Scritto da Stelio Spadaro, «Il Piccolo», 08/02/14
sabato 08 febbraio 2014
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Stelio Spadaro indirizzata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del Giorno del Ricordo.
Caro presidente, il prossimo 10 febbraio – Giorno del Ricordo riguardante le vicende del confine orientale – assumerà per gli istriani, fiumani e dalmati di lingua italiana un significato speciale: con l’entrata della Croazia nell’Unione europea si è compiuto infatti un ultimo decisivo passo per l’unificazione dei Paesi dell’Adriatico. Quando si pensa alle vicende tormentate e spesso tragiche di queste regioni nel Novecento, si comprenderà bene il rilievo che questo avvenimento assume per esse e per l’Europa. Conosciamo le pagine che hanno segnato le nostre genti: le violenze dei nazionalismi e del fascismo e del comunismo, l’esodo a cui furono costrette intere popolazioni, in particolare gli istriani, i fiumani e i dalmati. Ora «le ferite si sono rimarginate e Italia e Croazia lavorino insieme nell’Unione europea», come lei stesso ben ha affermato nelle settimane scorse. Gli istriani potranno dare un contributo essenziale alla costruzione dell’Europa adriatica; sono in grado di farlo per attitudine, spirito civico, culture ed esperienze civili che hanno connotato queste popolazioni da sempre e che sono state conservate nonostante le tante traversie subite. C’è un profondo retroterra civile che ha saputo reagire a quelle terribili vicissitudini.
Dobbiamo infatti ricordare le sofferenze dell’esodo ma anche le risposte che gli istriani, i fiumani e i dalmati hanno dato: nonostante la dispersone dei campi profughi e delle sistemazioni provvisorie, i giuliani, oltre ad aver dato prova di dignità, serietà e laboriosità, hanno conservato una fiducia nel futuro, con la costanza e la forza di una lunga tradizione, con una capacità di reazione civile che caratterizza anche in questi decenni le genti dell’esodo e gli italiani che sono rimasti in Istria e in Dalmazia. Questa forza e questo retroterra, intrisi di europeismo, possono consentire uno specifico ruolo attivo degli istriani, fiumani e dalmati di lingua italiana, orgogliosi della loro appartenenza culturale a una civiltà plurisecolare a servizio della costruzione dell’Europa adriatica.