Il Consolato generale d’Italia a Capodistria organizza ogni anno a fine ottobre al Sacrario una cerimonia di commemorazione dei Caduti della I Guerra Mondiale e dell’anniversario della Battaglia di Caporetto. Durante la cerimonia viene celebrata la Santa Messa, con deposizione di corone e fiori nello spazio antistante al monumento.
Quest’anno la cerimonia si è svolta la mattina di sabato 26 ottobre alla presenza di numerose autorità militari e civili italiane e slovene, ad iniziare dal ministro della Difesa del governo di Lubiana, Borut Sajovic, nonché le associazioni degli Alpini e di militari in congedo.
Nel suo intervento l’Ambasciatore italiano in Slovenia, Giuseppe Cavagna, ha tra l’altro dichiarato:
«Il ricordo del passato – lo sappiamo, o quanto meno siamo chiamati a saperlo – è un dovere. Un dovere nei confronti delle esistenze spezzate di quanti combatterono su questo fronte, da un lato e dall’altro, perché non siano dimenticate e continuino a vivere nei nostri pensieri. E un dovere nei confronti di noi stessi e delle generazioni future, per poter apprendere dagli errori – e dagli orrori – del passato ed evitare che questo abbia a ripetersi.
Queste zone, teatro di atroci conflitti e di tremende lacerazioni, esistono oggi in pace. Ancor meglio, coesistono in pace. Slovenia ed Italia collaborano insieme alla costruzione della comune casa europea, e gli abitanti dell’una e dell’altra parte del confine sono sempre più parte di un tessuto indiviso e condiviso, che acquisisce di giorno in giorno forza e resistenza. E questa montagna che sta oggi di fronte a noi non è più un elemento di separazione, ma un luogo di incontro e condivisione tra due popoli uniti dalle molteplici somiglianze ed arricchiti dalle reciproche differenze.
Quanto sopra è simboleggiato in maniera esemplare dalla decisione di attribuire in maniera congiunta e condivisa a Nova Gorica e Gorizia il titolo di Capitali europee della cultura per il 2025. Fra pochi mesi si aprirà ufficialmente un esercizio virtuoso, il cui fine ultimo – lo speriamo tutti – è quello di giungere ad un’unica città, nella quale il vecchio confine non rappresenti che un ricordo […]»
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