Scritto da Christiana Babic, «La Voce del Popolo», 09/02/15
lunedì 09 febbraio 2015
“Il 10 febbraio, giorno dedicato al ricordo delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, è una data che va rispettata, con dignità ed evitando politicizzazioni. Il 10 febbraio vanno ricordate tutte quelle persone che hanno vissuto una grande ingiustizia e che sono state vittime di una tragedia provocata dalla guerra”. Così il deputato della CNI e presidente dell’Unione Italiana, Furio Radin, che anche quest’anno parteciperà alla cerimonia organizzata per l’occasione a Roma, alla Camera dei deputati alla presenza delle massime cariche dello Stato – il capo dello Stato Sergio Mattarella, il presidente del Senato, Pietro Grasso, e il presidente della Camera, Laura Boldrini – nonché dei rappresentanti delle associazioni degli esuli e delle istituzioni. Nella sua dichiarazione rilasciata all’agenzia Hina, Radin ha confermato così che anche quest’anno la Comunità Nazionale Italiana sarà rappresentata alle cerimonie organizzate in occasione del Giorno del Ricordo.
LA FOIBA DI VINES
“L’anno scorso ho partecipato all’evento svoltosi al Quirinale e quest’anno sarò alla Camera”, ha detto Radin, che ha aggiunto: “Al momento nulla sta ad indicare che un qualcosa potrebbe essere organizzato anche in Croazia”. “Già nel 2001 avevo proposto che, ad esempio, anche per la Foiba di Vines nei pressi di Albona in Croazia si proceda come fatto in Italia a Basovizza, dove la Foiba ha lo status di monumento nazionale, e dove viene reso ufficialmente omaggio alle vittime. Ma mentre i partigiani italiani hanno accettato le commemorazioni lo stesso non hanno fatto gli esponenti della Società dei combattenti antifascisti dell’Istria e così ad oggi in questo senso non sono stati fatti passi avanti”, ha detto. “Oggi, però, quando sia l’Italia, sia la Slovenia sia la Croazia sono Paesi membri dell’UE e quindi appartengono alla stessa famiglia, si apre la possibilità di organizzare una cerimonia congiunta per ricordare la tragedia delle foibe e dell’esodo. Ognuno dovrebbe ammettere i propri sbagli e si dovrebbe evitare ogni politicizzazione delle vittime”, ha proseguito Radin, aggiungendo: “È insostenibile che i premier croati si rechino a Bleiburg e che allo stesso tempo le vittime delle foibe siano ignorate”.
LA PAROLA AI PRESIDENTI
“Non desidero dispensare consigli a nessuno, ma penso che l’iniziativa per una commemorazione congiunta dovrebbe partire dai nostri presidenti”, ha affermato Radin, che ha concluso: “Questo sarebbe un ottimo inizio”. Un inizio per il quale bisognerà evidentemente attendere ancora perché al momento non c’è alcun segnale in questa direzione. Va detto però anche che il periodo è contraddistinto da passaggi di consegne, appena avvenute in Italia, dove a Giorgio Napolitano è subentrato Sergio Mattarella, o attese nei prossimi giorni, in Croazia, dove la cerimonia d’insediamento del presidente eletto Kolinda Grabar Kitarovi? è in agenda domenica 15 febbraio, mentre l’entrata in carica ufficiale si avrà giovedì, 19 febbraio, quando succederà a Ivo Josipovi?.
LO SPIRITO DI TRIESTE E DI POLA
Soltanto una volta espletati questi passaggi i tre presidenti – italiano Sergio Mattarella, croato Kolinda Grabar Kitarovi?, e sloveno Borut Pahor – potranno decidere di dare un seguito all’evento trilaterale svoltosi a Trieste nel 2010 quando gli allora capi di Stato – Napolitano, Josipovi? e Türk – parteciparono al “Concerto per la Pace” diretto dal Maestro Muti in Piazza dell’Unità dando vita a quello che oggi viene definito “lo spirito di Trieste” e che proseguì poi a livello bilaterale italo-croato a Pola nel settembre del 2011 quando, dopo un incontro nella locale Comunità degli Italiani, di fronte a migliaia di persone, connazionali e non, che giunsero all’Arena per assistere al concerto “Italia e Croazia insieme in Europa” Giorgio Napolitano e Ivo Josipovi? pronunciarono una dichiarazione congiunta.
LA DICHIARAZIONE CONGIUNTA
In quell’occasione dissero: “Siamo davanti a voi questa sera in nome dei nostri Stati e dei nostri popoli. Intendiamo testimoniare, come già a Trieste lo scorso anno, la ferma volontà di far prevalere il tanto che ci unisce su quello che ci ha dolorosamente diviso in un tormentato periodo storico, segnato da guerre tra Stati ed etnie”. “I nostri popoli sono uniti da più di mille anni di convivenza in una comune civiltà e cultura. Su queste fondamenta storiche possiamo costruire una pace stabile e prospera”, proseguirono, per poi aggiungere: “Condividendo gioia e fiducia davanti alle future opportunità, sentiamo il dovere di ricordare anche i lati oscuri della nostra storia comune. Nel passato sono stati commessi gravi errori ed ingiustizie. Nel secolo scorso, il secolo horribilis della storia dell’umanità, questi errori e queste ingiustizie sono stati pagati con i tragici destini di centinaia di migliaia di innocenti”. E poi ancora: “In nome dei nostri popoli e per il futuro di tutti noi e dei nostri figli, ci inchiniamo davanti alle vittime che hanno perso la propria vita o il proprio radicamento famigliare. In ciascuno dei nostri Paesi coltiviamo come è giusto la memoria delle sofferenze vissute e delle vittime e siamo vicini al dolore dei sopravvissuti a quelle sanguinose vicende del passato. Nel perdonarci reciprocamente il male commesso, volgiamo il nostro sguardo all’avvenire che con il decisivo apporto delle generazioni più giovani vogliamo e possiamo edificare in un’Europa sempre più rappresentativa delle sue molteplici tradizioni e – così ancora Napolitano e Josipovi? nell’Arena di Pola – sempre più saldamente integrata dinanzi alle nuove sfide della globalizzazione”. Un passaggio della dichiarazione congiunta era dedicato alle vittime. “Questa è l’occasione per ricordare la tragedia delle vittime del fascismo italiano che perseguitò le minoranze e si avventò con le armi contro i vicini croati, e sempre operò contro la libertà e la vita degli stessi italiani. Questa è l’occasione per ricordare le vittime italiane della folle vendetta delle autorità postbelliche dell’ex Jugoslavia”, dissero i due presidenti.
I NUMERI ANCORA DA ACCERTARE
Nessun riferimento ai numeri, anche perché la questione è ancora aperta. Riguardo alle vittime delle foibe, rispondendo a una domanda della Hina, il ministero croato dei Difensori ha reso noto di “non disporre di dati ufficiali sul numero. Abbiamo soltanto informazioni parziali e discordanti tra loro, che sono state raccolte delle associazioni della società civile o che derivano da ricerche fatte”. “Ad oggi non abbiamo ricevuto questi dati in sede di colloqui ufficiali della commissione per l’attuazione dell’Accordo tra il governo della Repubblica di Croazia e il governo della Repubblica Italiana sulla sistemazione delle sepolture di guerra (pubblicato sulle Narodne Novine – Accordi internazionali 6/2001). Questo – hanno concluso dal ministero – sarà sicuramente uno dei temi che affronteremo nei futuri colloqui”.