Ampio risalto sta ricevendo il centenario dell’incendio dell’edificio noto come il Balkan di Trieste (13 luglio 1920), tra chi ha ricordato la prima manifestazione del cosiddetto fascismo di frontiera e chi ha cercato di contestualizzare lo scontro tra opposti nazionalismi che affondava le sue radici nella logica del divide et impera adottata dall’amministrazione austro-ungarica negli ultimi decenni di vita di un Impero asburgico attraversato da rivendicazioni identitarie, velleità separatiste ed istanze federaliste.
Meno attenzione è stata prestata all’episodio che causò l’escalation di eventi nel capoluogo giuliano, ovvero l’arrivo della notizia che la sera del precedente 11 luglio a Spalato una manifestazione di jugoslavisti favorevoli all’annessione al Regno di Serbi, Croati e Sloveni era degenerata nell’uccisione di due marinai della Regia Nave Puglia, la quale stazionava nel porto dalmata dal 12 gennaio per proteggere la minoranza italiana dalle manifestazioni degli ultranazionalisti croati. Si trattava del Comandante Tommaso Gulli e del motorista Aldo Rossi, i quali ricevettero rispettivamente la Medaglia d’Oro e la Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Memoria, con le seguenti motivazioni.
Gulli: Comandante della Regia Nave Puglia a Spalato, avendo avuto notizia che i suoi ufficiali erano assaliti da una folla di dimostranti, si recava prontamente a terra con motoscafo, consciamente esponendosi a sicuro rischio di vita, col solo nobile scopo di proteggere e ritirare i suoi ufficiali. Fatto segno a lancio di bombe e scarica di fucileria, benché ferito a morte, nascondeva con grande serenità di spirito la gravità del suo stato e, con contegno eroico e sangue freddo ammirabile, manteneva l’ordine e la disciplina fra i suoi subordinati, evitando che nell’eccitazione degli animi il MAS con cannone e poi la Puglia colle artiglierie usassero rappresaglia. A bordo sottoposto ad urgente operazione chirurgica, moriva poco dopo, fulgido esempio di alte virtù militari.
Rossi: Motorista di un “MAS” distaccato a Spalato per i servizi della Regia Nave Puglia chiamato a condurlo presso una banchina ove un’imbarcazione ed ufficiali della stessa nave erano fatti segno a colpi di rivoltella e ad attacchi di dimostranti, accorreva serenamente al suo posto e vi restava imperterrito eseguendo gli ordini del suo comandante sotto la fucileria e il getto di bombe a mano, finchè colpito a morte non veniva trasportato a bordo della sua nave ove spirava.
Tale episodio all’epoca ebbe le già ricordate ripercussioni a Trieste, ma impressionò anche Gabriele d’Annunzio, ancora arroccato a Fiume, tanto che in seguito al Vittoriale non solo una lapide avrebbe commemorato le due vittime, ma addirittura sarebbe stata interrata la prua della Puglia una volta dismessa dalla Regia Marina. Il 13 settembre 1931 al Pincio, nella Capitale, sarebbe stato invece scoperto alla presenza del figlio un busto dedicato all’ufficiale di nobili origini calabresi caduto a Spalato. Proprio qui sabato 11 luglio Coordinamento Adriatico APS e l’Associazione Dalmati Italiani nel Mondo – Libero Comune di Zara in Esilio hanno voluto commemorare i due marinai con una breve cerimonia in forma privata.
«Ci riuniamo qui oggi – ha dichiarato Piero Cordignano in rappresentanza dell’ADIM-LCZE – all’insegna del motto “Ti con nu, nu con ti”, che simboleggia il legame degli italiani di Dalmazia con l’altra sponda dell’Adriatico. In nome di questo rapporto e per salvare l’incolumità della comunità italiana di Spalato nei caotici anni che fecero seguito alla Prima guerra mondiale, Gulli e Rossi sacrificarono le loro vite. Spiace aver riscontrato che i nostri inviti alle autorità affinché partecipassero a questa breve cerimonia siano caduti nel vuoto».
Sulla latitanza delle istituzioni ha insistito anche Giuseppe de Vergottini, Presidente di Coordinamento Adriatico, il quale ha inoltre sottolineato: «Gulli è morto nell’adempimento del suo dovere ed è per noi doveroso oggi commemorarlo. In questi giorni si parla molto delle persecuzioni compiute dal fascismo nei confronti delle minoranze slave, ma sembra che solo noi intendiamo ricordare anche le vessazioni che gli italiani autoctoni di Dalmazia subirono tra le due guerre ad opera dei nazionalisti croati. Oggi auspichiamo la cooperazione tra le due sponde dell’Adriatico, ma non dobbiamo dimenticare la nostra storia, le nostre sofferenze ed i nostri caduti»
Al termine delle due brevi allocuzioni è stata data lettura alla Preghiera del Marinaio, composta dal poeta Antonio Fogazzaro nel 1901: «A Te, o grande eterno Iddio, Signore del cielo e dell’abisso, cui obbediscono i venti e le onde, noi, uomini di mare e di guerra, Ufficiali e Marinai d’Italia, da questa sacra nave armata della Patria leviamo i cuori. Salva ed esalta, nella Tua fede, o gran Dio, la nostra Nazione. Dà giusta gloria e potenza alla nostra bandiera, comanda che la tempesta ed i flutti servano a lei; poni sul nemico il terrore di lei; fa che per sempre la cingano in difesa petti di ferro, più forti del ferro che cinge questa nave, a lei per sempre dona vittoria. Benedici , o Signore, le nostre case lontane, le care genti. Benedici nella cadente notte il riposo del popolo, benedici noi che, per esso, vegliamo in armi sul mare. Benedici!»
Lorenzo Salimbeni