La raffigurazione riproduce buona parte dell’Isoladi PAGO (O. PAG) con la costa prospicente, l’Isola Puntadura, la costa nei pressi di Nona (Nin), l’entroterra zaratino, diverse isole prospicenti la città di Zara, tra cui le isole di UGLIANO (UGLJAN), Eso (Iž), Rava, I. LUNGA (DUGI OTOK), Meleda (Molat), Sestrugno (Sestrunj), Raviane (Rivanj), un breve lembo dell’Isola di PAŠMAN (O. PAŠMAN) e altre piccole realtà insulari.
È una carta a colori con la rappresentazione del rilievo a isoipse, in cui le curve di livello portano l’equidistanza di 50 metri. Fa parte della serie di fogli derivanti dalla cartografia jugoslava, a scala 1:100.000 che vennero rielaborati, con aggiunte e correzioni, dal servizio cartografico dell’I.G.M. Furono prodotte negli anni 1941-1943 per cartografare i territori dalmati, occupati dopo il 1941 e derivano dala precedente cartografia austriaca. Tutta la serie è facilmente individuabile dalla sigla riportata in alto a destra, Carta J.
Già ad una prima analisi appare chiaro che si tratta di un prodotto di derivazione straniera, in quanto tutte le sigle e gli appellativi sono rigorasamente in croato; in aggiunta, in basso sulla cornice esterna vengono indicate le traduzioni di alcune scritture e abbreviazioni croate. Solamente la legenda e le note a margine sono in italiano.
Lo scenario geografico è dominato dall’apparato insulare della Dalmazia settentrionale e dalle pendici dei Monti Velebit. Sulle isole e sulla costa zaratina prevalgono i territori calcarei, dando vita al più tipico paesaggio carsico dalmata. Le superfici sono per lo più nude o ricoperte da un mantello arbustaceo e solo qualche piccolo vigneto denuncia l’utilizzazione per scopi agricoli nei lembi di terra rossa; il fitto intreccio dei muretti a secco testimonia, in maniera eloquente, la secolare opera di spietramento del suolo. Date le forme irregolari del terreno, poche sono le doline, concentrate solo sulle superfici piane. Invece, abbondanti sono le indicazioni riguardanti i punti di risorgiva (Sorda, Badanj), le pozze (lokva), le paludi (M. blato e V. blato), i serbatoi (Serb. Botina), che vanno a rimarcare l’importanza dell’elemento acqueo in una regione in cui è quasi del tutto assente l’idrografia subaerea; la maggioranza riporta il nome proprio e il simbolo cartografico.
La toponomastica è quasi interamente slava, tanto lungo la costa quanto nell’entroterra. Le forme bilingui sono riservate alle isole, ai bracci di mare e alle città principali: tranne O. PAG (I. PAGO), in tutti gli altri casi figura prima il nome italiano, sotto e tra parentesi il nome croato. In questo quadro fa eccezione il contado di Zara, dove località, micorotoponimi e idronimi compaiono tutti in lingua italiana e senza la traduzione slava. Si legge infatti, Borgo Erizzo, Lago di Boccognazzo, i Boschetti, le Piastre, due Torrette, ecc., eredità dell’appartenenza di questo lembo di Dalmazia al Regno d’Italia nel periodo tra le due Guerre Mondiali. Da notare che la città di ZARA manca inspiegabilmente del nome in croato (Zadar).
L’unica indicazione in lingua italiana che appare sul tratto continentale, di fronte all’Isola di Pago, è rappresentata dal riferimento ad una Galleria, lungo la rotabile principale litoranea, che misura metri 84.
Contrariamente alle edizioni austriache e jugoslave, la rappresentazione appare scarna per le informazioni riguardanti il mare e la linea di costa, dove si limita solamente a riportare i nomi delle isole, dei tratti di mare e delle principali rientranze. Da queste caratteristiche si desume che la carta ricalca un modello tipicamente terrestre, in quanto sono del tutto assenti le indicazioni utili ai naviganti, relativamente alla profondità dei fondali, agli ancoraggi, agli scogli affioranti, ecc. presenti invece in altri documenti qui riprodotti.