Scritto da «Il Piccolo», 23/11/14
domenica 23 novembre 2014
TRIESTE – Era il 28 novembre del 1954 il giorno in cui, a Trieste, si svolse l’assemblea costitutiva dell’Unione degli Istriani. Da allora l’associazione non ha mai abbandonato le sue finalità che, ricorda il presidente Massimiliano Lacota, «si sono tradotte in pratica con la lunga battaglia contro la ratifica di Osimo da un lato, e con le attività culturali per la rivendicazione del diritto alla proprietà e alla memoria dall’altro». Ieri l’Unione ha vissuto uno dei momenti portanti dei festeggiamenti per l’anniversario con un convegno intitolato “Il confine orientale dal Memorandum di Londra all’allargamento dell’Unione europea: pensieri, azioni ed omissioni nella difesa degli interessi nazionali in Istria” che si è svolto nel palazzo della Regione in piazza Unità. L’evento è stato aperto dalla lettura del saluto inviato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: l’anniversario, scrive, è «occasione per rinnovare la memoria di uno dei periodi più bui della nostra storia, nonché momento di riflessione sui traguardi raggiunti dal nostro Paese nel superamento di un tragico passato che ha lasciato aperte, per lungo tempo, ferite profonde». «L’Unione degli Istriani – si legge nel messaggio – ha avuto un ruolo fondamentale, di cui la costituzione del Museo di Carattere nazionale di Padriciano è una delle più concrete testimonianze. Sono certo che l’Unione degli Istriani saprà continuare a fornire il suo importante contributo per preservare il ricordo di dolorose pagine del nostro passato e per costruire un futuro di sempre più stretta vicinanza e amicizia tra i Paesi della regione».
Lacota ha segnalato «la scarsa conoscenza della storia del movimento associativo giuliano-dalmata, decisamente complesso e variegato»: nonostante il marchio attribuito di «organizzazione reazionaria» del quale ancora oggi non è riuscita a liberarsi del tutto, il presidente ha sottolineato il «carattere sovrapartitico» dell’Unione degli Istriani che «in realtà venne fondata da elementi lontanissimi dalla destra, ma una tale falsata connotazione venne brevettata per giustificare l’intransigenza dei suoi dirigenti verso una gestione del problema della zona B da parte dei diversi governi italiani, allora giudicata inaccettabile e lesiva dei diritti dei profughi». Per il futuro, il presidente vede «ostacoli e opportunità»: «A settanta anni da quei fatti tremendi, non può bastare la deposizione di una corona di fiori da parte dei rappresentanti degli Stati che ora hanno sovranità sulle terre da cui proveniamo – ha detto -. Secondo me il modo in cui uno Stato riconosce una tragedia in via ufficiale è attraverso un atto parlamentare. La Serbia l’ha fatto nel riconoscere le persecuzioni della minoranza tedesca nel secondo dopoguerra, e ciò aiuterebbe anche da noi. Nella mia ingenuità mi aspetterei questo dai parlamenti di Slovenia e Croazia, non pare così difficile. Eppure lo è». Nel suo saluto Debora Serracchiani si è soffermata sul «lungo elenco dei silenzi e delle omissioni dei governi succedutisi nei decenni, consumati proprio ai danni di coloro su cui ricadde più duramente la colpa di aver perso una guerra sciagurata. Schiacciati tra la Realpolitik dell’Italia ai tavoli dei vari trattati e la perdurante influenza della contrapposizione dei blocchi, gli esuli sono divenuti quasi un “popolo senza storia”. La loro emersione è stata possibile solo a fronte del dileguarsi delle ideologie e del crollo degli Stati che pretendevano di inverarle: il parallelo concretizzarsi dell’idea di Europa ed il suo benefico contagio hanno compiuto un’opera di salutare “normalizzazione” anche nei confronti dell’approccio ai drammi dell’Italia contemporanea». Nel corso del convegno (a cui non ha partecipato l’Irci, ma esclusivamente, precisa la presidente Chiara Vigini, per precedenti impegni istituzionali), si sono poi snodati i vari interventi; si è spaziato dall’esame del contesto politico in cui nacque l’Unione degli Istriani, all’analisi del Trattato di Osimo (e l’opposizione alla sua ratifica), passando attraverso gli anni della dissoluzione della Repubblica jugoslava («tra politica revisionista e riscatto della memoria»), per rivolgere quindi la sua attenzione ai nuovi rapporti con Slovenia e Croazia. Nei primi giorni di dicembre l’Unione degli Istriani organizzerà l’incontro, originariamente previsto per ieri, fra gli ex presidenti della Camera Gianfranco Fini e Luciano Violante sul tema della memoria sul confine orientale. (g.tom.)