Nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale; l’Italia vi entrò il 24 maggio 1915, combatté per quarantuno mesi e, con il tributo di 680.000 caduti e la concluse vittoriosamente.
Il 3 novembre 1918 venne siglato l’armistizio e le Forze armate italiane iniziarono la presa di possesso dei territori assegnati dal patto di Londra. Il 3 entrarono a Trento e Trieste (foto 1) completando poi rapidamente l’occupazione della Venezia Giulia e della Dalmazia.
Tra le cartoline gettate vi era quella compilata dal comandante in seconda, diretta alla madre e bollata con il bollo del dirigibile. Fu l’unica cartolina compilata ed inoltrata a destinazione, al ripristino dei servizi. Sono riprodotti il recto ed il verso di quella cartolina.
Venezia Giulia
Nei primi giorni il servizio postale si svolse in maniera fortunosa e precaria: lungo la rotta Trieste-Regno si utilizzava la posta militare oppure si affidavano le proprie corrispondenze a intermediari diretti a Venezia (foto 2).
Il trasporto della corrispondenza avveniva per via marittima con le torpediniere della Marina da Trieste a Venezia, o per via aerea, con linee aeree per il servizio postale organizzate con idrovolanti della Marina, che toccavano Venezia, Trieste, Pola, Fiume, e, da Ancona, Zara e Sebenico. Il servizio, detto «posta area transadriatica» iniziò il 23 novembre e si protrasse sino all’autunno del 1919 (foto 3).
Le carte-valori postali erano chiari simboli di sovranità — i francobolli dell’epoca portavano di norma l’effige del regnante, e così era sia per quelli austriaci sia per quelli italiani — e sin da subito non era quindi possibile mantenere in uso le carte valori del cessato regime, che recavano l’effige dell’imperatore Carlo o l’aquila asburgica. Prassi comune in tutta Europa fu la sovrastampa delle carte valori con scritte o simboli che indicassero la nuova amministrazione e, se del caso, il cambio di valore o di moneta.
Dapprima furono sovrastampati i valori austriaci con l’indicazione “Regno d’Italia Venezia Giulia 3. XI. 1918” (foto 4), poi quelli italiani con l’indicazione “Venezia Giulia” (foto 5). Seguirono quelli italiani con la stessa indicazione ed anche, ad evitare equivoci, il valore in centesimi di corona (foto 6). La moneta austriaca rimase in corso sino all’aprile 1919. Dopo di ché, si usarono i normali francobolli italiani.
Con il trattato di Rapallo della fine del 1920, la regione fu annessa all’Italia.
Fiume
Assegnata alla Croazia dal patto di Londra del 1915, la città abitata soprattutto da italiani venne reclamata dall’Italia. Iniziate a Versailles le trattative per la sistemazione postbellica, la città divenne uno dei nodi del dibattito, che si trascinò sino al settembre 1919.
In questo periodo vennero emessi a Fiume alcune carte-valori, sia sovrastampando le carte-valori già ungheresi rimaste in città (foto 7), sia predisponendo poi molti francobolli specifici (foto 8).
Il 12 settembre 1919 Gabriele D’Annunzio con una colonna di legionari occupò Fiume rivendicandola all’Italia. In questo periodo in città vennero emessi diversi francobolli, d’ispirazione dannunziana anche nella grafica (foto 9, 10).
Il 12 novembre 1920, quando si ebbe notizia della stipula del trattato di Rapallo, che costituiva Fiume in Stato libero, D’Annunzio fece occupare dai suoi le isole quarnerine di Arbe e Veglia: nell’occasione alcuni francobolli furono sovrastampati anche “Arbe” e “Veglia” per l’uso nelle due isole (foto 11).
Nei giorni di Natale del 1920 le truppe italiane entrarono con la forza in città ed esautorarono D’Annunzio ed i suoi. Si costituì lo Stato libero di Fiume. Un governo provvisorio diede vita ad una assemblea costituente; nell’ottobre 1921 Riccardo Zanella, capo degli autonomisti cittadini, costituì il proprio governo, che venne però esautorato da un’insurrezione nazionale il 3 marzo 1922. Seguirono altri governi cittadini ed un governo militare, ed anche in questo periodo furono emesse varie carte-valori (foto 12).
Grazie a nuovi accordi fra Italia ed Iugoslavia, il 22 febbraio 1924 la città fu annessa all’Italia (foto 13).
Zara e la Dalmazia
In virtù del patto di Londra l’Italia aveva occupato Zara, Sebenico, un vasto entroterra da Carlopago a Punta Planca, le isole di Pago, le Incoronate, Lissa, Lesina, Lagosta, Curzola, Meleda. Anche la sorte di queste terre fu stabilita con il trattato di Rapallo, il 12 novembre 1920; solo la città di Zara e l’isoletta di Lagosta entrarono in Italia, costituendo la più piccola provincia del regno. Il resto del territorio fu diviso in tre zone, che fra il 1921 ed il 1923 furono consegnate alla Iugoslavia.
Anche in Dalmazia furono dapprima introdotti i francobolli italiani sovrastampati in valuta già austriaca, già distribuiti nelle altre terre redente. Nell’aprile 1919 nelle Venezie Tridentina e Giulia avvenne il cambio della moneta (e quindi il ritiro delle carte-valori sovrastampate) ma non in Dalmazia. Qui fu perciò necessario continuare ad usare le carte-valori italiane sovrastampate in valuta già austriaca, e queste nuove sovrastampe si differenziano dalle precedenti per il diverso carattere tipografico (foto 14).
I valori emessi nel 1921 furono in corso nelle zone poi cedute dove era ancora in corso la corona austriaca, ma non a Zara, dove dopo l’annessione della fine del 1920 si era avuto il cambio di valuta (foto 15).
Italia
Avviata e completata la trasformazione dall’ordinamento austriaco in quello italiano, in Venezia Giulia e a Zara la posta svolse il suo servizio per i cittadini con continuità e dedizione, contribuendo allo sviluppo e all’italianizzazione della regione.
I francobolli per l’annessione
Negli anni Venti non erano ancora diffusi i francobolli commemorativi, cioè non di normale uso e distribuzione, ma emessi specificatamente per ricordare qualche evento, in tiratura prestabilita e con validità temporale limitata. L’Italia aveva cominciato ad emetterli nel 1910 per Garibaldi, ed erano seguite poche serie: il cinquantenario dell’Unità nel 1911, la ricostruzione del campanile di San Marco a Venezia nel 1912; ci fu poi un’emissione per la Croce Rossa nel 1915.
La successiva emissione commemorativa uscì il 5 giugno 1921: tre francobolli da 15 c., 25 c. e 40 c. che celebravano l’annessione della Venezia Giulia. Il soggetto, unico, riproduceva il sigillo bronzeo trecentesco del libero Comune di Trieste (l’originale sta ai Civici musei di storia e arte di Trieste) e la scritta “Annessione della Venezia Giulia 5 gennaio 1921”. Il disegno era del triestino Gustavo Petronio (foto 16).
Le cartoline pubblicitarie
In questo periodo vi era anche un inconsueto modo di farsi pubblicità con la posta, e cioè una porzione di spazio sul recto delle cartoline postali in uso, inserendovi un tassello pubblicitario. L’iniziativa ebbe un discreto successo, perché vi aderirono diverse decine di ditte. Due quelle triestine (le uniche dell’area giuliano-dalmata): Assicurazioni Lloyd Italiano agenzia di Trieste e la «Spremitura olii vegetali» (foto 17, 18).
Gli annulli speciali
Dalla fine dell’Ottocento era iniziata in Italia e negli altri paesi la pratica di aprire degli uffici postali distaccati e temporanei in occasione di grandi eventi, come fiere, esposizioni, mostre. I bolli postali di quegli uffici riportavano il nome dell’esposizione. Anche a Trieste e nella Venezia Giulia furono aperti questi uffici temporanei in occasione di vari eventi, che diedero luogo a bolli detti «speciali». In tutto furono una ventina di uffici (foto 19, 20).
I congressi filatelici
I congressi filatelici italiani erano libere riunioni di filatelisti italiani, organizzate da società filateliche, che costituivano l’annuale occasione d’incontro fra collezionisti. Il primo si tenne a Napoli nel 1910; seguirono nell’anteguerra Torino, Milano, Roma, Napoli. La tradizione riprese nel 1919, con Torino, Genova, Firenze.
Nel 1922 il IX congresso si tenne a Trieste, dal 4 all’11 giugno, organizzato dal locale circolo filatelico triestino nella sala del ristorante Dreher in piazza della Borsa. Per festeggiare l’avvenimento, il circolo organizzatore chiese al ministero di sovrastampare alcuni francobolli italiani allora in uso e venderli a Trieste durante il congresso. Il ministero accondiscese, e si ebbe un’emissione commemorativa composta dai francobolli da 10 c., 15 c., 25 c., 40 c. con sovrastampa IX Congresso / Filatelico / Italiano — Trieste / 1922, stampati in 15.000 esemplari ciascuno (foto 21).
In Venezia Giulia si tenne anche il 14° congresso, a Fiume dal 14 al 22 giugno 1927 (foto 22) e vi furono naturalmente anche altre occasioni d’incontro filatelico (foto 23).
I francobolli per Fiume
L’ultima serie di francobolli commemorativi che riguardava l’area giuliana fu quella del 12 marzo 1934 che commemorava il decennale dell’annessione di Fiume. Era composta da sette valori di posta ordinaria, sei di posta aerea e due aeroespressi, con dieci soggetti differenti (foto 24).
L’aviazione civile e la posta aerea
L’aviazione civile in Italia iniziò il proprio cammino nel 1926, a cura di una famiglia di imprenditori di Portorose, i fratelli Cosulich, che fondarono la Sisa, Società italiana servizi aerei. La Società si diede da fare per ottenere la concessione di linee aeree, e il 1° aprile 1926 iniziò l’esercizio della linea Trieste-Venezia-Pavia-Torino (foto 25). La linea era servita da un idrovolante, ritenuto più adatto perché poteva trovare facilmente luoghi per l’atterraggio d’emergenza. L’apparecchio era molto piccolo, trasportava due piloti e cinque passeggeri; serviva Pavia, dove ammarava sul Ticino, come idroscalo di Milano; a Torino ammarava nel Po.
Il servizio su questa linea fu dapprima trisettimanale, poi giornaliero, poi bigiornaliero sulla tratta Trieste-Venezia. Da Venezia a Torino il servizio era sospeso nella cattiva stagione per le frequenti nebbie. Dal maggio 1927 la linea fu prolungata a Portorose. Venne soppressa dall’ottobre 1930.
Il 15 ottobre 1926 venne inaugurata un’altra linea aerea a cura della Sisa, la Trieste-Zara, come prolungamento della precedente (foto 26). Il servizio era giornaliero, con scali facoltativi a Brioni e Lussinpiccolo. Dal 1° maggio 1927 divenne Portorose-Trieste-Zara; dal 15 dicembre 1928 divenne il «periplo dell’Adriatico», ovvero la linea circolare Portorose-Trieste-Zara-Ancona-Venezia-Trieste-Portorose, poi cambiò ancora i percorsi adriatici. Nel 1934 le varie compagnie private vennero riunite nella compagnia di bandiera Ala Littoria, ma le linee ancora funzionanti continuarono l’attività sino alla guerra (foto 27).