Giuseppe de Vergottini – Emanuele Bugli – Guglielmo Cevolin – Davide Lo Presti – Valeria Piergigli – Davide Rossi – Ivan Russo – Giorgio Federico Siboni (a cura di), Il Territorio Adriatico. Orizzonte storico, geografia del paesaggio, aspetti economici, giuridici e artistici (3 volumi), Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2019.
Il volume può essere richiesto a info@coordinamentoadriatico.it
Dall’introduzione del Prof. Avv. Giuseppe de Vergottini (Presidente Coordinamento Adriatico APS)
Il “territorio” ha conosciuto negli ultimi decenni una radicale trasformazione divenendo, a fronte di risalenti semplicistiche visioni limitate ai soli aspetti “empirici”, un concetto sempre più complesso, contraddistinto da un carattere spiccatamente relazionale. Prendendo le mosse da tale contemporanea consapevolezza, il presente studio ambisce ad una comprensione di un specifico territorio, quello adriatico, significativamente eterogeneo e contraddistinto da vicende articolate in un susseguirsi di etnie e statualità.
Che si tratti di una storia, quella “adriatica”, di assoluto interesse lo si comprende d’acchito, solo considerando le vicende della denominazione assunta dallo specchio d’acqua che da sempre ha segnato la storia di queste terre. Un mare, quello Adriatico, che nel periodo pre-classico fu considerato quale mera articolazione dello Ionio, acquisendo una propria autonoma dignità solo a partire dal periodo repubblicano romano. Successivamente, giungendo al Medioevo, i veneziani ribattezzarono l’intero Adriatico col nome di Golfo di Venezia: tale denominazione conobbe quindi un’ampia diffusione, senza tuttavia mai cancellare il nome originario, cui rimasero fedeli pochi porti adriatici che la Serenissima non riuscì a far cadere sotto il proprio dominio.
Altro significativo indicatore dell’unicità della storia adriatica emerge dalla complessa successione degli assetti statuali caratterizzata da una articolata alternanza fra periodi di unitarietà di dominio politico e momenti di amplissima frammentazione. E, infatti, sino ai secoli precedenti al nostro tale area è stata contraddistinta, dapprima, dalla spinta alla formazione degli Stati nazionali – e quindi da una virulenta presenza di opposti nazionalismi – successivamente, nella seconda metà del secolo trascorso, dall’affermarsi di un nuovo fattore di uniformazione ed aggregazione di tipo federativo, inverato nella recente azione dell’Unione Europea, tendente a consociare i popoli europei nel rispetto del bagaglio di tradizioni culturali, storiche e politiche dei diversi territori.
In un panorama come quello adriatico, caratterizzato da forti elementi di discontinuità – capaci di sfociare in vere e proprie contrapposizioni – è naturale il riconoscimento, la riscoperta e la valorizzazione di molteplici elementi di compatibilità ed integrazione.
Trattasi di un procedimento assai complesso e di lungo periodo favorito, tuttavia, dagli avvenimenti storici degli ultimi decenni: il fallimento delle contrapposizioni ideologiche della Guerra fredda, la presa d’atto dell’assurdità dei presupposti fondanti i conflitti interetnici che hanno dilaniato i Balcani negli anni Novanta del Novecento in uno con la progressiva presa di coscienza dell’attrattività del mercato unico europeo in aree economicamente deboli, hanno
reso sempre più forte, concreto e credibile l’interesse alla valorizzazione di ampie e plurali forme di integrazione. In questo rinnovato contesto, l’area geopolitica che si affaccia sul mare Adriatico è stata quasi “costretta”, per effetto della sua conformazione, a tenere conto del dato fattuale dell’esistenza di uno spazio comune centrato proprio sul quel pelago che sembra unire più che disgiungere le sue straordinarie sponde, tornando sui passi degli avi che sin dai tempi della classicità romana e bizantina consideravano le terre dell’Alto Adriatico quale uno straordinario unicum di terre e genti.
Partendo da queste premesse, la ricerca promossa dall’Associazione Coordinamento Adriatico si è proposta l’obiettivo di studiare e verificare i fattori di aggregazione presenti fra le due sponde, percorrendo diversi itinerari afferenti le differenti scienze umane. Nelle intenzioni degli autori tale proposito è stato perseguito facendo assegnamento a un fondamentale canone: la volontà di non cedere a forme retoriche di facile europeismo di maniera, nella consapevolezza dell’attuale persistente rilevanza del convenzionale principio di sovranità sovente influenzato da richiami identitari che fanno riemergere un vissuto ancora oggi caratterizzato da non sopiti nazionalismi.
Addentrandosi in aspetti maggiormente specifici si può osservare – com’è evidente già ad una primissima disamina della struttura dell’opera – che il progetto sia stato articolato in curricula singolarmente dedicati a un ventaglio di problemi cronologicamente ancorati alla modernità e alla contemporaneità e tematicamente relativi alla realtà alto adriatica, con particolare attenzione alle espressioni della vita intellettuale, politica, economica, istituzionale, giuridica, amministrativa ed artistica. L’analisi svolta comprende quindi, a più livelli gnoseologici, gli studi storico-istituzionali; la bibliografia intesa come metodologia storica; le indagini di storia economica, geografica e artistica; la storia delle idee giuridico-politiche e sociali; la storia delle intersezioni economiche, finanziarie e assicurative sino a giungere agli scenari contemporanei che apertisi alla realtà dei nuovi rapporti istituzionali; i nessi strutturali con gli Stati della ex Jugoslavia; il diritto marittimo e lo sfruttamento del Golfo di Trieste. Sullo sfondo si leggono le complesse vicende vissute dal Friuli Venezia Giulia, dal Trentino Alto Adige, dalla Carinzia, dalla Dalmazia e dalle altre regioni dell’Alto Adriatico e del circuito limitrofo.
Lo studio della cultura e delle tradizioni adriatiche si presta a un approccio naturalmente multidisciplinare, che si ritiene utile affrontare in primo luogo in prospettiva storica: le complesse vicende vissute dall’attuale Friuli Venezia Giulia e dalle altre regioni dell’Alto Adriatico in conseguenza del mutamento dei confini, nonché dei notevoli cambiamenti politici, ma anche etnici, ad esso connessi, appaiono oggi, a distanza di alcuni anni dal consolidamento di tali modificazioni, oggetto importante ed urgente di indagine della cultura del territorio.