Scritto da ANSA, 11/01/10
ZAGABRIA – Il candidato dell’opposizione di centro-sinistra, il socialdemocratico europeista Ivo Josipovic, ha vinto con il 60,3 per cento dei consensi il ballottaggio per le elezioni presidenziali in Croazia e il 18 febbraio giurerà come terzo capo dello stato dall’indipendenza raggiunta nel 1991, succedendo al moderato Stipe Mesic. Secondo i dati ufficiali diffusi in nottata dalla Commissione elettorale e che confermano gli exit poll di ieri sera, il suo avversario Milan Bandic, ex collega di partito e sindaco di Zagabria, ha ottenuto il 39,71 per cento. Bandic era sostenuto dai conservatori e dalla destra, finora maggioritari nel paese. L’affluenza è stata del 50,28 per cento, sei punti in più rispetto al primo turno di due settimane fa. Josipovic, il primo postcomunista eletto alla massima carica del paese, ha vinto con un risultato ben al disopra delle previsioni della vigilia, che indicavano un margine di differenza molto minore.
Europeista convinto, intellettuale della sinistra moderata e professore di diritto all’Università di Zagabria, Josipovic ha promesso di adoperarsi per concludere al più presto la fase finale del lungo e travagliato cammino all’adesione della Croazia all’Unione europea, iniziato esattamente dieci anni fa quando il Partito socialdemocratico (Sdp), di cui il presidente eletto oggi è membro, detronizzò la destra nazionalista del defunto presidente Franjo Tudjman. I buoni rapporti con i Paesi vicini – in particolare con il nemico degli anni Novanta, la Serbia irritata dal appoggio di Zagabria all’indipendenza del Kosovo, e la Slovenia con cui la Croazia da vent’anni ha un aspro dissenso sul confine marittimo nel nord Adriatico, saranno, a giudicare dalle promesse preelettorali, al centro dell’impegno del nuovo presidente. In politica interna, la legalità, la giustizia sociale, la lotta alla corruzione e la difesa dei diritti umani e dei valori dell’antifascismo sono i punti centrali del messaggio con cui Josipovic si e’ rivolto agli elettori. «La vittoria della Croazia europeista, civile e antinazionalista», «Sì alla ragione, alla moderatezza e all’intelligenza» sono i titoli con i quali i siti internet dei maggiori giornali hanno commentato la scelta dei croati. La premier Jadranka Kosor, della Comunità democratica croata (Hdz, conservatori), che al ballottaggio non ha espresso appoggio a nessuno dei due candidati, ha dichiarato di aspettarsi una «buona cooperazione e un mutuo rispetto» dal nuovo presidente, benché proveniente dall’opposizione.
Nel quartier generale dello sconfitto Milan Bandic non c’è sconcerto e i suoi collaboratori annunciano di voler valorizzare il risultato ottenuto, forse fondando un nuovo partito. Solo due mesi fa Bandic era uno dei massimi esponenti dell’Sdp da cui è stato espulso dopo dissensi con la dirigenza. Si è poi trasformato in un fervente populista di destra con una demagogia socialista. Aveva incassato l’appoggio della Chiesa cattolica e dei veterani della guerra, e sperava di vincere facendo leva sulla paura per il «ritorno del comunismo» nel caso vincesse Josipovic. Ma su di lui sono pesati numerosi casi di corruzione, rivelati dalla stampa durante la campagna elettorale, che lo vedrebbero coinvolto in qualità di sindaco di Zagabria.