Una Norimberga per la Jugoslavia comunista di Tito

È stato presentato nell’aula consiliare del Municipio di Fiume il libro dell’ex ambasciatore croato a Roma Drago Kraljevi? Revisione del male: cause e conseguenze dell’insabbiamento dei crimini nazifascisti in Italia.

Come si legge nell’ampio resoconto pubblicato dal quotidiano fiumano La Voce del Popolo (https://lavoce.hr/cultura-e-spettacoli/kraljevic-obersnel-fascismo-e-revisione-del-male-serviva-una-norimberga-italiana), Il presidente della sezione di Fiume dell’UABA (Associazione dei combattenti antifascisti e degli antifascisti) Vojko Obersnel, forse meglio noto per essere stato per lunghissimi anni sindaco del capoluogo quarnerino, nelsuo intervento, che si richiama al sommario/prefazione del libro ha sottolineato che «nel corso dell’ultimo secolo l’Italia ha attraversato periodi difficili, i cui tratti essenziali sono stati il regime fascista e la faticosa transizione dalla monarchia alla Repubblica democratica, senza che vi sia stata una “Norimberga italiana” e “una defascistizzazione”, anzi con un’amnistia di massa per i crimini e i criminali».

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa replica di Marino Micich, Segretario Generale della Società di Studi Fiumani e Direttore dell’Archivio Museo Storico di Fiume con sede al Quartiere Giuliano-dalmata di Roma.

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A Fiume, di recente, in seguito alla presentazione del libro dell’ ex ambasciatore in Italia Kraljevic, si è parlato di Norimberga italiana “mancata” dopo la Seconda guerra mondiale, senza considerare che decine e decine di capi fascisti, ad iniziare da Benito Mussolini, furono trucidati, impiccati, seviziati.

Senza tener conto che dopo l’8 settembre 1943 il governo italiano monarchico del Sud diede il suo contributo militare per combattere contro la Repubblica Sociale Italiana e i nazisti, come anche fece il movimento partigiano italiano della Resistenza.

Bisognerebbe chiedersi invece a quando la Norimberga del regime comunista jugoslavo di Tito, che ha provocato in tempo di pace oltre 100.000 morti (10.000 italiani, 15.000 sloveni, 60.000 croati, 10.000 serbi) gettati nelle foibe, nelle cave di bauxite e nelle varie grotte della Jugoslavia, nonché avviati con massacranti marce forzate nei lager di Borovnica, Lepoglava, Goli Otok, Stara Gradiska, ecc. ecc.

Per non parlare dell’esodo dei 300.000 italiani dalle terre istriane, fiumane e dalmate.

Marino Micich