Tra la fine di aprile e gli inizi di maggio 1945 le forze iugoslave entrarono in tutta la regione. Le ultime città italiane ad essere occupate furono Pola e Fiume, il 2 ed il 3 maggio 1945.
Con gli accordi di Duino che avevano sancito la spartizione della regione in due zone d’occupazione, la A e la B, le forze iugoslave mantennero in regime d’occupazione la zona B della Venezia Giulia, cioè l’intera regione sino a Fiume escluse le città di Gorizia, Trieste, Pola con una ristretta fascia di territorio.
Ripreso il servizio postale, dapprima si fece pagare la tassa delle lettere per contanti, senza utilizzare nessun francobollo (foto 1).
Si è visto come a Trieste e a Pola, in tempi diversi e prima dell’abbandono delle città, gli iugoslavi avessero sovrastampato i francobolli già della RSI con diciture bilingui o solo in croato; in ambedue le città quei valori erano entrati in distribuzione dopo l’arrivo degli anglostatunitensi.
L’operazione di sovrastampa venne effettuata all’inizio dell’occupazione anche a Fiume, terzo capoluogo di provincia occupato. Non venne invece messa in atto nell’ultimo capoluogo di provincia occupato a maggio, Gorizia.
Nel capoluogo quarnerino la dicitura prescelta fu bilingue: “3 V 1945 Fiume Rijeka” (foto 2, 3).
Nell’agosto 1945 le autorità iugoslave diffusero una nuova serie di valori per l’intera zona B, con diciture in croato, sloveno e italiano, detti «Litorale», con vedute della regione (anche della zona A) e la dicitura “Istria Littorale sloveno”. Nella toponomastica iugoslava, «litorale sloveno» è la parte dell’Istria pertinente alla Slovenia, a nord del torrente Dragogna, mentre «Istria» è la parte croata. In questa emissione, nella parola «Litorale» vi era una «t» in più ma, come fece osservare Giovannino Guareschi, più che una «t» in più, vi era uno «sloveno» in più (foto 4).
Venne emessa anche una cartolina postale, con intestazione bilingue “Dopisnica – cartolina postale” e, solo in croato, l’autorità emittente e la zona in cui fu messa in circolazione: “Occupazione militare iugoslava per la marca giuliana, il litorale sloveno, l’Istria e Fiume” (foto 5).
Dapprima rimasero in uso i bolli postali italiani, in cui venne scalpellato via il nome della provincia in basso: Gorizia, Trieste, Pola (non a Fiume).
Vennero poi introdotti nuovi bolli con dicitura solo in lingua slava (foto 6), che dopo le proteste alleate (perché erano contrari agli accordi di giugno che chiedevano il bilinguismo) vennero sostituiti da altri con dicitura bilingue sloveno o croato e italiano (foto 7, 8).
Era in atto una pesante azione snazionalizzatrice, svolta con la propaganda e con la violenza, che ebbe i suoi riflessi anche in queste piccole cose postali. Per esempio, nel respingere al mittente la posta proveniente dall’Italia diretta nella zona B perché l’indicazione della località era scritta in italiano.
Nel febbraio 1947, quando ormai era certa la cessione alla Iugoslavia dell’intera zona, questa ritirò i francobolli “Litorale” ed emise una nuova serie, sovrastampando francobolli iugoslavi con la dicitura “Amministrazione militare dell’armata iugoslava” (foto 9).
Il 15 settembre 1947, quando 350.000 italiani avevano già abbandonato la loro piccola patria, avvenne il cambio di sovranità.
In Dalmazia
A Zara, capitale della Dalmazia e città italiana più bombardata durante la guerra, i titini entrarono il 31 ottobre 1944. Nel marzo 1945 ripresero i servizi postali: le corrispondenze venivano inoltrate senza affrancatura, con un bollo in lingua croata e serba (foto 10). Il 16 agosto 1945 ripresero i collegamenti con l’Italia. Nell’autunno 1945 entrarono in vigore i francobolli iugoslavi (foto 11).
Anche se il cambio di sovranità avvenne ufficialmente il 15 settembre 1947, l’occupazione della città fu subito un’annessione di fatto, con la cancellazione di tutte le sue strutture preesistenti (foto 12).