di Giovanni Vale – 23/12/2019 – Fonte: Osservatorio Balcani e Caucaso
Solitamente le isole della Dalmazia sono soggette a spopolamento, a favore del continente dove si cerca una vita più agiata. Ma nomadi digitali e stranieri stanno andando in controtendenza.
“Avevamo sempre sognato di andare a vivere su di un’isola, ma pensavamo fosse troppo caro o comunque incompatibile con il lavoro. Poi, quando ci siamo resi conto che non avevamo i mezzi per comprare un appartamento a Zagabria, abbiamo allargato il campo di ricerca alla costa. E alla fine, eccoci qui, residenti sull’isola di Vis”. Ivan Šeji?, 38enne originario della Slavonia ed impiegato nell’ufficio zagabrese di Greenpeace, è uno dei nuovi arrivati a Lissa (Vis). Ad aprile, ha acceso un mutuo assieme alla sua compagna e ha comprato una casetta a due piani a pochi passi dall’attracco dei traghetti in arrivo da Spalato. “Ci è costata meno di quanto avremmo speso nella capitale, dove i prezzi sono saliti alle stelle”, spiega Ivan, che lavora ormai quasi completamente a distanza, rientrando una settimana al mese a Zagabria. La sua compagna, creatrice indipendente di gioielli, gestisce invece la propria attività interamente tramite internet.
Storie come quella di Ivan Šeji? sono sempre più frequenti in Croazia. Complici le nuove possibilità fornite da internet, la voglia di lasciare le grandi città o ancora il caro-affitti che sta creando una bolla immobiliare a Zagabria, tanti croati stanno scegliendo di trasferirsi sulle isole. È il caso di Vanja Bralo trasferitosi sull’isola di Brazza (Bra?) sette anni fa, dopo una vita passata tra i Balcani, il Canada e Parigi. La sua azienda, che si occupa di progettazione europea, ha sede a Spalato, ma Bralo può lavorare comodamente da casa. “Una decina di anni fa mi era capitato di lavorare qui a Supetar in un albergo. Allora mi sono fatto degli amici e mi sono in qualche modo abituato a questa vita più lenta e, per molti versi, migliore. Così, quando ho potuto, sono tornato”, spiega Vanja, che si reca regolarmente a Spalato “per quegli aspetti amministrativi del lavoro che non possono essere risolti qui”.
“C’è un nuovo trend sull’isola, con nomadi digitali e stranieri che arrivano in cerca di un’oasi verde da cui lavorare. Ad esempio, un sud-africano sta per aprire una società a Sutivan, con uffici a 100 metri dal mare”, racconta Vanja. All’interno della massa di lavoratori stagionali che arrivano ogni estate a Brazza, figurano infatti dei profili nuovi, di chi non viene in cerca di un lavoro ma si porta dietro il suo, intenzionato a cambiare radicalmente stile di vita. Il remote work, il lavoro a distanza tramite internet, rende possibile molti di questi spostamenti. Tuttavia, avverte Vanja, questo fenomeno va accompagnato: “Serve una strategia di sviluppo per l’isola”, perché tra costruzioni selvagge e monocoltura turistica, le amministrazioni locali rischiano di rovinare quella che è la ricchezza stessa delle isole e ciò che sta attirando questi nuovi residenti, ovvero la pace e la natura.
Dal punto di vista demografico, il trend di cui parla Vanja è appena percettibile. Ma per un’area abituata ad un fenomeno inverso – quello dello spopolamento – si tratta di una grande novità. Per decenni, infatti, le isole della Dalmazia hanno dovuto lottare contro una perenne crisi demografica, causata da poche nascite e da un’alta emigrazione, ma stando agli ultimi dati, pubblicati di recente dal quotidiano Slobodna Dalmacija, la situazione si sta ribaltando, con l’inizio di un fenomeno che potrebbe portare nuova vita tra le acque dell’Adriatico orientale. “Tra i comuni con più di mille abitanti che registrano una crescita demografica più alta tra il 2013 e il 2018, al primo posto c’è Solta (sull’omonima isola, ndr.) con un +23,3%, al secondo Sale sull’isola Lunga (+16%) e al terzo Puntadura (+14,2%). Mentre tra i comuni più importanti che registrano una crescita simile, c’è Novaglia sull’isola di Pago (+9,3%) e Lissa (+6,1%)”, scrive Slobodna Dalmacija, citando i dati dell’ufficio statistico nazionale croato.
A Solta, si è trasferita anche Anamarija Burica, un’infermiera di 33 anni. “Lavoravo a Zagabria, praticamente solo per pagare l’affitto, poi ho cominciato a cercare lavoro a Spalato e quando l’ho trovato mi sono trasferita con mio marito, originario proprio di Solta. Oggi lavoro a Spalato ma vivo sull’isola e ogni giorno prendo il traghetto al mattino e alla sera”, racconta Anamarija. Secondo Slobodna Dalmacija, tra le cause della crescita demografica ci sono gli interventi decisi negli ultimi anni dalle amministrazioni locali, impegnate proprio a contrastare il pericolo dello spopolamento. Anche Anamarija ha beneficiato di una di queste politiche dato che si è trasferita sull’isola quand’era incinta. “Ho ricevuto 6mila kune (circa 800 euro, ndr.) come premio per la nascita del bambino. Non ci siamo spostati per questo, ma è sicuramente un buon aiuto che permette di partire con il piede giusto”, spiega Anamarija.
A Solta, considerata da molti un sobborgo di Spalato per via della facilità con cui si raggiunge il centro cittadino (otto traghetti al giorno d’estate, sei d’inverno), il comune ha infatti investito molto nel sostegno alle famiglie e ai bambini. È stato aperto un nuovo asilo e il numero degli alunni iscritti è cresciuto ogni anno. Ma non è l’unica isola ad aver optato per una politica del genere. A Sale sull’isola Lunga (Dugi Otok), si è introdotto un bonus ancora più importante, pari a ben 60mila kune (8mila euro) per ogni nuovo nato. Oggi, in entrambe le località, la popolazione cresce, ma rimane difficile dire quale ne sia precisamente la causa. A Sale, infatti, ha contato molto anche il rilancio dell’impresa locale Mardeši?, la più vecchia industria di trattamento del pesce della Dalmazia, acquistata di recente dalla francese Chancerelle, che vi ha investito 3 milioni di euro.
Le statistiche, poi, si prestano ad un errore di valutazione dato che non si sa chi effettivamente sull’isola e chi invece vi ha solo spostato la residenza per beneficiare di qualche aiuto sociale (a Solta, ad esempio, la tassazione è più bassa che in altre località). “Ci sono molti tipi di isolani, chi vive a Spalato ma passa qui tutti i weekend, chi vive d’estate sull’isola ma passa l’inverno in città e chi è tutto l’anno ma continuamente in movimento”, spiega Maja Juriši?, residente a Solta dopo anni di lavoro a Spalato e una recente parentesi di sette mesi a Bruxelles. “Oggi lavoro a distanza per il mio ufficio a Bruxelles e vado in Belgio una volta al mese. Mi sono resa conto che, dopo cinque anni a Solta, non riesco più a vivere in una grande città, mi manca il mare, il sole, il cielo stellato”, racconta Juriši?. Anche Anamarija ammette che “l’equilibrio migliore è un mix tra l’isola è la città”.
“L’isola è perfetta quando sei bambino e puoi giocare in tutta sicurezza, essere a contatto con la natura. Ti diventa stretta quando sei adolescente o quando vuoi studiare e andare all’università. Passati i 30 o 40 anni, quando magari hai anche un figlio, l’isola torna ad essere attrattiva”, riassume Ivan Goli, residente a Komiža sull’isola di Lissa (Vis). Ivan ha seguito proprio questo percorso, ritornando sulla sua isola dove aveva una casa di proprietà. Ma mette in guardia chi invece si sposta su un’isola per la prima volta. “Il boom turistico sta rendendo molto difficile trovare casa, sia per comprarla che per affittarla”, avverte. Anamarija Burica punta invece il dito contro i traghetti. “D’inverno, l’ultimo traghetto per Solta parte alle 17:30 e capita almeno 3–4 volte l’anno che per via della bora non parta. Allora, si è bloccati a Spalato fino all’indomani”, sottolinea.
Arrivato da pochi mesi, Ivan Šeji? mantiene il suo entusiasmo. “Questo sarà il primo inverno che passeremo a Vis, vedo che i miei vicini e le persone che ho incontrato finora aspettano di vedere come andrà, se rimarremo qui o se ripiegheremo verso il continente. È un po’ il primo banco di prova per i furešti come noi”, racconta Ivan. Gli inverni sono certamente il momento più duro sulle isole anche se – ammette Ivan – il cambiamento climatico sta rendendo la stagione invernale più mite. “La vera sfida, sul lungo termine, è trovare un modo per convivere con la mentalità dell’isola. Chi ha molta voglia di fare, chi è molto intraprendente rischia di diventare nervoso di fronte alla filosofia del pomalo, della fjaka, che muovono tutto al rallentatore da queste parti. Una volta fatto pace con quel modo di vivere, l’isola diventa un posto perfetto”, conclude Ivan.