Scritto da Andrea Marsanich
Anche se non è ancora il caso di parlare di invasione, le acque croate dell’Adriatico – dal Sud al profondo Nord – sono diventate la dimora non più temporanea per diverse specie di pesci tropicali e subtropicali, rifugiatisi in questo ambiente mediterraneo a causa del riscaldamento globale. Migrazioni necessarie, che vedono di tanto in tanto i pescatori professionisti e non mettere a pagliolo esemplari mai visti prima e d’aspetto completamente diverso rispetto ai loro confratelli autoctoni. Nei mesi scorsi, in Dalmazia sono finiti nelle reti esemplari di pesce unicorno (Stephanolepis diaspros) e di siganus rivulatus, mentre un paio d’anni fa, nelle vicinanze di Fiume, fu preso un pesce Fieto (Stromateus fiatola), che qualcuno aveva scambiato per un carangide, venendo poi smentito dagli esperti.
Subacquei e pescatori in apnea hanno visto diverse volte, e in varie zone, la cernia arancio–pezzata, tipica dell’Oceano Indiano, apparsa anche nelle acque dell’estremità settentrionale dell’Adriatico. Sono tutti segni tangibili, inequivocabili, della meridionalizzazione del clima, che comporta cambiamenti anche nell’habitat marino. Secondo l’oceanografo spalatino, Ivica Vilibic, l’apparizione di queste specie esotiche nel nostro mare non può essere considerato ancora alla stregua di un fenomeno di rilevanti proporzioni. «Non vengono mica pescate a tonnellate – ha dichiarato – e dunque possiamo parlare di avvistamenti rari. Se le acque dell’Adriatico dovessero però riscaldarsi ulteriormente, avremo sicuramente una maggiore presenza di queste specie dei mari caldi. Il riscaldamento è comunque un fenomeno accertato, sta andando avanti e ha portato nuove specie di pesci e di vegetali marini, come le alghe invasive caulerpa taxifolia e caulerpa racemosa, la cui presenza è estremamente dannosa».
Qualche settimana fa è apparso nella pescheria principale di Fiume il pesce serra (Pomatomus saltator), venduto al prezzo di 80 kune (11 euro) al chilo. I fiumani, anche quelli che si intendono di specie ittiche, non hanno dimostrato un particolare interesse verso questo pesce poiché semplicemente sconosciuto. Va ricordato nel contesto come nel 2004, nelle acque delle coste orientali dell’Istria, i pescatori locali riuscirono a prendere una tonnellata e mezza di pesce serra. L’impresa si verificò nella sempre ricca e promettente Val di Torre (famosa per la tratta dei cefali), fra le località di Parenzo e Cittanova. Assieme al serra, un altra specie – un tempo quasi esclusivamente esotica – sta diventando un’habituée delle pescherie nostrane.
É la lampuga, pesce pelagico e non più raro nei bracci di mare antistanti Dalmazia, Quarnero e Istria. Proprio l’altro giorno, esemplari di 5–6 kg facevano bella mostra di sé sui banchi di pietra della pescheria fiumana, al prezzo di 60 kune (8,2 euro) al kg. Il risultato? Se non vede il pesce azzurro o i comuni saraghi, naselli, moli, occhiate, salpe (per tacere dei pesci pregiati), il fiumano non si fida e tira diritto. Tra le altre specie di fauna lessepsiana avvistate in Adriatico (dal nome di Lesseps, l’architetto che progettò il canale di Suez), da citare il pesce pappagallo, il pesce lucertola e la cernia del Paci.
Fonte: «Il Piccolo», 03/09/09.