Scritto da Andrea Marsanich, «Il Piccolo», 01/04/14
martedì 01 aprile 2014
FIUME – Era da aspettarselo, anche se non in queste proporzioni. Il Sabor, il Parlamento croato, ha approvato la proposta del governo del premier Zoran Milanovic (centrosinistra) sulla revisione del bilancio statale 2014. La manovra, la prima a soli due mesi a mezzo dall’approvazione del budget – ma ce ne saranno sicuramente altre nel corso dell’anno – ha inflitto un brutto colpo ai finanziamenti destinati alle attività culturali delle comunità nazionali minoritarie, tra cui quella italiana (poco meno di 20 mila cittadini), che vivono in Croazia. Il taglio è stato del 7,3 per cento, ben maggiore rispetto ai risparmi riservati alle altre voci di bilancio. Si è passati così da 36 milioni e 350 mila kune (4 milioni e 744 mila euro) a 33 milioni e 713 mila (4 milioni e 399 mila euro). Il trend delle decurtazioni, vista la grave crisi economica presente nel Paese, è praticamente destinato a protrarsi nel tempo, assumendo dimensioni spaventose e umilianti per le etnie minoritarie. Da parte loro, i deputati delle minoranze, hanno deciso di non avanzare alcun emendamento, convinti che non avrebbero avuto alcuna opportunità di farcela. Hanno espresso però il loro malcontento per una situazione che sta andando avanti da un anno e mezzo e va a penalizzare una categoria molto debole, vulnerabile, quella delle minoranze appunto. Prima del voto c’era stata una riunione della commissione parlamentare per i diritti dell’uomo e delle minoranze, con il suo presidente e rappresentante degli italiani al Sabor, Furio Radin, a criticare l’atteggiamento del governo a guida socialdemocratica, definito insensibile nei riguardi delle minoranze.
«La decurtazione del 7,3 per cento – parole di Radin – va ad aggiungersi ad altre riduzioni verificatesi negli ultimi 18 mesi. Il calo complessivo è di 17 punti percentuali, un passo indietro molto grave». Secondo il parlamentare istriano, appare purtroppo quasi ovvio che anche in futuro le minoranze saranno bersagliate da ulteriori tagli, mettendo in serio pericolo le loro attività e di conseguenza la loro esistenza. Dopo i ridimensionamenti arrivati da Roma, anche Zagabria sta aggiungendo nubi nere sul futuro dei connazionali di Istria, Quarnero, Dalmazia e Slavonia. Il fatto molto preoccupante è anche la più che giustificata rassegnazione dei rappresentanti delle minoranze che sono consci che, a fronte della profonda crisi economica ma anche sociale del Paese, proporre un emendamento per aggiustare i conti potrebbe addirittura apparire di cattivo gusto e magari portare benzina sul fuoco di quel nazionalismo sempre latente nei Paesi dell’ex Jugoslavia.