La Slovenia vende gli “ori di famiglia”

Scritto da Mauro Manzin, «Il Piccolo», 16/04/14
mercoledì 16 aprile 2014

TRIESTE – Il “piano 2” delle privatizzazioni in Slovenia sta prendendo forma. A redigerlo gli esperti del ministero delle Finanze sotto la guida del ministro Uroš ‹ufer. Un piano ambizioso, pronto a vendere tutta l’argenteria di famiglia per trattenere solo alcune aziende definite strategiche per lo Stato sloveno. Un piano da un miliardo di euro. Il progetto ‹ufer dovrà ora essere esaminato dal governo e quindi passare al voto del Parlamento. Un piano che subirà sicuramente degli aggiustamenti e che in seno all’esecutivo Bratušek troverà la forte opposizione dei socialdemocratici (Sd) che già hanno approvato a denti strettissimi la prima fase delle privatizzazioni tuttora in corso.

La gestione della vendita delle azioni dello Stato sarà nelle mani dalla neonata Holding statale della Slovenia (Sdh) che gestisce tutti i beni dello Stato. Al termine dell’esecuzione anche del “piano 2” in tema di privatizzazioni in mano allo Stato della Slovenia rimarranno solo le aziende strategiche, ossia, tutto il settore energetico, Luka Koper, le Ferrovie slovene, la Sid Banka, le assicurazioni Modra e la Lotteria della Slovenia. Tutte le altre aziende vedrebbero la vendita della partecipazione statale e quindi andranno sul mercato anche la Dars (Società autostrade della Slovenia), Petrol (c’è già il grande interesse della russa Rosnjeft), la Nova Ljubljanska Banka, la Hit che gestisce i casinò e le Poste. Un affare da un miliardo.

Ma vediamo più da vicino quali sono le principali partecipazioni che verranno messe in vendita come anticipato dal quotidiano Dnevnik di Lubiana. C’è la Geoplin (controllato 40%) che gestisce la vendita di gas metano. Nel settore bancario la Abanka Vipa (controllato 100%), Nova Kreditna Banka Maribor (controllato 100%), Banka Celje (controllato 9,4%), Factor Banka (controllato 100%) e Probanka (controllato 100%). Nel ramo assicurativo la Sava Re (controllato 29,2%). Nel gioco la Casino Bled (controllato 46,5%), Casino Portorož (controllato 24,5%) e Hit Nova Gorica (controllato 43,9%). Nel campo delle holding finanziarie la Kdd (controllato 24,1%) e Sava (controllato 29,7%). Nel turismo le Terme ‹atež (controllato 23,8%), la Grand Hotel Union (controllato 18,8%), Kompas (controllato 11,4%) e Terme Olimija (controllato 25%). Nel settore produttivo la Gorenje (controllato 22,2%), Letrika (controllato 21,3%), Peko (controllato 66,8%), Cimos (controllato 7,7%), Sij (controllato 25%), Paloma (controllato 71%), Aero (controllato 32,6%) e Unior (controllato 45%). Nell’alimentare Perutnina Ptuj (controllato 9,9%), Pivovarna Laško (controllato 7,1%) e Žito (controllato 27,2%). Una lunga “lista della spesa” per le multinazionali o altre aziende europee. Con una sola controindicazione: alcune di queste non sono in ottima salute, anzi, e hanno un bel mucchio di debiti da pagare. Ai manager l’ardua sentenza.