A Gorizia due conferenze sulla Grande guerra

Scritto da ANVGD. – Comitato provinciale di Gorizia, 07/09/14
domenica 07 settembre 2014

Riprenderanno a Gorizia nei mesi di settembre ed ottobre p.v. gli incontri a carattere storico riferenti alcuni aspetti della prima guerra mondiale non sufficientemente diffusi dai mass media e quindi meritori di essere affrontati, promossi dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Gorizia di Gorizia con il Patrocinio del Comune di Gorizia e della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia. I due momenti culturali avranno luogo presso la sala “della Torre” di via Carducci a Gorizia il 12 e il 19 settembre, con inizio alle ore 18.30. Il primo vedrà la partecipazione della giornalista trentina Luisa Pachera di Avio che parlerà su:” La marchesa Gemma Guerrieri Gonzaga ed i prigionieri austriaci di lingua italiana dispersi in Russia (1914/1920)”, argomento inedito per Gorizia e dintorni. L’introduzione verrà svolta dalla presidente dell’ANVGD di Gorizia, prof.ssa Maria Grazia Ziberna e dallo storico friulano Giorgio Milocco. La giornalista Luisa Pachera alcuni anni fa ha dato alle stampe un volume dedicato (2008) a questa figura femminile definita “l’angelo custode dei prigionieri di lingua italiana in Russia”. L’Archivio de Gresti, conservato gelosamente a Trento, è ricchissimo di documenti e corrispondenze non solo con persone residenti in Trentino ma anche nel nostro Litorale, Trieste e l’Istria e la Dalmazia. Nel lontano 1914 la de Gresti era venuta incontro ai desideri di una sua vicina di casa, una popolana di Avio, che le aveva chiesto di intercedere presso le autorità competenti per avere notizie di suo marito militare austro-ungarico disperso in guerra sul fronte galiziano. Fortuna volle che la de Gresti non solo avesse conoscenze tra i parlamentari italiani e tra le gerarchie militari ma anche tra persone residenti in Russia.

Il primo tentativo ebbe successo e dato che la notizia si diffuse di lì a poco molte persone cominciarono a battere alla sua porta o le inviarono delle suppliche perche si adoperasse in casi analoghi. La de Gresti mise così insieme un gruppo di volontari e creò una rete adeguata ad effettuare ricerche in Italia ma anche in Russia, operazioni non semplici per le quali si doveva superare la ritrosia di qualche funzionario e le abissali distanze. In tempi successivi si adoperò anche per un pronto rientro dei prigionieri attraverso le varie Missioni Militari Italiane in Russia. Il problema principale fu però la mancanza di convogli adatti per il loro trasporto da Archangelsk e successivamente da Vladivostok. Tanto per avere una idea l’esercito a.u. perse nel 1914 già 100.000 uomini, nel 1915 vi si aggiunsero 130.000 a seguito della caduta di Przemysl e nel 1916 altri 350.000 prigionieri a seguito della offensiva Brusilov, una parte dei quali era originario della Contea di Gorizia e Gradisca. Altri invece provenivano dal Trentino, da Trieste dall’Istria e dalla Dalmazia. La Russia fu costretta a mettere in funzione centinaia di campi di concentramento sia nella parte Europea sia in quella più lontana, inaccessibile e inospitale della Siberia. I più citati sono quelli di Tambov, Darnitsa, Kirsanov, Samarkanda, Taskent, Irkutsk, Krasnojarsk ecc. La Croce Rossa Internazionale si adoperò incessantemente attraverso varie organizzazioni umanitarie per lenire le sofferenze dei prigionieri. Il fenomeno era però troppo vasto e molti detenuti morirono. Non tutti i campi erano idonei e molti erano sovraffollati, mal attrezzati e senza servizi. Molti detenuti approfittarono dell’opportunità di uscire dal campo e lavorare in qualche fabbrica o in qualche grande azienda agricola per migliorare le proprie condizioni e disporre di qualche rublo. L’opera ammirevole della de Gresti continuò anche negli anni Venti.

Il secondo incontro vedrà Giorgio Milocco, introdotto dalla presidente dell’ANVGD Gorizia, prof.ssa Maria Grazia Ziberna, parlare su: “I Goriziani e i Friulani nel Corpo Italiano in Estremo Oriente (1918/1920)”, che secondo recenti ricerche ammonterebbero a più di duecento elementi. Il Regio Corpo Italiano in Estremo Oriente (1918/1920) si costituì a seguito dello scoppio della rivoluzione bolscevica e la pace separata di Brest-Litovsk del 1918 (18.3) a pochi mesi dalla fine del conflitto. L’Italia inviò truppe “metropolitane” composte da due battaglioni di fanteria, una compagnia mitragliatrici pesanti e una sezione di artiglieria da montagna. La partenza avvenne dal porto di Napoli e il giuramento solenne degli “optanti” ex-prigionieri a.u. di lingua italiana a Tientsin (Cina) il 1.8.1918. In complesso il Corpo raggiunse quasi duemila elementi e venne diretto dal colonnello Edoardo Fassini Comossi e mirabilmente seguito dal maggiore Cosma Manera. In chiave locale l’unico memoriale sino ad ora pubblicato è quello del friulano Carlo Spagnul di Aiello del Friuli recentemente ripubblicato. Camillo Medeot, storico goriziano, se ne è invece occupato largamente in un volume uscito nel 1978: “Friulani in Russia e in Siberia 1914-1919”. A Tientsin nella Concessione Italiana giurarono fedeltà poco più di 830 persone ivi confluite dagli inizi del 1918 percorrendo la Transiberiana (Kirsanov-Vologda-Krasnojarsk-Vladivostok). Essi confidavano in un pronto ritorno casa come era accaduto per i tre convogli di Archangelsk (1916) ma le cose non andarono come speravano. Una parte di loro svenne arruolata nell’esercito italiano per combattere i bolscevichi in Siberia e così arginare il pericolo “rosso” che avrebbe potuto allargarsi a macchia d’olio. In Siberia operavano oltre alla Legione cecoslovacca anche altri contingenti alleati tra cui i più numerosi erano quello giapponese e statunitense. Non mancarono in zona gli eserciti “bianchi” dei vari Denikin e Kolchak ed altri minori. Furono utilizzati nella zona di Krasnojarsk per qualche mese nel 1919 per poi far ritorno a Vladivostok o a Chin-vang-tao. Il compito principale loro assegnato era quello di controllare il tracciato della Transiberiana, depositi, campi di concentramento e altri punti strategici. Tra le famiglie friulane ed isontine si serba ancora il ricordo dei famigliari richiamati sotto le armi asburgiche. In un territorio che sino al 1918 era denominato Litorale si può ipotizzare che siano partiti sessantamila uomini validi (dalla classe 1866 a quella del 1897).

Ne seguirono altre classi subito dopo Caporetto con il ritorno nel Litorale delle truppe a.u. (cl. 1898, 1899,1900). Coloro che rientrarono a casa sani e salvi, tramandarono storie avvincenti e drammatiche, in parte note e pubblicate ma molte in parte in attesa di essere scritte, integrate e diffuse. Il Centenario della prima guerra mondiale può essere l’occasione per il loro recupero. L’intento però potrebbe esser materialmente più ambizioso se gli inviti fatti pubblicamente avessero una risposta adeguata da parte del pubblico. Solo attraverso i legittimi proprietari depositari della memoria famigliare e possessori di foto, memoriali e di diari si possono ricostruire compiutamente le vicende dei reduci a.u. residenti nella ex Contea di Gorizia e Gradisca.