Slavenka Drakulic – Trent’anni dopo. Tito, chi era costui?

mercoledì 24 febbraio 2010

TRENT’ANNI DOPO. TITO, CHI ERA COSTUI?
Slavenka Drakuli?*

Quando immagino un paradiso in terra, penso a un’isola deserta in mezzo a un mare turchese, pini e spiagge di ciottoli. Proprio come quella che ho visto l’altro giorno da una piccola barca mentre viaggiavo in direzione dell’arcipelago di Brioni, nell’Adriatico settentrionale, vicino a Pola. Josip Broz Tito dovette avere la stessa idea quando visitò quelle isole per la prima volta, nel 1947. La differenza tra me e lui, però, è che la vita in questo paradiso in terra per lui era reale. Non ci volle moto prima che il Presidente della Repubblica di Jugoslavia si trasferisse in una residenza di recente costruzione su Vanga, uno delle quattordici isole Brioni. Dopo di lui, nessun’altro ebbe l’opportunità di avverare questo sogno. I comuni mortali non potevano più neppure visitarle, quelle isole. Si dice che la sorveglianza fosse così intensa che Fasana, un villaggio di pescatori sulla terraferma proprio di fronte all’arcipelago, fosse popolato solo di funzionari della polizia segreta con le loro famiglie.
Tito morì nel 1980. Dopo la sua morte l’arcipelago di Brioni fu dichiarato parco nazionale. Durante il mio viaggio ho saputo che Tito, durante gli oltre tre decenni in cui ha goduto dei privilegi della vita qui, trascorreva a Vanga e Brioni Maggiore, che amava particolarmente, fino a quattro mesi all’anno. In una mostra fotografica al primo piano del museo, che è stato istituito qui nel 1984, ho imparato tutto sulla sua vita. In centinaia di foto in tonalità seppia l’ho visto sia nel suo ruolo di capo di Stato con ospiti importanti, come pure in situazioni private. Ho potuto anche vedere che Tito, durante i mesi che consumava in paradiso, non si limitava solo a riposare. Passava le sue vacanze a lavorare – come capo di stato, capo del Partito Comunista e comandante supremo delle forze armate. Ha anche ricevuto un gran numero di persone importanti: da Fidel Castro alla regina Elisabetta, da Indira Gandhi a Willy Brandt, da Leonid Brezhnev allo Shah persiano Reza Pahlavi. Tito era anche affascinato dalle star. Molti personaggi famosi sono stati invitati a Brioni, il cantante lirico Mario del Monaco e Valentina Tereshkova, la prima donna nello spazio. Ma più di tutto gli piacevano le visite delle stelle del cinema come Elizabeth Taylor e Sophia Loren. Questa mostra, deve sembrare strano a un visitatore straniero, mi ha portato indietro alla mia infanzia.
Vedendolo, per esempio su una foto nel suo orto, mentre raccoglie i mandarini, mi ricordo come il nostro insegnante ci diceva che Tito li mandava agli orfanotrofi – questo uomo di buon cuore, si dovrebbe aggiungere. In questo modo si stava solo cercando di adularci, perché a quel tempo in Jugoslavia questi frutti, poiché nessuno poteva comprarli, dovevano avere nell’immaginazione di noi ragazzi un sapore paradisiaco. Al piano terra del museo, c’è un’altra mostra di Tito – altrettanto bizzarra. È dedicata ai suoi animali. Un tempo era consuetudine per gli ospiti di Stato portargli in regalo animali selvatici ed esotici. Di solito non potevano adattarsi al clima e morivano. Poi erano imbalsamati ed esposti. Mentre si osserva Tito intento a giocare, al piano di sopra, con un piccolo orang-utan, si può guardare al piano terra il corpo imbottito del povero animale. Di sopra è esposta la fotografia di Tito che accarezza un giovane leopardo, il visitatore può al piano di sotto incontrare il leopardo stesso che lo fissa con occhi vitrei. Anche se probabilmente non era questa l’intenzione, gli animali imbalsamati creano uno sgradevole contrasto alla glorificazione morbosa che si svolge al piano superiore – quasi una metafora del dominio di Tito.
La mostra fotografica che da più di venticinque anni Brioni dedica alla vita e all’opera di Tito è solo un piccolo contributo al culto della personalità costruita per il popolo della Jugoslavia. Ma ci sono – in aggiunta alla glorificazione – alcune aperture che sporadicamente emergono alla superficie. A Belgrado e Zagabria è stato pubblicato di recente un libro su Tito, che cerca di dimostrare come anche questa figura venerata non sia affatto esente da macchie. Tito – un fenomeno del secolo è stato scritto da Pero Simi?. L’autore è un giornalista di Belgrado che lavora da decenni su Tito. Autore di un libro, già in precedenza, tratto da documenti compromettenti che aveva trovato negli archivi di Stalin a Mosca. L’ultimo libro su Tito, d’altra parte, è una sorta di «ciò che avreste voluto sapere su Tito, ma non avete mai osato chiedere». Simi? rivela al lettore molti segreti della vita di Tito. Quasi l’intero testo è composto da citazioni. L’autore passa in rassegna sia privati che fonti ufficiali. Di rado offre commenti o interpretazioni. La vita di Tito rimane un mistero. Nemmeno il compleanno di Tito è noto con precisione: Simi? riporta quindici diverse date! Analoghe difficoltà si incontrano quando si cerca il vero nome di Tito e il nome di suo padre. Inoltre, non ci sono informazioni attendibili circa la sua educazione. Non è chiaro con quale specializzazione abbia lasciato la scuola professionale, né se ne avesse mai fatta una. Non si sa esattamente dove ha lavorato e per quanto tempo. E così di seguito. In questo libro vengono per la prima volta divulgati alcuni documenti relativi alla sua appartenenza quale membro esecutivo del Comintern (Internazionale comunista) a Mosca. Tito aveva apparentemente spianato la propria strada verso l’alto, come spia dei suoi compagni, che finirono giustiziati. Anche la sua scalata al vertice del Partito comunista in Jugoslavia, sembra a Simi?, molto sospetta.
Dall’inizio alla fine della sua carriera politica, Tito non fu solo un manipolatore e un bugiardo, ma anche un traditore, responsabile sia per le uccisioni dei suoi stretti collaboratori, sia per quelle degli amici – così come delle esecuzioni di massa di prigionieri di guerra a Bleiburg (Carinzia), dopo la fine del Seconda guerra mondiale: un uomo ambizioso, senza scrupoli che non esitava a commettere operazioni criminali. Simi? intende chiaramente screditare Tito come persona e contestualmente criticare le sue decisioni e i suoi progetti politici. Poiché il libro si basa sulle citazioni, è difficile per il lettore comune stabilire l’attendibilità degli argomenti di Simi?. La sua credibilità si fonda tuttavia sulla serietà delle fonti, che potrebbero essere riviste e valutate solo da specialisti, cioè dagli storici. Ho visitato le Brioni con alcuni corrispondenti esteri, che avevano già lavorato in Jugoslavia. Mentre compivamo la nostra escursione per le isole, abbiamo parlato delle mostre e del libro: due approcci completamente opposti alla figura di Tito. Un mio compagno mi ha chiesto perché, dopo migliaia di libri scritti su di lui, non vi sia ancora una biografia attendibile di Tito. Una domanda alla quale non ci sono molte risposte convincenti. Alcuni dicono che non c’è stato tempo per scrivere una biografia, perché il paese è crollato nelle proprie guerre. Altri ritengono che sia quasi impossibile nei Balcani prendere una chiara posizione oggettivamente ragionevole verso il passato.
Ma – ha insistito il mio accompagnatore – trent’anni dopo la sua morte, non è dunque giunto il tempo per una seria biografia di Tito? Non potrei essere più d’accordo. Spesso abbiamo sentito dire che «c’è troppa storia nei Balcani.» Questo è vero, ma solo nel senso degli eventi storici, non nel senso della storia come scienza. Tito merita una seria considerazione. Lo dobbiamo a lui come personalità storica, ma molto di più a noi stessi. Mentre eravamo in attesa sulla terraferma di una barca che ci portasse nel pomeriggio a Brioni, il presidente della Croazia, Stipe Mesic, è andato, insieme a un paio di guardie del corpo, all’imbarcadero del piccolo porto di Fazana. I trenta turisti e la gente del posto che, in attesa della propria imbarcazione, si trovavano sul pontile, non hanno avuto nessuna reazione particolare mentre il Presidente camminava lungo la riva diretto alla sua macchina. Il mio compagno è stato colpito dal comportamento tranquillo del presidente. Chiaramente i tempi sono cambiati, ma il nostro atteggiamento verso la storia ci sembra ancora composto da una miscela di leggende e storie efferate. Il tempo era bello quando abbiamo visitato le isole. Alla fine ho deciso di fare il bagno in una baia, tra le rovine di una villa romana del primo secolo avanti Cristo e un tempio della dea dell’amore, Afrodite. Secondo la leggenda, chi nuoterà presso il tempio troverà il vero amore. Ma io non l’ho più fatto. Non osavo. Non si deve pretendere troppo dalla vita, ho pensato. Anche se l’idea era forse inopportuna su un’isola dove a un uomo, un tempo, bastava solo schioccare le dita, in modo che tutte le sue esigenze fossero soddisfatte. Purtroppo, trent’anni dopo il 29 Agosto 1979 – data in cui Tito lasciò l’isola per l’ultima volta – rimane ancora da chiarire chi fosse quest’uomo veramente.
*scrittrice e pubblicista croata, vive in Svezia. Questo articolo è stato pubblicato col titolo di Unser Held und Verbrecher,«Süddeutsche Zeitung», 02/09/09. Cfr. traduzione italiana di Giuseppina Cavallo, Tito senza storia, «Internazionale», 19-25/02/10.