Seconda parte: 22 settembre 1945-15 settembre 1947.
Sino al 22 settembre 1945 i francobolli che si potevano trovare agli sportelli postali erano i valori italiani d’anteguerra e quelli della RSI. In ottemperanza all’ordine del 25 luglio, il GMA emise le nuove carte-valori per la zona A della Venezia Giulia, sovrastampando “AMG-VG”, i valori italiani (foto 11), che da quel momento furono gli unici disponibili.
L’emissione, sino ad allora sconsigliata, come s’è visto, avvenne per motivi d’opportunità politica, ovvero per rimarcare l’occupazione alleata della regione e non introdurre valori italiani nel momento in cui le sorti di quei territori erano ancora in discussione alla conferenza di pace.
Il GMA aveva giurisdizione, sino a tutto il 1945, anche sulla provincia di Udine (che all’epoca non faceva parte della Venezia Giulia ma del Veneto) ma lì, ove non vi era contenzioso territoriale, i valori con la sovrastampa promozionale non vennero introdotti.
Furono emessi sia francobolli — si trattava dei francobolli italiani tipo “Imperiale” provenienti da Roma e da Novara (i due luoghi dove in Italia venivano stampati), cui seguirono poi i nuovi valori tipo “Democratica” — sia cartoline postali. Fra francobolli e cartoline postali furono emessi più di una trentina di valori (foto 12).
Le cartoline postali vennero sovrastampate sia a macchina, con un’impronta con la stessa dicitura, sia a mano, cioè con un timbro che imprimeva un’impronta simile, in nero o violetto (foto 13, 14).
Queste carte-valori furono naturalmente distribuite in tutta la zona A, cioè anche nelle porzioni della provincia di Gorizia (foto 15) e di Pola (foto 16) che facevano parte della zona.
Verso la fine del 1945 ripresero quasi completamente i servizi postali all’interno della zona A e nei rapporti con l’Italia (foto 17); nel corso dei due anni successivi ripresero tutti i servizi, così come gli scambi con la zona B.
Dal gennaio 1946 ripresero pienamente gli scambi postali con i paesi esteri. Le tariffe per l’estero erano variabili secondo le destinazioni ed elevate. Sono interessanti le lettere dirette a paesi esteri, soprattutto se inusuali e affrancate con il valore più alto, il 100 L. Democratica. Eccone una selezione, con diverse destinazioni (foto 18, 19, 20, 21, 22).
L’occupazione militare presupponeva la presenza di truppe statunitensi e britanniche, e per i loro bisogni postali funzionarono alcuni uffici di posta militare.
La posta militare britannica, di cui si servivano anche i contingenti australiano e canadese, prevedeva uffici detti FPO, Field post office. Tra il maggio 1945 ed il settembre 1947 funzionarono, in tempi diversi, uffici a Pola e a Trieste (foto 23).
La posta militare statunitense aveva una rete di APO, army post office. Durante il periodo del GMA nella zona ne funzionò uno solo, il n. 88, di stanza a Gorizia poi a Trieste (foto 24).
Mentre la Venezia Giulia rimaneva occupata dagli alleati e dagli jugoslavi, i vincitori avevano convocato la conferenza che avrebbe dovuto stabilire l’assetto postbellico d’Europa. Il 3 luglio 1946 venne resa nota l’accettazione, da parte delle Potenze, della linea che assegnava al vicino quasi l’intera Istria, e con essa città, contrade e genti italiane da più di un millennio: l’intera zona B, e parti della zona A, compresa la città di Pola. Il Comitato di liberazione nazionale dell’Istria chiese il plebiscito, che venne negato. Quasi sempre coloro che dichiarano di agire in nome del popolo si dimenticano di chiedere al popolo ciò che desidera. La popolazione da Pola e dal resto dell’Istria esodò in altre parti d’Italia.
Il 10 febbraio 1947 venne firmato il cosiddetto trattato di pace, che trattato non era perché l’Italia non poté discutere o cercare di far valere le proprie ragioni. Il trattato entrò in vigore il 15 settembre. Quel giorno, la città di Pola, latina, veneziana ed italiana passò ad un nesso statale che le era sempre stato estraneo, 30.000 dei suoi 32.000 abitanti l’avevano abbandonata (foto 25). E anche dalle altre contrade istriane, fiumane e dalmate centinaia di migliaia di italiani esodarono: alla fine, furono 350.000 su 500.000 abitanti. La regione si spopolò, e ciò portò anche alla chiusura di diversi uffici postali. Il plebiscito dell’esodo era stata la risposta degli istriani, dei fiumani e dei dalmati al plebiscito negato, il grido disperato di chi voleva così testimoniare la propria stirpe e la propria fede nella patria.
Il territorio restituito all’Italia, compreso quello già appartenuto alla provincia di Trieste, venne inserito nella ricostituita provincia di Gorizia; furono immediatamente reintrodotte le carte-valori italiane, e quelle AMG-VG vennero tolte dall’uso.
Col trattato di pace venne ceduta alla Iugoslavia anche tutta la provincia di Zara: lì, però, la presenza italiana era di fatto terminata nel 1944 (vedi capitolo 7).