Nucleare, no a Monfalcone. Sito fra Lignano e Latisana

Scritto da «Il Piccolo», 18/03/11
MONFALCONE – Monfalcone non compare nella lista “segreta” stilata dal governo dei 45 possibili siti in cui potranno sorgere le centrali nucleari e non è nemmeno un posto tra quelli scelti per ospitare il deposito nazionale delle scorie radioattive. Se non fosse avvenuta la catastrofe nucleare del Giappone che sta tenendo con il fiato sospeso tutto il mondo, forse sarebbe passata inosservata la notizia, uscita in questi giorni, dell’esistenza di un dossier nucleare dei parlamentari del Partito democratico che sostiene che «l’elenco dei siti in cui potranno sorgere le centrali nucleari e il deposito nazionale delle scorie radioattive è bello e pronto anche se il governo non lo rende noto». Gli stessi parlamentari del Pd, primo fra tutti Ermete Realacci, esponente dell’ala verde del partito, hanno presentato alcune interrogazioni sbandierando l’elenco in Parlamento (la prima è partita il 12 gennaio scorso).

E lo stesso governo, attraverso il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, ha confermato l’esistenza dell’elenco definendolo una “bozza preliminare”. Da alcuni giorni l’elenco è stato reso noto su internet e si può constatare di persona che Monfalcone non c’è. Tra i 45 siti idonei in Friuli Venezia Giulia ce ne sono soltanto due, entrambi vicini al fiume Tagliamento: la zona costiera al confine con il Veneto in provincia di Udine (l’area accanto a Lignano) e un’altra tra Spilimbergo e Latisana tra le province di Udine e Pordenone. Il Veneto ha ben quattro zone idonee e una di queste è quella in comune con il Friuli Venezia Giulia. Quali le caratteristiche di questi siti? Devono essere geologicamente stabili, avere tanta acqua ed essere relativamente poco popolosi. Un nuovo studio del governo dopo gli annunci berlusconiani del ritorno al nucleare? Affatto, è una mappa che ricalca quella stessa fatta dal Cnen (Comitato nazionale per l’energia) andata in soffitta dopo il referendum (quella comprendeva in realtà 52 siti) ma che è stata rispolverata e aggiornata dal governo.
Si tratta di una mossa che ora alla luce della catastrofe giapponese appare quasi inutile considerando che, come fanno osservare molti esperi, il ritorno al nucleare dell’Italia appare quanto mai improbabile. Creare ora infatti una centrale alimentata ad energia nucleare con i criteri di sicurezza necessari significherebbe per il nostro Paese stanziare una somma di investimenti che non potremmo permetterci. Rasserenato Gianfranco Pizzolitto, sindaco di Monfalcone, città che già deve fare i conti con la presenza della centrale termoelettrica: «Come sindaco tiro un sospiro di sollievo», ma subito aggiunge «anche stavolta però commento notizie che mi vengono dalla stampa pur sapendo che Monfalcone appariva sempre tra i possibili siti». Il sindaco monfalconese Pizzolitto comunque mantiene le sue preoccupazioni: «Monfalcone non c’è, ma ci sono due altre aree in Friuli Venezia Giulia, sul Tagliamento a poca distanza. Come cittadino dopo la catastrofe del Giappone sono molto preoccupato perché ho capito che nessun sito è sicuro. E quello che temo è che comunque venga scelto il Fvg, l’unica tra la regioni ad aver detto di sì al nucleare mentre le altre hanno detto di no. Siamo politicamente deboli e rischiamo di trovarci una centrale in casa».