Il 9° Forum annuale della Strategia dell’Unione europea per la regione adriatico ionica (EUSAIR) è un evento che riunisce partner provenienti da dieci paesi, quattro membri dell’Ue (Italia, Slovenia, Croazia e Grecia) e sei extra-Ue (oltre a San Marino, ci sono tutti gli stati dei Balcani occidentali tranne il Kosovo).
Il Forum è interessante non solo perché chiude l’anno di presidenza croata di EUSAIR ed è quindi l’occasione per fare il punto su tematiche, progetti e sfide comuni nell’area, ma anche perché avviene in un momento in cui è iniziato il dibattito sul futuro delle politiche di coesione dell’Unione europea e ha ritrovato vigore, dopo anni di stasi, il processo di integrazione europea dei paesi dei Balcani occidentali.
Per capire la posta in gioco e i termini del dibattito in corso, abbiamo intervistato Lodovico Gherardi, coordinatore dell’autorità di gestione (la Regione Emilia Romagna) del Programma Interreg IPA Adrion.
Cominciamo col fare un po’ di chiarezza. Cos’è EUSAIR e cos’è il Programma Interreg IPA Adrion?
EUSAIR è un acronimo che indica la Strategia dell’Unione europea per la regione adriatico ionica. Si tratta di una delle quattro strategie macroregionali che esistono oggi in Europa. Le altre tre strategie riguardano la macroregione baltica, quella danubiana e quella alpina. In sostanza, si tratta di un accordo tra nazioni, approvato e ratificato dal Consiglio europeo.
L’obiettivo è quello di individuare e condividere delle tematiche di particolare rilievo per lo sviluppo dei territori della macroregione, attorno alle quali sviluppare poi delle progettualità da presentare sui diversi programmi dell’Unione europea. Per fare questo sono stati costituiti dei panel di discussione e dei gruppi di lavoro permanenti tra esperti delle nazioni partecipanti alla strategia. Le tematiche generali su cui vertono i lavori dei gruppi di lavoro sono quelle che caratterizzano le politiche di coesione dell’Unione europea e molta attenzione viene posta nel coinvolgimento delle comunità locali.
Il programma IPA Adrion (noto in passato semplicemente come Adrion) è nato per rispondere in modo quasi diretto ai lavori di questa strategia. L’area geografica di competenza è infatti la stessa, così come avviene per i programmi Interreg legati alle strategie Alpina, Danubiana e Baltica.
Questi programmi, che si sovrappongono alle strategie macroregionali, hanno alcune caratteristiche particolari. Ad esempio, devono dedicare almeno l’80% delle proprie risorse ai temi sviluppati dalla strategia. Nel caso di EUSAIR, i pilastri su cui è concentrata la sua azione sono la cosiddetta “crescita blu”, ovvero l’economia legata al mare, il turismo, l’ambiente, i trasporti e l’energia. E a questi, nella revisione del Piano di Azione attualmente in fase di approvazione è stato aggiunto il pilastro “giovani”.
Veniamo ora all’evento che si terrà a Sebenico questa settimana. Che cosa rappresenta il Forum annuale di EUSAIR?
Il Forum è l’atto finale della presidenza di turno. Ogni nazione si impegna nel suo anno di presidenza a portare avanti la discussione inquadrata dalla strategia macro-regionale sviluppando le tematiche di suo più forte interesse. Il Forum è quindi un momento di ritrovo che è anche molto politico dove le tavole rotonde e gli eventi tecnici fanno in realtà da contorno al vero incontro che è quello tra gli esponenti politici di livello nazionale e locale. È l’occasione per importanti incontri bilaterali (non è raro, insomma, che ci siano dei ministri dei paesi coinvolti).
Il Forum di Sebenico è poi particolarmente interessante perché avviene al termine del primo periodo di operatività della strategia avviata nel 2014 proprio con la presidenza croata (all’epoca l’evento fu organizzato a Dubrovnik). Con la revisione del Piano d’Azione attualmente in corso siamo insomma ad un giro di boa. Sono stati identificati nuovi pilastri, come appunto il pilastro “giovani”, e sono stati ammessi due nuovi paesi: la Macedonia del Nord e San Marino, che saranno rappresentanti al Forum.
Il Forum avviene anche in un momento particolare a livello europeo per le politiche di coesione. La Commissione ha avviato una consultazione sul futuro di Interreg dopo il 2027 …
Sì. Per questo a Sebenico ci sarà anche un congresso dedicato proprio al futuro di Interreg, che si terrà il 14 maggio, prima dell’avvio ufficiale del Forum. Si tratta di un incontro organizzato dal Comitato delle regioni. Il dibattito sul futuro della politica di coesione è molto interessante. Ci si chiede se, davanti all’introduzione di strumenti di aiuto finanziario pesanti e urgenti, come ad esempio il Next Generation EU, abbia senso continuare con le politiche di coesione così come sono definite oggi.
Interreg, che è forse la componente più evoluta di queste politiche, è però quella che fornisce risultati meno direttamente percepibili dai comuni cittadini. Interreg, per sua natura, non finanzia interventi fisici pesanti sul territorio, ma finanzia progetti nei quali su tematiche specifiche si creano reti di confronto, scambio di esperienze e condivisione tra stakeholder, tecnici (tra i quali anche i tecnici delle Amministrazioni locali) e scienziati di diverse nazioni ed in questo sono sinergici e utili alle macroregioni. Infatti, se le strategie macroregionali operano tra stati, tra ministeri… i progetti Interreg fanno dialogare le amministrazioni locali ed i territori. Portano la discussione dal livello centrale a quello locale.
Insomma, Interreg aiuta le realtà nazionali o locali a confrontare quello che stanno facendo con altre realtà che affrontano sfide simili. Il programma esiste nella sua configurazione attuale dal 2000, siamo arrivati alla sua quarta programmazione e c’è chi oggi, per via delle sue azioni “soft”, ne mette in dubbio l’utilità.
Interreg non serve più dunque?
Secondo me Interreg mantiene la sua utilità, anche se capisco la necessità di una sua revisione nelle modalità operative. Ritengo però che il discorso sia diverso all’interno dei paesi membri dell’Unione europea e nelle aree che comprendono stati extra-Ue. All’interno dell’Unione, si può forse sostenere che dopo 24 anni di Interreg le relazioni tra le amministrazioni locali esistono e si sono consolidate. Questo non è però altrettanto vero per i territori in cui opera lo Strumento di assistenza preadesione (IPA) o la Politica europea di vicinato.
Faccio un esempio: di recente mi sono recato in un paese candidato all’adesione all’Unione europea per discutere di un progetto finanziato da fondi comunitari. Ebbene, ho riscontrato che in quelle comunità esistono grandi difficoltà a capire il funzionamento della progettualità europea e i valori su cui è fondata. Per questo, ritengo che la cooperazione territoriale debba continuare a esistere in queste regioni, perché apporta un valore aggiunto fondamentale.
La cooperazione a livello locale è dunque una priorità per la macroregione adriatico ionica?
Sì. Io direi che tra le sfide comuni più importanti per la regione, la necessità di sviluppare il dialogo a livello locale è forse la più impellente. Certo, abbiamo i nostri pilastri tecnici concreti, come la difesa dell’ambiente, il problema della dispersione dei giovani talenti, le infrastrutture… ma la collaborazione soggiace a tutti questi temi ed è fondamentale per l’integrazione europea dell’area, soprattutto in momento di crisi geopolitica come quello attuale. Che i paesi dei Balcani occidentali entrino tutti nell’Unione europea è urgente e il dialogo su temi concreti può avanzare a livello locale, anche se a livello nazionale arranca sulle grandi questioni politico-ideologiche. Questo è il grande valore aggiunto di Interreg e della cooperazione territoriale.
Giovanni Vale
Fonte: Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa – 13/05/2024