Scritto da «Il Piccolo», 29/07/10
POLA – La letteratura come arma di difesa contro l’assimilazione e come strumento per mantenere l’identità sul territorio dell’insediamento storico della Comunità nazionale italiana. Questa la chiave di lettura dell’imponente fatica editoriale dal titolo Le parole rimaste, in pratica la storia della letteratura italiana dell’Istria e del Quarnero nel secondo Novecento, presentata alla Comunità degli italiani al cospetto del pubblico delle occasioni più importanti. L’opera che comprende due volumi per complessive 1.600 pagine, è stata curata dalla Società di Studi e Ricerche Pietas Iulia di Pola e pubblicata dall’Ente giornalistico-editoriale Edit di Fiume che l’ha inclusa nella sua collana “L’identità dentro”.
Il supporto finanziario è arrivato dal ministero degli Esteri italiano per il tramite dell’Unione italiana. La stesura ha richiesto 5 anni di capillari ricerche e lavoro da parte di 17 autori, vale a dire Sandro Cergna,Gianna Dallemulle Ausenak, Elis Deghenghi Olujic, Roberto Dobran, Luciano Dobrilovic, Silvio Forza, Elis Geromella Barbalich, Nensi Giachin Marsetic, Gianna Mazzieri Sankovic, Nelida Milani Kruljac, Eliana Moscarda Mirkovic, Orietta Moscarda Oblak, Vito Paoletich, Antonio Pellizzer, Sanja Roic, Giacomo Scotti, e Irene Visintini. I curatori sono Nelida Milani Kruljac e Roberto Dobran. Prendendo la parola il presidente dell’Unione italiana Furio Radin ha detto che l’UI è orgogliosa di avere tanti validi scrittori e poeti e una comunità che continua a esistere grazie alla letteratura. Nessuna altra minoranza ha prodotto tanta letteratura, ha aggiunto, e la parola scritta è un’eredità di emozioni. L’idea per la stesura dell’opera è stata lanciata 8 anni fa dal presidente della Giunta esecutiva dell’UI Maurizio Tremul, anche lui intervenuto alla presentazione.
Nel suo discorso ha auspicato opere letterarie della Cni da far circuitare in Croazia, in Slovenia e nella Nazione Madre. Poi Nelida Milani Kruljac ha esclamato: era ora che ci fosse un’opera del genere, venuta a colmare uno spazio rimasto vuoto per troppo tempo. La nostra letteratura, ha proseguito, è una letteratura regionale con punti verticali che riassume momenti come la guerra, l’esodo, la perdita della patria e dell’io… In quanto a confini e territorialità, ha concluso, arricchisce la letteratura di tre Paesi. Poi ha preso la parola l’altro curatore Roberto Dobran. La nostra letteratura, ha detto, è riuscita se non a scardinare, almeno ad arginare i meccanismi perversi dell’assimilazione e della sconsacrazione del territorio. Infine ci sono stati due interventi critici. Quello di Elis Geromella Barbalich. In quest’opera c’è tanto, c’è tutto, ha sottolineato tanto che oltre all’eccellente troviamo anche il modesto e il modestissimo ma trattandosi di un’occasione irripetibile andava inserito tutto.