’intesa fra Italia e Slovenia in uno spirito di fattiva collaborazione nel rispetto dei valori di civiltà che devono caratterizzare i rapporti di convivenza transfrontalieri. Si sta scrivendo una nuova pagina per affrontare e risolvere le incertezze e le ambiguità del terribile lascito degli esiti della Seconda Guerra Mondiale»
«Oltre all’impatto del confine in casa – aggiunge il Sindaco Ziberna – il diktat di Parigi ha scaraventato in città migliaia di profughi dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia. Stiamo perciò pianificando per il 2025 assieme al Prof. de Vergottini una serie di iniziative che ricostruiscano in una prospettiva europea la questione del confine orientale italiano attraverso la vicenda goriziana. De Vergottini – sottolinea il primo cittadino goriziano – è non solo un insigne accademico di fama internazionale, ma anche un rappresentante della generazione che visse l’esodo giuliano-dalmata: nella fase storica in cui alla testimonianza deve affiancarsi l’autorevolezza istituzionale, FederEsuli non poteva avere Presidente più adeguato e preparato. Il suo coinvolgimento nelle attività che ci porteranno a svolgere il 2025 come Capitale Europea della Cultura sarà prezioso per dimostrare che Gorizia concilia un radicato senso di appartenenza all’Italia con una propensione all’Europa»
Negli intenti del primo cittadino del capoluogo isontino e del Presidente di FederEsuli, essere Capitale Europea della Cultura 2025 significherà, infatti, per Gorizia non nascondere nulla della propria identità, bensì presentare all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale uno spaccato di storia che deve essere di pubblico dominio non solo in Italia, ma anche a livello comunitario.
Lorenzo Salimbeni