Il bollettino Coordinamento Adriatico 2/2024 è disponibile liberamente per venire consultato online oppure scaricato in formato Pdf:
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SOMMARIO
Pag. 3 Il futuro che non c’era – Piero Cordignano
5 Fertilia, punto di riferimento per l’italianità adriatica – Lorenzo Salimbeni
8 Da Genova a Napoli. L’approccio di assistenza agli esuli – Petra Di Laghi
10 B Corp: nuove rotte di sostenibilità per l’Adriatico – Valeria Francesca Bolis
12 1924, Fiume e il Regno d’Italia. Un prospetto storiografico – Gianluca Cesana
14 Adriatico, destinazione cinema – Alice Affini
16 Giuseppe Picciola. Esule, letterato e pubblicista – Maria Ballarin
19 Salona, fiorente città romana dell’antica Dalmazia – Stefano Restelli
22 La quadriga dell’Impero. I viaggi dei Cavalli di San Marco – Marco Valerio Solia
Consigli di lettura
24 Josip Zoreti?, Goli Otok. Inferno nell’Adriatico, sne. , 2023, pp. 196 – Olimpia Madruzzo
24 Una vita appesa a un filo, a cura di Rossana B. Mondoni, Trieste ANVGD., 2023, pp. 106 – Laura Bergoglio
24 Stefano Gasparri, Sauro Gelichi, Le isole del rifugio. Venezia prima di Venezia, Roma – Bari, Laterza, 2024, pp. 336 – Lorenzo Alderani
25 Walter Zele, La frontiera di celluloide. Il cinema e la questione di Trieste, Caselle (VR), Cierre edizioni, 2024, pp. 118 + ill. – Isabella Anna Durini
26 Federica Manzon, Alma, Milano, Feltrinelli, 2024, pp. 272 – Francesca Peligra
L’EDITORIALE
IL FUTURO CHE NON C’ERA
Quando negli Anni Novanta del secolo ormai trascorso, il Prof. Giuseppe de Vergottini si fece protagonista della iniziativa che è fiorita in questo ultimo trentennio, molteplici erano le sfide che si schiudevano davanti e intorno al cammino della Associazione Coordinamento Adriatico. La più importante di tutte forse era quella rivolta alla costruzione di un ponte culturale e politico che garantisse la sopravvivenza della lingua e della cultura italiana sulla costa orientale dell’Adriatico. Sia all’interno che all’esterno della sfera giuliano-dalmata – tanto quella degli esuli, quanto quella dei rimasti – le iniziative associative venivano talvolta contestate. Ricordo in che atmosfera ci preparammo e partecipammo al Congresso degli istriani nel lontano aprile del 1995. Non fu facile prendere parte ai
lavori, non fu agevole esporre le rispettive idee volte alla ricostruzione di questi ponti culturali con l’unica e precipua intenzione di gettare le fondamenta per la futura cooperazione in campo politico, diplomatico e commerciale.
Se l’atmosfera è cambiata a distanza di trent’anni, forse lo si deve anche a quei passi intrapresi molti anni fa proprio nei momenti della fondazione di Coordinamento Adriatico.
Se oggi tornando a Crassizza troviamo la stele in ricordo di Don Francesco Bonifacio nel sito del suo arresto, se passeggiando per il centro di Pola scorgiamo la lapide che ricorda i Caduti di Vergarolla o in un bosco di d’Istria appare la lapide che elenca i nomi dei ragazzi falciati nella notte del 20 febbraio 1949 dai graniciari mentre questi giovani cercavano di fuggire dal terrore jugoslavo, forse questo lo dobbiamo a chi trent’anni fa iniziò a intraprendere un difficile cammino di dialogo e di mutuo intendimento che così ora e ancora in futuro porterà i suoi frutti. Ricordo con quali turbamenti Mladen Ciulic-Dalbello, il fondatore della Comunità italiana di Spalato giunse a Roma per riferire le difficoltà che incontrava, quali furono gli sforzi di mio padre e miei, quelli di tutto Coordinamento Adriatico per rassicurarlo, per incoraggiarlo nel cammino che oggi ha portato la CI di Spalato a essere protagonista nella promozione della cultura italiana in Dalmazia.
Solo chi rammenta la difficile atmosfera di quegli anni può comprendere quale emozione, quale sorpresa e con quale entusiasmo al presente accogliamo giovani preparati e determinati come il Prof. Bosko Knezic che in occasione del settantesimo raduno dei dalmati ha tenuto la sua Lectio Magistralis su Niccolò Tommaseo. Non sarebbe sufficiente qui lo spazio per delineare la precisione attraverso la quale il Prof. Knezic nel suo ricercato italiano ha delineato non solo i periodi della vita che Tommaseo trascorse a Sebenico, le opere principali dove il grande dalmata si fece interprete della cultura dalmata in entrambe le sue lingue, ma specialmente quelli relativi al ricordo che la città di Sebenico di lui ha avuto con particolare riguardo alla vicenda del monumento e alla sua mano.
Il monumento a Tommaseo di Ettore Ximenes venne eretto nei giardini pubblici del centro storico della stessa Sebenico e inaugurato dal sindaco croato e dalla cittadinanza sia italiana che croata e serba il 31 maggio del 1896. La statua venne abbattuta il 25 maggio del 1945 dalla Jugoslavia comunista. Appunto sulla vicenda della mano del monumento, oggi conservata alla Scuola dalmata di Venezia, si è minuziosamente soffermato il Prof. Knezic che, con la
propria esposizione, ha toccato una delle corde più sensibili per quanti lo ascoltavano.
Come la demolizione del monumento di Nazario Sauro a Capodistria, l’asportazione dei leoni ad Arbe, Pago, Zara Traù, Sebenico, Spalato e Curzola, la distruzione del monumento di Niccolò Tommaseo riassumano in sé stesse la volontà di cancellazione degli abitanti e della cultura italiana sulla costa orientale dell’Adriatico. Ascoltare con quanta passione e con quanto scrupolo giovani accademici come Bosko Knezic si dedichino allo studio di Niccolò Tommaseo ha fatto e
farà nascere nel cuore di ogni dalmata mille iskrice-scintille che siamo certi illumineranno quel cammino di dialogo e di intendimento tracciato proprio dal grande dalmata ormai quasi due secoli fa.
Piero Cordignano