Sin dal 1948 gli Alleati si erano resi conto che non era possibile far sorgere il Territorio Libero di Trieste come Stato indipendente e democratico. Dopo alterne vicende politiche, che videro anche la repressione nel sangue, da parte delle forze alleate, di una dimostrazione per l’italianità di Trieste nel 1953, il 5 ottobre 1954 venne firmato a Londra il memorandum d’intesa fra Italia, Jugoslavia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Secondo gli accordi, l’Italia rientrò nella zona A del TLT, mentre la zona B venne lasciata in amministrazione provvisoria alla Jugoslavia, che accettò l’intesa solo a prezzo di un’ulteriore cessione territoriale: il paesetto di Albaro Vescovà, che il 23 ottobre passò dalla zona A alla B.
Le Forze Armate italiane entrarono a Trieste il 26 ottobre 1954; era una giornata di bora e di freddo ma ciò non impedì ai triestini di formare un’imponente folla giubilante, che accolse trionfalmente i militari italiani. Tra le diverse iniziative vi fu anche un volo postale (foto 1).
Nella zona B la fine del TLT avvenne il 25 ottobre: il giorno dopo i valori vujna stt furono sostituiti da quelli jugoslavi. Anche se in amministrazione provvisoria jugoslava, giuridicamente la zona B rimase territorio italiano, come ricordato anche da sentenze nazionali ed internazionali, sino agli accordi di Osimo del 1975, quando il governo italiano sistemò la questione in modo rinunciatario e cedette il territorio alla Jugoslavia.
Nella zona A, postalmente, gli uffici chiusero la contabilità dell’amministrazione alleata la sera del 26 ottobre, e quindi il primo giorno italiano è il 27 ottobre (foto 2).
La posta il 4 novembre
Il 4 novembre 1954 si svolse a Trieste la grande parata per la festa delle Forze Armate, tra un’immensa folla e con la partecipazione del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. L’avvenimento venne ricordato da una targhetta meccanica usata in quei giorni, e pose le autorità postali triestine di fronte al grandissimo afflusso di corrispondenze sia in partenza sia in arrivo.
La fine
Naturalmente i francobolli sovrastampati “Amg-Ftt” rimasero provvisoriamente in corso, sino all’arrivo di quegli italiani. L’ultimo giorno dei sovrastampati fu il 15 novembre (foto 3);
il primo giorno delle carte-valori italiane senza sovrastampa nella provincia di Trieste fu quindi il 16 novembre (foto 4).
Gli “Amg-Ftt” andarono fuori corso e furono ammessi al cambio sino alla fine del mese; non mancarono però usi tardivi ed anomali (foto 5).
Il 1° gennaio 1955 entrarono pienamente in vigore a Trieste tutti i regolamenti sui servizi postelegrafonici, e la città rientrò completamente nel normale ambito postale italiano.
Certo, i tempi erano completamente mutati. Trieste si trovava ormai all’estremo confine orientale d’Italia e si rivolgeva solo ad occidente, disgiunta da quel nesso marittimo con le terre dell’Adriatico orientale che le era sempre stato proprio.
Interpol e Pinocchio
Proprio alla fine del TLT si ebbero le ultime polemiche filateliche. Era prevista in Italia l’emissione, il 9 ottobre 1954, di una coppia di francobolli per il congresso Interpol di Roma. Come al solito, furono regolarmente sovrastampati per Trieste, ma all’ultimo momento un telegramma ministeriale ne sospese la vendita. Evidentemente, già siglati gli accordi del 5 ottobre, qualcuno ritenne non opportuno distribuire francobolli di un’amministrazione già scomparsa di diritto e destinata a brevissimo a diventarlo anche di fatto. Poi qualcun altro ritenne di non sprecare la cospicua fornitura (mancano documenti interni relativi alla vicenda, e bisogna ricorrere ad ipotesi) e, con una decisione abbastanza sorprendente, si decise di emettere a Trieste i francobolli sovrastampati il 30 ottobre, cioè in piena amministrazione italiana.
Un’altra vicenda invece non fece scalpore all’epoca. Dopo i commemorativi per l’Interpol, in Italia era programmato un francobollo per le onoranze a Carlo Lorenzini (Collodi): francobollo detto famigliarmente «Pinocchio». Anche questo venne regolarmente sovrastampato per Trieste; ma giacché la data d’emissione programmata era proprio il 26 ottobre, si decise di incenerirne la tiratura effettuata, completata o meno che fosse.
E la cosa finì lì. Ma agli inizi del 1972 comparvero sul mercato alcuni esemplari nuovi, sfuggiti all’inceneritura probabilmente perché dati in omaggio ad autorità, come si usava. Ad oggi ne sono noti una ventina di esemplari nuovi e un paio con annulli di favore, e la loro quotazione di mercato è molto elevata.
Ma naturalmente, prima dell’inceneritura, come di prassi erano stati inviati tre fogli completi al museo postale italiano di Roma. La loro esistenza presso quel benemerito istituto di conservazione era nota, ma solo nella mostra «1954 anche il servizio postale ritorna all’Italia», a Trieste dal 26 ottobre 2004 al 6 gennaio 2005 presso il museo postale e telegrafico della Mitteleuropa, vennero esposti per la prima volta (foto 6).
Conclusione
Le emissioni di Trieste e della Venezia Giulia, che per ragioni storiche, amministrative e culturali di assoluta evidenza fanno parte integrante della collezione filatelica d’Italia, dal 1945 hanno visto periodi di grande interesse dei filatelisti italiani alternati ad altri di completo disinteresse. Attualmente siamo in un periodo di disinteresse, anche se alcuni timidi segnali lasciano intravvedere un prossimo rifiorire, che non ci si può non augurare.
Più che per il bene della filatelia, per omaggio alla Patria.