Scritto da Rosanna Turcinovich Giuricin, Arcipelago Adriatico, 19/01/11
MAGNA ISTRIA, il film documentario di Cristina Mantis, da un’idea di Francesca Angeleri, scritto da Francesca Angeleri, Cristina Mantis e Daniela Piu verrà presentato a Trieste, nell’ambito di Trieste Film Festival il 25 gennaio alle ore 15. Il tema è quello del «sapore che si fa ricordo» – dicono le autrici. Magna Istria è il racconto di un viaggio verso l’Istria alla ricerca di un’antica ricetta perduta. Il tutto tra fiction e realtà. Francesca, infatti, giovane donna torinese, che è realmente, come nel documentario, nipote di esuli istriani, ha perso il libro di ricette della nonna nel quale si trova, tra le altre, quella ormai introvabile de Il Castello di Croccante. Il tentativo di ricomporre il ricettario della nonna, porta Francesca a scontrarsi con la parte perduta delle sue radici. Una parte che sarà prepotentemente risvegliata proprio dai profumi e dai sapori dei piatti istriani. Il cibo diventa quindi il fil rouge su cui si snoda una vicenda controversa e dimenticata dalla storia: l’Esodo Istriano Dalmata che, in seguito alla tragedia del secondo conflitto mondiale, ha visto l’Istria ceduta come debito di guerra e circa 350 mila persone abbandonare per sempre le loro terre.
La regista Cristina Mantis – già premiata come miglior documentario al Tekfestival con “Il Carnevale di Dolores”- affronta una tematica spinosa e incompresa con uno sguardo leggero e compenetrante. Alla base del film c’è, forte, il desiderio di raccontare e comprendere i mille pezzi di un puzzle compromesso dagli eventi, in un presente in cui continuano a convivere disparate etnie. Il cibo diventa, quindi, un territorio di non conflitto. La tavola uno spazio neutro dove questa bellissima e traumatizzata terra di confine possa finalmente sdoganarsi dalle carceri ideologiche e politiche che l’hanno imprigionata per più di mezzo secolo. Magna Istria è stato selezionato per la XXVIII edizione del Sulmona Film Festival nel Dicembre 2010 e per la XXII edizione del Trieste Film Festival nel Gennaio 2011. Mentre il promo è stato premiato con una menzione speciale della critica al Festival Internazionale del Video Racconto (Cittadellarte-Fondazione Pistoletto) ed. 2008.
Francesca proviene da una famiglia con radici a Pola e Dignano che ha sempre “raccontato” intorno alla tavola imbandita i miti dei tempi passati legando figli, generi e nipoti ad una filosofia di vita e ad una conoscenza che ad un certo punto, in Francesca, si fanno vita, esperienze, voglia di scoprire. Il suo viaggio in Istria, da professionista, è anche un percorso dell’anima. L’abbiamo vista respirare a pieni polmoni e abbracciare la propria storia, indagando nelle contrade e nelle famiglie, traendo spunto da incontri e nuove conoscenze per altre riflessioni su ciò che è come donna, come nipote di istriani, come giornalista. Per Cristina, romana, che nulla sapeva di preciso dell’Esodo giuliano-dalmata, qualche esitazione iniziale. A muoverla è stata la sconcertante constatazione della stessa scarsa conoscenza dell’argomento in molti suoi conoscenti, «delle stesse esigue tracce – così racconta – tanto nei libri di storia che nella memoria collettiva sul dolore che ha spezzato un’intera popolazione nel secondo dopoguerra, è di certo il motivo che mi ha spinto a fare questo film».
Poi il viaggio in Istria e le sue riflessioni, che così riassume: «Il respiro dell’oggi nel nostro documentario ha avuto la meglio semplicemente perché l’Istria non ha mai smesso di guardare ai suoi figli persi. Né ci andava di infilarci nel labirinto asfittico dei perché della cattiva informazione dei fatti d’Istria, rea, tra l’altro, dell’isolamento in cui si ritrovarono gli esuli, a causa del pregiudizio che al tempo di Tito, li descriveva come “fascisti in fuga”. Abbiamo solo sfiorato certi argomenti, come una carezza all’Istria, sentita e dovuta». Da qui la necessità di costruire un percorso autonomo, in piena libertà, lontano dai pregiudizi, per tentare di capire e raccontare, come? «Girando il film – risponde Cristina – ci siamo recati innanzitutto nei luoghi che inconfutabilmente parlano di ciò che è accaduto, come il Silos a Trieste o i paesi abbandonati all’interno della penisola istriana e abbiamo fatto degli incontri lasciando via via la parola a quanti in modo più o meno diretto, siano essi “andati”, “rimasti” o persone di origine slava, siano stati toccati dagli avvenimenti. Ed è assaporando di volta in volta una delle generose pietanze che offre questa terra che abbiamo preferito farlo, cercando un contatto con la leggerezza di certi momenti che sanno, al pari di certi silenzi, aprirsi varchi su altre possibili vie di riconciliazione».
Il progetto è stato realizzato grazie al supporto dell’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte, della Fondazione CRT Progetto Lumière e dell’ANVGD- Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.