F.M. Milli, «Straniero»

Scritto da Valentina Pavan
F. M. Milli, Straniero, Fano (PU), Albatros Il Filo, 2009, pp. 281.

È raro che la letteratura dedicata all’Istria e al conflitto che la strappò alla Madrepatria narri di amore e passioni. O almeno, non dell’amore adolescenziale che due giovani benestanti di Montona provano per il proprio nemico: l’austriaco prima, nel 1914, e lo sloveno poi, nel 1945. Entrambe combattute e timorose nel scegliere l’amore per la propria Patria, a ciò che essa rappresenta e senza ignorare il fatto che un nemico resta sempre un nemico, anche se eccezionalmente mosso da sentimenti autentici e intensi, oppure dimenticare o, in qualche modo, ignorare la lingua, la cultura, le fazioni politiche e comunicare con un solo e unico universale linguaggio che parla solo al cuore. È davvero possibile amare chi ha conquistato, chi ha usurpato, chi combatte per sottomettere un’altra nazione? Beatrice e Alessandra vedono l’amore in modo totalmente opposto. La prima, giovane irredentista orgogliosa, tenace, poco incline ai sentimentalismi ma di buon cuore, conduce una costante lotta con sé stessa per contrastare l’amore che prova per il carismatico e affascinante militare austriaco Rainer von Eschenbach, conosciuto nel 1914 poco più che maggiorenne. Alessandra, più giovane, romantica e coraggiosa, vive con trasporto l’inaspettato sentimento nato fra lei e un militare sloveno all’alba dell’instaurarsi del regime titoista in Istria. Markus è un combattente colto, istruitosi in Italia e incredibilmente lontano dal pregiudizio del tanto temuto ed odiato slavo grezzo e violento.

Le vite di Beatrice e Alessandra sono fortemente legate l’una all’altra: tutti gli avvenimenti che si susseguono a partire dalla Prima guerra mondiale fino alla Seconda, inevitabilmente condizionano e modificano profondamente il carattere delle due fanciulle, così vicine spiritualmente eppure così lontane nel tempo, culminando, nel romanzo, in due esiti drasticamente opposti.

Ciò che rimane immutato è il paesaggio, la pittoresca Montona, descritta amorevolmente dall’Autrice a tratti leggeri e sfumati. Le tensioni delle due guerre sono ben rappresentate, seppure in toni relativamente distesi e comunque abilmente filtrati attraverso le figure delle due protagoniste femminili che incarnano valori quali il ricordo e la memoria, una sorta di espediente letterario creato con l’intenzione di esplorare aspetti non ancora indagati della storia istriana ma soprattutto con l’intenzione di sensibilizzare, di coinvolgere un nuovo pubblico offrendo un piacevole romanzo storico di indubbio pregio e valore documentario addolcito dalla forza dei sentimenti.