Il ritorno culturale e socioeconomico nell’Adriatico orientale

Trieste 21 novembre 2019, Circolo di cultura istro-veneta”Istria”

Ritornare si può?
I presupposti per un progetto di ritorno culturale e socioeconomico delle seconde e terze generazioni dell’esodo

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Giuseppe de Vergottini
Presidente di Coordinamento Adriatico APS

Le iniziative di Coordinamento Adriatico per la salvaguardia di un patrimonio culturale comune

Il proposito di questa mia relazione è quello di offrire una panoramica sulle attività e i programmi della nostra associazione finalizzati alla salvaguardia di un patrimonio culturale che è proprio delle comunità italiane legate al territorio giuliano, offrendo una visione unitaria di quelle che sono aspirazioni del mondo dell’esodo e di quello degli italiani che ancora vivono in Istria, nel Quarnaro e in Dalmazia. Dal nostro punto di vista il “ritorno” è piuttosto una continuità di presenze collegate alle connessioni culturali fra spazi divisi artificialmente nel tempo per ragioni politiche. Si tratta di una divisione che la nostra associazione cerca di superare con le sue iniziative.
Sono trascorsi più di venti anni data della costituzione di Coordinamento Adriatico, seguita alla decisione presa in occasione della Tavola rotonda svoltasi presso l’Hotel Nazionale di Roma il 3 dicembre 1992. Un tempo sufficiente per proporre un bilancio del nostro impegno e della nostra coerenza con gli obiettivi che ci eravamo allora posti. Il proposito era di fondare una libera associazione che si occupasse della tutela delle memorie storiche, artistiche e letterarie di Istria, Fiume e Dalmazia unitamente alla salvaguardia della presenza culturale italiana nel territorio del suo antico insediamento storico sull’altra sponda dell’Adriatico.
In questo tempo ci siamo occupati di sviluppare iniziative culturali ma non abbiamo trascurato la possibilità di sostenere interventi sul territorio da cui discendessero anche positivi risultati economici: l’impegno culturale non ha escluso di sviluppare anche azioni di sicura rilevanza economica per il territorio interessato.
L’impegno culturale in un mutato clima politico europeo.
Bisognava fare qualcosa, senza presunzione ma col solo proposito di un impegno civico dotato di realismo per tentare uno sforzo controcorrente: e questo sia col proposito di agire nei confronti del mondo della cultura, della informazione e della politica nazionale ma anche allargando la nostra azione senza pregiudizi verso la realtà che si era nel tempo consolidata oltreconfine. Una obiezione che avrebbe potuto porsi in quel momento poteva consistere nella inutilità di uno sforzo associativo quando in Italia esistevano da tempo numerose meritorie realtà raggruppate nella Federazione delle associazioni degli esuli giuliano dalmati. Ma questa obiezione doveva essere superata in quanto il proposito, sicuramente ambizioso, era quello di costituire una associazione orientata ad aggregare anche
energie di persone di buona volontà non facenti parte del mondo degli esuli.
L’associazione voleva essere nazionale anche se comprensibilmente alcune delle sue maggiori energie non potevano non derivare da chi aveva maturato una specifica sensibilità coerente coi suoi fini proprio in quanto esule e quindi diretto conoscitore della complessa realtà del confine orientale. Non volevamo incorrere in una superflua duplicazione in quanto convinti che vi fosse un nostro spazio anche a causa dei rivolgimenti prodottisi nella politica europea dopo la scomparsa dei regimi comunisti e il maturare di una nuova attenzione critica per gli eventi che
erano accaduti sul finire del conflitto mondiale con la contrapposizione fra democrazie occidentali e regimi illiberali dell’est.
Dal 1993 ad oggi molto è cambiato nell’atteggiamento tenuto in Italia e oltreconfine nei confronti della questione adriatica. Le vicende del passato hanno iniziato ad essere oggetto di una analisi storica meno condizionata dalle opposte ideologie. Il mondo politico italiano ha finalmente accettato di includere il dramma dell’esodo nel patrimonio comune della coscienza nazionale introducendo il 10 febbraio come giorno del ricordo, celebrato ufficialmente presso la più alta carica dello Stato.
Oltreconfine, pur permanendo pesanti le ipoteche poste da mentalità scioviniste, il progressivo inserimento delle repubbliche di Slovenia e Croazia nell’ordinamento del Consiglio d’Europa e quindi della stessa Unione Europea con la creazione in via di consolidamento di un unico spazio europeo, ha consentito di affrontare in un clima più disteso un rapporto storicamente difficile.

Le finalità e i programmi.
L’associazione nasceva con finalità culturali. Tra gli obiettivi statutari si ponevano come prioritari lo studio e la divulgazione delle vicende del confine orientale e il reinserimento del patrimonio storico e artistico di Istria, Quarnaro e Dalmazia nel contesto culturale della nazione italiana, sia in ambito accademico che presso l’opinione pubblica, per colmare le lacune provocate da decenni di rimozione e trascuratezza. Una particolare attenzione andava dedicata alla salvaguardia della toponomastica storica delle terre dell’Adriatico orientale, con il ripristino dell’uso dei toponimi italiani accanto a quelli attuali slavi. Centrale era l’impegno alla confutazione e denuncia delle manipolazioni della storia antica e contemporanea, sia mediante l’impegno di ricerca sia mediante il monitoraggio di mostre, pubblicazioni, manifestazioni di vario genere.
Un altro profilo di rilevante interesse dell’associazione avrebbe riguardato le tematiche di attualità relative all’area adriatica nel quadro geopolitico internazionale, il rapporto fra Italia e stati successori della Jugoslavia e la tutela della Comunità Nazionale Italiana in Slovenia e Croazia nel godimento e riconoscimento dei diritti minoritari sanciti dai trattati internazionali.

Gli aspetti positivi e negativi del nostro “ritorno” sul territorio.
Del tutto positiva la nostra collaborazione col Centro di Ricerche Storiche di Rovigno e con la Società di Studi Storici di Pirano. Particolarmente stretti e proficui sono i legami, instaurati fin dalla fondazione della associazione, col Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, che rappresenta il più importante centro di ricerca e documentazione italiano nell’attuale territorio croato e ha raccolto importanti documenti sulla storia dell’Istria, annualmente pubblicati nei sui voluminosi Atti.
Nel 2012 abbiamo concorso alla pubblicazione da parte del CRS di una importante, e mai realizzata fino ad allora, raccolta della legislazione interessante le comunità italiane oltreconfine (“Strumenti di tutela della Comunità Nazionale Italiana autoctona in Croazia e Slovenia da parte della Repubblica italiana. Raccolta delle disposizioni di legge”). Abbiamo pure iniziato la collaborazione col più recente Centro di Studi storici e geografici di Pirano, nell’attuale territorio sloveno, che organizza interessanti convegni e pubblicazione di atti.
Accanto a esperienze soddisfacenti dobbiamo denunciare il permanere di perplessità nel superare diffidenze e preclusioni.
Vorrei citare il caso dei nostri tentativi, non coronati da successo, intesi a costruire un rapporto con l’Università di Fiume. Nel 1996 avevamo promosso e fatto sottoscrivere ai rispettivi rettori la convenzione fra le Università di Fiume e quella di Bologna al fine di offrire un supporto bolognese alla attività didattica dei corsi della Facoltà di Pedagogia di Pola. Tale attività è stata effettuata da docenti bolognesi inviati espressamente a Pola ma ha funzionato per solo due anni.
Praticamente nullo il ritorno da parte croata.
Più recentemente in quest’anno abbiamo organizzato un convegno a Fiume sulla Carta del Carnaro in occasione delle celebrazioni dannunziane. A parte una iniziale adesione positiva da parte di docenti di quella Università all’ultimo momento l’iniziativa è stata da loro abbandonata. Con una soluzione di emergenza che si è rivelata del tutto positiva il 27 e 28 giugno 2019 i lavori del convegno su «Il lungo Novecento. La questione adriatica e Fiume tra le due Conferenze di pace di Parigi 1919-1947» sono stati spostati da Fiume a Gorizia. Del primitivo gruppo di sei docenti fiumani soltanto il professor Budislav Vukas è intervenuto presentando la Carta del Carnaro dal punto di vista del giurista croato Ferdo ?ulinovi? che aveva a suo tempo contestato la rivendicazione dell’italianità fiumana come una lesione della statualità croata.
I nostri rapporti con realtà presenti in Slovenia e Croazia comportano oggi la partecipazione a svariati progetti di ricerca. Citiamo:
? Il Progetto “nascita, funzione e attività delle Accademie di Agricoltura istituite dalla Repubblica Serenissima di Venezia” con la L.72/2001 in cui abbiamo coinvolto gli studiosi Kristian Knetz e Marina Pauletic.
? Il progetto “Patrimonio storico e identità italiana-progetto di valorizzazione multimediale in lingua italiana” con la L.72/2001 in cui abbiamo coinvolto gli studiosi Kristian Knetz e Marina Pauletic. E’stata prevista la collaborazione con l’Unione Italiana per la precisazione dei contenuti e le traduzioni sui beni culturali prescelti tramite appositi cartelli bilingui. Inoltre verranno coinvolte anche le soprintendenze di Pola-Fiume e Zara.
? Il Progetto “la dimora del podestà di Parenzo” sui fondi della Legge regionale 15/94 cui partecipano gli studiosi Elena Uliancic, Gaetano Bencic, Denis Visentin, Bojan Horvat.
? Il progetto “l’archivio della famiglia polesini di Parenzo” sui fondi della Legge regionale 15/94 cui partecipano gli studiosi Elena Uliancic, Gaetano Bencic.

I nostri rapporti con le Istituzioni.
L’associazione negli anni trascorsi ha dedicato intensi sforzi ai rapporti con le autorità italiane.
Costanti sono stati i rapporti con le Istituzioni tutte le volte che si presentasse l’occasione per offrire una collaborazione utile alla tutela degli interessi nazionali.
Molto qualificata la collaborazione con il MAE e le ambasciate e consolati italiani in Slovenia e Croazia. La collaborazione si è svolta tramite stesura di pareri, studi, iniziative varie. Vorrei citare, vista la sua rilevanza, l’attività svolta ormai quasi venti anni fa in seno alla Commissione ministeriale istituita per assistere il MAE nel predisporre materiali diretti a riesaminare i rapporti italo-croati in tema di restituzioni dei beni espropriati agli esuli presieduta dal prof. Umberto Leanza e conclusasi con la presentazione della Relazione del 19 agosto 2002.
In occasione del Giorno del ricordo, istituito dalla legge 30 marzo 2004, n. 92, il presidente di Coordinamento Adriatico ha svolto in più riprese la relazione ufficiale di fronte al Capo dello Stato al palazzo del Quirinale anche in rappresentanza delle associazioni facenti parte della Federazione degli esuli.
L’associazione ha dedicato particolare attenzione al problema delle carenze informative e della preoccupante disinformazione nei libri di testo per le scuole di ogni ordine e grado. E’ stato quindi molto importante il rapporto col MIUR.
Al primo punto del “manifesto” culturale di Coordinamento del 1996 vi era la divulgazione, dopo la lunga rimozione durata oltre cinquant’anni, delle vicende relative alle foibe e all’esodo e l’inserimento della storia del nostro confine orientale nei manuali scolastici. Inizialmente molto deludenti si rivelavano i nostri appelli ad istituzioni e alle case editrici e a singoli autori di manuali di storia. Successivamente i rapporti col MIUR sono diventati costruttivi e la associazione partecipa attivamente ai programmi di aggiornamento e formazione dei docenti mentre sono a disposizione libri di buon contenuto scientifico perché storici qualificati hanno iniziato a trattare la materia con scrupolosa obiettività, confrontandosi in convegni promossi anche dalla nostra associazione.
Per quanto riguarda i rapporti col mondo della istruzione pubblica, Coordinamento Adriatico ha concorso alla organizzazione e allo svolgimento del Convengo su “Tematiche storiche e culturali del confine orientale e i rapporti dell’Italia con il sud-est europeo nei programmi e nell’editoria scolastica”, presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana il 15 maggio 2000.
Coordinamento Adriatico ha quindi organizzato a Roma il 24 e 25 ottobre 2001 presso lo stesso Istituto il Convegno internazionale su “Paesaggi istriani e dalmati negli scrittori di confine della letteratura italiana del novecento”.
Inoltre è importante ricordare che l’associazione ha fatto parte dal 2009 del Gruppo di lavoro ministeriale sulla storia dei territori ceduti e partecipato dal 2010 in avanti presso il MIUR al Seminario Nazionale su “Le vicende del confine orientale e il mondo della scuola”.

La tutela della toponomastica.
Fra gli impegni primari della associazione vi era il reinserimento del patrimonio culturale, artistico e toponomastico di Istria, Fiume e Dalmazia nella memoria storica del popolo italiano, che dopo la annessione alla Jugoslavia e la lunga rimozione di cui erano fatto oggetto, rischiava di essere cancellato dal retaggio nazionale.
Sulla tutela della toponomastica italiana si sono costantemente svolti reiterati interventi a tutti livelli. Inizialmente risultavano vani gli appelli ad agenzie di viaggi, ai media, perfino al Touring Club Italiano, che utilizzavano abitualmente toponimi slavi, spesso di recente conio, umiliando l’origine storica latina, veneta, italiana ritenendo politicamente corretto, o più volgarmente commercialmente vantaggioso, usare i toponimi slavi.
Coordinamento ha dato un contributo di significativa rilevanza scientifica agli studi sulla toponomastica e ha pubblicato nel 2010 un fondamentale complesso di studi, affidati ai più noti scienziati del momento, su “La toponomastica in Istria, Fiume e Dalmazia”. Questo monumentale sforzo editoriale svolto in collaborazione con l’UPT di Trieste e l’Istituto Geografico Militare di Firenze, per millecinquecento pagine segue in modo critico, coinvolgendo anche esperti stranieri e in dialettica con esperti croati, lo sviluppo delle denominazioni delle coste e dei territori di Istria e Dalmazia. La parte dell’opera relativa ai contributi giuridici è stata pubblicata in inglese (G. de Vergottini – V. Piergigli, Topographical Names and the Protection of Linguistic Minorities. Peter Lang, Vienna, 2011).
Pur continuando una politica slava non benevola verso il patrimonio culturale italiano, in questo campo si è notata qualche apertura all’impiego del bilinguismo per le principali località istriane.

I convegni di studio, le conferenze, i dibattiti.
Fra le molteplici iniziative svolte negli anni passati ci limitiamo a citarne alcune di particolare rilievo che sono state promosse:
– a Roma il 15 maggio 2000 presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana, promozione e organizzazione del Convengo su “Tematiche storiche e culturali del confine orientale e i rapporti dell’Italia con il sud-est europeo nei programmi e
nell’editoria scolastica”;
– a Roma, il 24 e 25 ottobre 2001, presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana, promozione e organizzazione del convegno internazionale su “Paesaggi istriani e dalmati negli scrittori di confine nella letteratura italiana del novecento”. Il convegno si è svolto in collaborazione con l’Istituto della Enciclopedia Italia e con l’IRCI;
– a Bologna il 30 novembre 2001 organizzazione del Convegno su “Multiculturalità e democrazia. Ricerca e formazione per la cooperazione italo-croata nel Bacino Adriatico”, nel quadro della Convenzione Bologna-Fiume;
– a Rovigno 12 giugno 2007 – conferenza su “La tutela delle minoranze autoctone nell’Alto Adriatico Profili Storici e Giuridici”, organizzata da Coordinamento Adriatico e da Historia Gruppo Studi Storici e Sociali di Pordenone;
– a Udine 31 gennaio 2008 – tavola rotonda in occasione della presentazione della ricerca promossa da Coordinamento Adriatico “Anche le carte parlano italiano. Inventariazione del fondo del Comune di Zara 1890-1920 e dell’archivio di Sebenico”, con, LiMes Club Pordenone Udine;
– a Bologna 5 giugno 2008 – Accademia delle Scienze – organizzazione della Giornata di studi su “Il confine orientale italiano nel novecento: metodi e ricerche storiografiche”;
– a Parenzo 13-15 ottobre 2011 – partecipazione al Convegno internazionale su “150 anni della Dieta provinciale Istriana a Parenzo”, organizzato dalla Società storica istriana;
– a Roma 18 gennaio 2013 – Camera dei Deputati, Tavola rotonda in occasione della presentazione dell’opera “Fenomenologia di una macro Regione: la questione giuliana dall’età moderna alla Macro Regione contemporanea” in collaborazione con Associazione Magna Carta Verona – Scipione Maffei;
– a Verona 15 febbraio 2013 – Circolo Ufficiali in Castelvecchio, presentazione volumi “Fenomenologia di una macro regione” Fondazione Magna Carta Verona – Scipione Maffei;
-a Roma 11 gennaio 2016 presso la SIOI organizzazione del convegno di studio su “40 anni da Osimo”;
– a Osimo 6 aprile 2019 organizzazione del convegno di studio su “Prima e dopo il Trattato di Osimo: riflessioni”;
– a Gorizia 27 e 28 giugno 2019 convegno su «Il lungo Novecento. La questione adriatica e Fiume tra le due Conferenze di pace di Parigi 1919-1947», con il patrocinio del Comune di Gorizia (convegno già programmato a Fiume ma successivamente trasferito).

L’editoria.
Le ricerche e la loro diffusione hanno costituito una dei più qualificanti punti su cui si è concentrata la nostra attenzione. Per ciò che concerne la attività editoriale nello specifico, la associazione ha dato alle stampe pubblicazioni, a propria cura e/o con la collaborazione di enti e istituti culturali diversi. La maggior parte delle
pubblicazioni è stata possibile grazie agli interventi di finanziamento previsti dalla legge 16 marzo 2001, n. 72.
Si segnalano fra le molte in dettaglio:
– “Istria oggi. Diritti dell’uomo e tutela unitaria della comunità italiana”, in Temi di vita italiana”, Presidenza del Consiglio dei Ministri, 2/1993;
– “Istria e Dalmazia un viaggio nella memoria”, Bologna, 1996;
– “La storiografia sulla questione giuliana”, Bologna, 1998;
– “L’autoctonia divisa. La tutela giuridica della minoranza italiana in Istria, Fiume e Dalmazia”, di V. Piergigli, Padova, 2005;
– “The Fruitful Impact. The Venetian Heritage in the Art of Dalmatia. For Three Hundert and seventy-seven years”, Edizioni della Laguna, Mariano del Friuli, 2005 (versione inglese del volume di G.M. Pilo, “Per trecentosessantasette anni. Lagloria di Venezia nelle testimonianze artistiche della Dalmazia”, 2000);
– “Anche le carte parlano italiano. Fonti giuridiche, censimento e inventariazione della documentazione veneta e italiana presso l’archivio di Stato di Zara”, Archivio del Comune di Zara italiana, vol 1, di G. Cevolin, Bologna, 2006;
– “Fondo del Comune di Zara (1890-1920) e Fondo Tommaso Artale presso l’Archivio di Stato di Sebenico, vol II, di G. Cevolin, Bologna, 2009;
– Fondo Millo presso Archivio di Stato di Zara (1918.-1921), Vol III, di G. Cevolin, Udine, 2017;
– Fondo delle Mappe Grimani, Archivio di Stato di Zara, voll. IV e V., di G. Cevolin, Udine, 2017;
– Recupero della Documentazione dell’Archivio della miniera di Arsia, vol. VI, di G. Cevolin, Udine, 2017;
– “La Toponomastica in Istria, Fiume e Dalmazia”, 3 voll., di Lago L., de Vergottini G., Piergigli V., Selva O., Umek D., Rossit C., Firenze, 2009;
– “Topographical Names and the Protection of Linguistic Minorities”, di G. de Vergottini e V. Piergigli, Peter Lang, Vienna, 2011;
– “Fenomenologia di una macroregione”, 3 voll., di Rossi D., Siboni G.F., de Vergottini G., Cevolin G., Russo I., Milano, 2012;
– “Istria veneziana”, di I. Cacciavillani, Milano, 2012;
– Fondo H8. Crimini di guerra. Studi storici e consistenza archivistica, Saggi di V. Ilari – E. Lodolini – D. Rossi – G. F. Siboni. Postfazione ricognizione archivistica di V. Barresi, Leone Editore, Milano, 2014;
– Quarant’anni da Osimo, a cura di D. Lo Presti – D. Rossi, Milano, Wolters Kluwer – Cedam, 2018;
-The Adriatic Territory, historical overview, landscape geography, economic, legal and artistic aspects, di de Vergottini g., Piergigli V., Russo I., Peter Lang, Vienna, 2107;
-Il Territorio Adriatico, 3 voll., a cura di de Vergottini G., Lo Presti D., Rossi D., ESI, Napoli, 2019.
La associazione Coordinamento Adriatico è stata attivamente presente in veste organizzativa e compartecipativa alle edizioni del Salone del Libro dell’Adriatico Orientale – La Bancarella a partire dal 2007 con una corposa esposizione dei suoi differenti prodotti editoriali.
Nel corso del 2007 e 2008, grazie all’impegno di Historia gruppo Studi Storici e sociali di Pordenone, è stata presentata e diffusa in molteplici occasioni (a Treviso, Udine, Trieste, Zara, Rovigno, Pola ecc.) l’opera “Anche le carte parlano italiano. Fonti giuridiche, censimento e inventariazione della documentazione veneta e italiana presso l’Archivio di Stato di Zara (1921-1944)”.

Interventi di sviluppo culturale ed economico.
Coordinamento Adriatico sta utilizzando i fondi messi a disposizione dalla Regione Veneto per la conservazione e valorizzazione dei beni immobili e mobili di origine veneta prevista dalla legge regionale 15/94. Con questa legge si stanziano contributi per il restauro di beni architettonici e opere d’arte di origine veneta e pertanto si è inteso candidare il progetto di restauro di Palazzo Sincich a Parenzo. L’iniziativa nasce dall’incontro tra il presidente di Coordinamento e la direttrice del Museo del territorio parentino dott.ssa Elena Uliancic, in occasione al 150° anniversario (2011) della Dieta istriana del Nessuno, tra i cui membri vi era l’avv. Giuseppe de Vergottini Podestà di Parenzo.
La procedura amministrativa inizia nel 2012 con la presentazione del progetto redatto da Coordinamento Adriatico. Si ottiene il primo contributo nel 2013 e in meno di un anno si redige il progetto in italiano e poi in croato al fine di ottenere tutti i permessi per l’esecuzione delle opere. Nel 2014 si iniziano i lavori del primo stralcio per la messa in sicurezza delle fondazioni e per l’eliminazione dell’umidità di risalita capillare. Nel 2015 si redige il Glavnj Project corrispondente al progetto definitivo/esecutivo italiano al fine di proseguire con i lavori di restauro sull’intero immobile. Il secondo contributo arriva nel 2017 e il terzo nel 2018 con cui si sono proseguiti i lavori di restauro della copertura e dei solai interpiano. La previsione della conclusione dei lavori è prevista per il 2023. E’ importante sottolineare come un consistente importo di finanziamento che arriva dalla Regione Veneto si affianca una equivalente contribuzione della municipalità parentina. In totale verranno investiti quasi mezzo milione di euro. Importante anche sottolineare come Coordinamento si sia riservata la direzione dei lavori ottenendo quindi piena fiducia delle autorità locali. Crediamo che questo significativo evento sia dimostrazione di come si possa unire alla salvaguardia del patrimonio architettonico e della identità italiana della città una importante impegno economico che va a tutto vantaggio dell’attuale amministrazione e cittadinanza croata.
Nell’ottica della collaborazione tra Coordinamento Adriatico –il Museo del territorio- e le comunità degli italiani in Croazia si sono intrapresi altri progetti tra cui il restauro del Campanile di Torre di Parenzo con la Comunità di Torre di Parenzo e altre iniziative di ricerca e pubblicazione con studiosi italiani e croati al fine di una ricerca multidisciplinare e condivisa.

La continuità di un impegno.
Riandando alla attività svolta nei venticinque anni trascorsi si può concludere manifestando soddisfazione per la coerenza dimostrata rispetto agli indirizzi inizialmente promossi dai costitutori di Coordinamento Adriatico. Oggi il proposito iniziale non può che essere ribadito. Resta sempre molto da fare sia per proseguire nell’impegno diretto a custodire la memoria storica, sia per attivarsi nel dare una spinta dinamica ai rapporti con le istituzioni e con le variegate realtà sociali, politiche, culturali, economiche presenti nell’area adriatica. La progressiva integrazione fra le attuali divise realtà politiche presenti sul territorio istriano – fiumano – dalmata, provocata dalla comune adesione alla Unione Europea, deve aiutarci alla instaurazione di un clima di comprensione fra identità nazionali e culture che per quanto già in parte complementari rimarranno diverse. La prospettiva davanti a noi nel prossimo futuro appare tutt’altro che facile e l’impegno per la soddisfazione delle finalità statutarie rimarrà attuale.