Scritto da «La Voce del Popolo», 28/12/09
L’anno che sta per lasciarci non è stato dei migliori (leggi crisi economica) e nemmeno il 2010 promette bene. Ma la speranza, dicono, è l’ultima a morire, soprattutto se nella fede si riesce a trovare la forza per andare avanti. L’omelia della Santa messa di Natale in lingua italiana, celebrata dal giovane sacerdote spagnolo Alejandro Castillo, in una Cattedrale di San Vito non proprio gremita di fedeli, ha riguardato proprio questo argomento e non è mancato l’invito a trovare conforto in Dio. «Si sente che le cose sono cambiate, ma dobbiamo credere che tutto si sistemerà per il meglio. Festeggiamo il Natale con allegria e non dimentichiamo mai quello che Dio ha fatto per noi. Tutta la liturgia natalizia invita alla festa e all’allegria: è la nascita di Gesù! Egli ha scelto di nascere nella povertà più totale, in una stalla in capo al mondo, in un posto dimenticato dall’umanità. Lo ha fatto per noi, per mostrarci la sua grandezza e per aiutarci. Dio ci ha dato la sua parola e si è impegnato a mantenere tutte le promesse. Ecco perché oggi possiamo rallegrarci: perché Dio ci vuole bene. Dicono che l’anno prossimo sarà peggiore di quello che stiamo per salutare. Ma la speranza non deve affievolirsi, perché nulla può riempirci il cuore come la presenza di Dio».
Questo, in sintesi, il messaggio offerto da padre Castillo all’omelia di Natale. Il Vangelo letto durante la Messa ha riportato, come di consueto, la genealogia di Gesù e tutta la storia della Natività, un quadro perfetto per celebrare Natale e testimoniare la gioia della presenza di Dio fattosi uomo sulla terra.
La messa di Natale in italiano è stata arricchita, come di consueto, dal bravissimo Coro Fedeli Fiumani, ormai fondamentale per appuntamenti di tale portata, complesso che ancora una volta ha dato prova di grande preparazione e capacità (un complimento a parte va alla maestra Lucia Malner). Immancabile la presenza dei bambini della sezione italiana dell’asilo “Zvonimir Cviji?” (accompagnati da Maria Grazia Frank) i quali hanno portato all’altare i simboli di Natale (il presepe, la corona dell’Avvento, i rami…) realizzati da loro stessi con l’aiuto di genitori e insegnanti. Ha fatto seguito un rito di comunione molto intimo, reso ancor più bello dal canto del coro. Al termine la Benedizione, preceduta dalle parole di padre Alejandro Castillo: «Contempliamo Cristo che per noi è nato, non scoraggiamoci quando ci sentiamo deboli, troviamo nella fede la forza per proseguire in pace e serenità il nostro cammino». (ip)