Scritto da Giovanni Tomasin, «Il Piccolo» 10/02/14
lunedì 10 febbraio 2014
Simone Cristicchi è «sbalordito» dal successo che il suo spettacolo “Magazzino 18” sta riscuotendo. E confessa il suo sogno: «Mi piacerebbe poterlo mettere in scena proprio in Porto vecchio, magari con una diretta televisiva». Cristicchi, come sta andando il suo spettacolo? Abbiamo raggiunto le trenta repliche: sempre tutto esaurito, anche in teatri molto grandi. Credo di essermi guadagnato la fiducia del popolo degli esuli, che è buona parte del mio pubblico, Ma anche delle altre persone che sono venute a vederlo magari stimolate da un argomento inconsueto per il teatro. Sono contentissimo e sbalordito da questo grande successo, nato dalla volta in cui visitai il Magazzino 18. Mi accompagnava Piero Delbello, che mi propose di scriverci una canzone. In quanto foresto, mi disse, potevo farlo perché libero da preconcetti ideologici. Ora è diventato un caso nazionale. Si aspettava tanto clamore? No. Anche perché non si tratta di una conferenza di storia, ma di uno spettacolo teatrale. Fa emergere le emozioni che il pubblico vive. Come reagisce il suo pubblico? Chi si rivede nella storia, perché ha vissuto quei fatti, esce con le lacrime agli occhi e mi testimonia la sua gratitudine. Succedeva la stessa cosa con lo spettacolo sui manicomi.
Chi non ne sapeva nulla si stupisce per non averlo saputo prima. Ma questo si deve non soltanto a un’ignoranza colpevole, che tutti possiamo avere. Il suo spettacolo andrà in onda sulla Rai. Un grande passo per me. dei miei quattro spettacoli è il primo ad andare in tv. L’ora è tarda ma, se dovesse andar bene, mi piacerebbe pensare di poter fare in futuro una prima serata in diretta dal Magazzino 18, coinvolgendo direttamente Trieste. Potrebbe essere il coronamento dello spettacolo. Ma non voglio creare aspettative in nessuno, è soltanto un mio sogno. Il suo rapporto con Trieste? Dopo l’attestato di benemerenza ricevuto dal sindaco qualche mese fa mi sento ancora più triestino, così come mi sento anche istriano. Il 15 marzo torno a Fiume, dove sono stato accolto con affetto. Lì ho toccato con mano la realtà dei “rimasti”, che non avevo mai incontrato: un’umanità che cerca calore e contatto. È un mondo ancor più nascosto rispetto a quello degli esuli. So che ci sono state delle tensioni fra i due gruppi, ma conoscerli in prima persona fa capire quanto siano speciali. In Istria ho provato cose simili a quando sono andato tra gli emigranti dell’Australia. Il 19 febbraio sarà a Trieste per presentare il libro tratto dallo spettacolo. Sì, il libro è qualcosa che avevo in mente da tempo, forse ancor prima dello spettacolo.
Credo sia più completo dal punto di vista storico: ho avuto modo di dilungarmi su questioni attinenti la storiografia. Ci sono poi racconti e aneddoti che non potevamo far entrare nello spettacolo: elaborandole abbiamo creato il libro. È in fondo un’opera collettiva dei tanti che ci hanno donato i loro ricordi.