Il 15 settembre 1947 entrò in vigore il trattato di pace. La Dalmazia, quasi tutta l’Istria, ampie parti della province di Trieste e di Gorizia passarono alla Jugoslavia.
Rimaneva una piccola porzione di territorio, con una striscia di terra a nord di Trieste e una minima porzione d’Istria, già della provincia di Pola, con Capodistria, Cittanova, Isola, Pirano, Grisignana, Umago, Buie, che formò il «Territorio Libero di Trieste». L’idea di questi piccoli stati-cuscinetto era già stata attuata al termine della prima guerra mondiale per non risolvere dispute territoriali (Danzica, Fiume) e già allora s’era rivelata infelice, ma venne ancora perseguita.
Nelle intenzioni dei vincitori, il nuovo Stato avrebbe dovuto formarsi dopo un breve periodo transitorio (in cui il territorio rimaneva ancora occupato dagli anglostatunitensi a nord e dagli jugoslavi a sud) con la nomina di un governatore unico e la nascita del nuovo Stato con propria legislazione, moneta e tutti gli altri attributi di sovranità. Le cose non andarono così: il nuovo Stato non si costituì mai e le due zone rimasero separate fra loro sotto le diverse amministrazioni militari. Vennero chiamate anch’esse zona A e B, ma non sono da confondere che le omonime zone della precedente amministrazione.
Nel frattempo la situazione politica europea era mutata, e l’Europa era rimasta divisa da una «cortina di ferro» che a sud terminava a Trieste. L’Europa orientale avrebbe dovuto attendere cinquant’anni per liberarsi dal giogo impostole.
In questa situazione, Trieste con il suo territorio rimase una pedina nel gioco delle contrapposizioni, qui ancora diverse perché la Jugoslavia si era sganciata dall’alleanza piena a Mosca.
Il primo giorno del nuovo ordine, il 16 settembre 1947, nella zona A rimasero in vigore la struttura, le norme e le carte-valori postali già in vigore, cioè quelle italiane sovrastampate “Amg-vg” (foto 1).
Il 1° ottobre entrarono in vigore le nuove carte-valori, ottenute sovrastampando quelle italiane allora in corso (cosiddette “Democratica”) con la dicitura Amg-Ftt, cioè «Allied Military Government-Free Territory Trieste».
Vennero sovrastampati francobolli, cartoline postali (foto 2) e le altre carte-valori che dovevano servire per la normale amministrazione, coprendo i simboli sabaudi oppure repubblicani.
Le carte-valori postali italiane, ordinarie e commemorative, che via via venivano emesse, furono tutte (o quasi) sovrastampate. Sino al settembre 1949 l’operazione avvenne a Trieste, poi direttamente a Roma.
Oltre ai francobolli, alle cartoline ed ai biglietti postali, la corrispondenza poteva naturalmente essere affrancata con le macchine affrancatrici meccaniche (foto 3) e non mancarono usi irregolari (foto 4).
Nel 1949 l’Italia emise un francobollo per le elezioni amministrative di Trieste. Fu un’emissione decisa per ribadire l’italianità e l’interesse italiano della città, e naturalmente anch’esso fu sovrastampato a Trieste (foto 5). Per lo stesso motivo, nel 1952 l’Italia emise un altro francobollo, per ricordare la Fiera di Trieste (foto 6).
Ecco, ancora, un paio di esempi di altri francobolli commemorativi sovrastampati (foto 7, 8).
Il Territorio realizzò anche proprie carte-valori commemorative, per ricordare il congresso filatelico o la fiera triestina: non si trattò però di realizzazioni ex-novo, ma sempre di sovrastampe su carte-valori italiane. Qui alcuni esempi (foto 9, 10).
Tra le carte-valori commemorative del Territorio vanno naturalmente annoverate anche le cartoline postali, sempre ottenute sovrastampando le corrispondenti italiane (foto 11).
Sono interessanti le lettere dirette a paesi esteri, soprattutto se inusuali e affrancate con il valore più alto, il francobollo da 100 L. del tipo “Democratica”. Eccone un paio di esempi (foto 12, 13).
Anche se ufficialmente autonome, di fatto, nei sette anni del TLT, le poste triestine funzionarono come quelle italiane con i medesimi servizi, usando le carte-valori italiane sovrastampate. Vi erano 14 uffici postali in città e altri 20 nel resto del territorio (foto 14).
I bolli postali rimasero quelli già in uso: ma in quello dell’ufficio di Sgonico, di nuova istituzione, il bollo venne preparato con la dicitura “Sgonico / T.L. Trieste” (foto 15).
Dal 1946 funzionavano in Italia due grandi compagnie aeree di proprietà mista pubblica e di compagnie estere: la Lai, Linee Aeree Internazionali e Ali, Aero Linee Italiane Internazionali, poi Alitalia. Nell’aprile 1947 giunse l’autorizzazione alleata alla ripresa dei voli italiani all’interno del territorio nazionale; iniziarono perciò i voli di queste due compagnie, che collegavano le principali città, ed anche di alcune compagnie minori. Fra queste la Sisa, Società italiana servizi aerei, ricostituitasi a Trieste nel 1946 (era stata nel 1926 la prima compagnia aerea italiana, poi assorbita dall’Ala littoria) a cura della famiglia Cosulich. Nel 1947 la Sisa riprese un servizio passeggeri, e nel periodo del TLT la Sisa riuscì ad ottenere anche renumerativi incarichi di trasporto di effetti postali; uno dei primi fu quello lungo la linea Trieste-Vienna (foto 16).
Nell’immediato dopoguerra iniziarono anche gli esperimenti postali con l’elicottero. I primi elicotteri, due, giunsero in Italia nel 1949 e furono impiegati per la campagna antimalarica in Sardegna. Per un certo periodo si pensò di utilizzarli anche per i trasporti postali; il primo volo postale in Italia di un elicottero avvenne il 4 settembre 1950 sul percorso Trieste-Riccione-San Marino (foto 17).