Scritto da Andrea Marsanich, «Il Piccolo», 09/12/10
VEGLIA – È da diversi anni, precisamente dal 2002, che la vera da pozzo esagonale presente in Piazza Grande a Veglia città è l’esempio illuminante della bontà della legge Beggiato (1994) della Regione Veneto, che consente interventi di recupero, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale della Repubblica Serenissima in Istria, Quarnero e Dalmazia. La cisterna si trovava incastonata sulla parte bassa della facciata dell’edificio della vecchia Posta e pareva un bassorilievo in pietra. Nel corso dei lavori di ritrutturazione dello stabile si è capito trattarsi di una cisterna, di un metro e mezzo di diametro, risalente al 16imo secolo, all’epoca in cui Venezia dominava in Adriatico e così pure a Veglia. «L’opera di restauro – è quanto dichiaratoci dal sindaco di Veglia, il regionalista quarnerino–montano Dario Vasilic – è venuta a costare sulle 400 mila kune, circa 54 mila euro. Metà della cifra è stata versata dal comune, l’altra metà dalla Regione Veneto, alla quale siamo profondamente grati per questa iniziativa che ha permesso di recuperare la vera da pozzo, facendola tornare agli antichi splendori». È stata insomma riscritta un’importante pagina di storia in occasione dei 1110 anni dall’Atto di Donazione di Veglia alla Serenissima, depositato nelle mani del Doge Pietro Orseolo III.
I lavori di restauro erano durati alquanto a lungo, poco più di sei mesi, portati a termine grazie ad un team d’esperti capeggiato dallo scultore croato Zeljko Zima. Il risultato è sotto gli occhi di tutti e sta a testimoniare la secolare presenza della Serenissima in questa stupenda cittadina isolana e altoadriatica, dove d’estate si sente parlare molto l’italiano per la presenza di numerosi turisti del Belpaese. A Veglia è attiva pure una Comunità degli Italiani, che conta circa 130 iscritti ed è presieduta dalla dinamica Loredana Krstulovic Pavacic, di origini fiumane. All’ultimo censimento, svoltosi nel 2001, erano stati 21 i veglioti dichiaratisi di nazionalità italiana e 32 quelli che avevano indicato nell’italiano la loro madrelingua. Ancora oggi il dialetto vegliota di origine veneta echeggia nel nucleo storico della cittadina, parlato soprattutto da persone non più giovanissime ma che costituiscono, oltre ai monumenti, ai leoni marciani e al citato pozzo, la prova provata che la Serenissima è stata per secoli in quella che ancor oggi gli isolani chiamano Veja.