“Atlante Nautico” di Maggiolo

4 L’Istria e la Dalmazia nell’“Atlante Nautico” di Vesconte Maggiolo
Questa carta nautica dell’Italia e dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo occidentale e centrale, si trova inserita nell’Atlante nautico di Vesconte Maggiolo, conservato nella Biblioteca Palatina di Parma. Dell’autore si sa che iniziò la sua carriera di cartografo a Napoli nel 1511 per trasferirsi, poi, a Genova nel 1519 dove rimase fino alla morte avvenuta tra il dicembre del 1549 e il marzo 1551.

Cartina

Tabella Toponimi

 

Gli sono state attribuite 19 opere tra carte ed atlanti, che comprendono le raffigurazioni sia delle aree tradizionali come il Mediterraneo e le regioni europee, sia le riproduzioni dei tratti costieri africani, di parte di quelli asiatici nonché l’estremo lembo orientale dell’America del Sud. Queste carte nautiche, nate come documenti di carattere essenzialmente pratico, fatte cioè ad uso esclusivo dei naviganti che circolavano dapprima in copie manoscritte, nel corso del XVI secolo vennero in seguito inserite all’interno di sontuosi atlanti ornati da stemmi e altri elementi decorativi, diventando così dei veri e propri cimeli da collezione, con ingente valore estetico. Il documento, dipinto su una pergamena di forma rettangolare, appare in buono stato di conservazione ed il disegno cartografico si distingue nel tratto per la sua nitidezza e la sua chiarezza. La raffigurazione non è inserita in alcuna cornice e manca del rigo marginale e della graduazione mentre negli angoli superiore destro e inferiore sinistro compaiono, all’interno di due cartigli, le indicazioni sulla scala utilizzata.

Da 17 punti nodali, disposti in modo circolare, di cui due sono espressamente cartografati con la rosa dei venti, si diparte la consueta griglia di linee rette che indicano le varie direzioni e sostituiscono il classico reticolo di paralleli e meridiani. Anche in questo documento il disegno del tratto costiero risulta caratterizzato da rientranze e sporgenze di varie dimensioni, piuttosto marcate e regolari, che non sempre aiutano a definire correttmente la reale conformazione fisica del litorale. Il Golfo del Quarnero e il vicino Canale della Morlacca, ad esempio, non sono nemmeno raffigurati e lo stesso si può dire per le caratteristiche delle foci del fiume Kerka. ll Golfo di Narenta, al contrario, presenta dimensioni eccessive soprattutto nella sua parte meridionale mentre le Bocche di Cattaro e il Golfo del Drin appaiono appena accennati. Particolare rilievo viene dato, invece, ai promontori e ai capi, indicati dalla lettera “c” chiusa tra due punti (Grosjean, 1979, 7-69; Kozli?i?, 1995, p. 60).

Il complesso e articolato arcipelago dalmata è, qui, ridotto alla sola raffigurazione, peraltro errata sia nelle dimensioni che nell’orientamento, delle isole del Quarnero, tra le quali manca l’isola di Veglia, degli scogli e delle isole minori zaresi, delle isole del Golfo di Narenta e di quelle prospicenti il litorale raguseo. La stessa penisola di Sabbioncello è appena accennata e Lesina e Cherso sono prive di nome. Con il solito sistema dei puntini e delle crocette vengono indicati i bassifondi sabbiosi e gli scogli. Certo non era ipotizzabile per le aree di nostro interesse una precisione maggiore dato che il documento raffigura quasi per intero le coste del Mediterraneo centro occidentale (Lago, Rossit, 1990, p. 14).

La toponomastica costiera è, comunque, particolarmente fitta mentre i territori interni sono caratterizzati dalle vedute di alcune città, corredate da bandiere e da stemmi; ne compaiono 14 ubicate sia in Africa che in Europa Centrale. Fra tutte, quella che spicca maggiormente per la maestosità figurativa è Genova, che si riconosce oltrettutto per il porto con la Lanterna. La rete idrografica è completamente inesistente, ad eccezione di due corsi d’acqua, privi d’idronimo, che fungono da confini naturali con la Croazia a settentrione e l’Albania a meridione. Il primo bagna la città di Fiome (Fiume), l’altro sfocia poco più a nord di Duraso (Durazzo) all’interno del Golfo del Drin.

Compaiono anche i toponimi narenta e lo drin ma mancano del tracciato fluviale e lo stesso si può riscontrare per vrana vicino a Zara vecchia che non riporta il disegno del rispettivo bacino lacustre (Vransko jezero). Le sedi umane, numerose lungo il litorale, non sono corredate da alcun prospetto e secondo le tecniche che caratterizzano le carte nautiche, solo i nomi dei centri abitati più importanti sono trascritti in rosso e sono tutti disposti perpendicolarmente, dal mare verso l’interno, rispetto alla linea di costa, mentre quelli degli scogli e delle isole appaiono, invece, segnati nella direzione inversa. Mancano i nomi regionali e quelli dei mari e la nomenclatura è, come di consueto in tali documenti, in volgare. [O.S.]