Carta a colori in scala chilometrica di 1:100.000 che raffigura la costa occidentale istriana pressappoco da Cittanova d’Istria a P.to Colonne (a sud di Rovigno d’Istria), mentre per i territori interni il disegno spazia da Villa Padova (Kaš?erga) seguendo in linea gli abitati di Pisino (Pazin), Gimino (Žminj) per arrivare fino a Roveria (Jurši?i).
La compilazione di questo documento cartografico risale al 1927, sulla base dei rilievi eseguiti sul terreno tra il 1921 e il 1924 anche se l’ultimo aggiornamento parziale risale al 1950. Fa parte della serie M 691 (sesta edizione) rappresentante la penisola dell’Istria della celebre Carta d’Italia alla scala 1:100.000, nota anche come Gran carta d’Italia. Le note a margine ci rivelano che le coordinate geografiche sono riferite all’Ellissoide di Bessel, mentre le coordinate del reticolo all’Ellissoide Internazionale; la longitudine è calcolata dal meridiano di Roma (Monte Mario). L’andamento morfologico del terreno è rappresentato mediante isoipse con equidistanza di 50 metri.
Scorrendo i nomi di località riportati sulla carta, si nota facilmente che il documento è interamente compilato in lingua italiana ma riporta, per una ventina di toponimi riguardanti centri abitati di piccola e media grandezza, la traduzione in croato. Oltre a quelli già ricordati, si leggono le diciture bilingui per Castellier di Visinada (Kaštelir), Torre di Parenzo (Tar), Visignano (Višnjan), Villanova di Parenzo (Nova Vas), Monpaderno (Baderna), Antignana (Tinjan), Corridico (Kringa), S. Pietro in Selve (Sv. Petar u Sumi), Geroldia (Gradina), Orsera (Vrsar), Canfanaro (Kanfanar), San Vincenti (Sv. Vin?enat), Valle d’Istria (Bale); ad eccezione di questi, non appaiono altri nomi con i consueti segni diacritici slavi.
Non particolarmente ricco appare il corredo toponomastico relativo al settore marino: vengono segnati solo i nomi principali delle insenature e dei promontori, ma ogni riferimento ad altre indicazioni di tipo nautico (profondità dei fondali, punti di ancoraggio, segnalazione di secche e rocce emergenti, fari, ecc.) è assente. Molto più precisa l’informazione geografica fornita per i territori interni, densa in ogni sua parte, tanto per i contenuti morfologici, quanto per gli aspetti antropici.
Viene, infatti, riprodotto un ampio tratto del morbido ripiano calcareo dell’Istria rossa, segnato dal profondo solco vallivo, noto nella letteratura geografica regionale con il nome di Draga di Canfanaro. Tale incisione si allunga verso il mare nel Canale di Leme, parzialmente sommerso nella sua parte finale dall’ingressione marina. Su tutta la carta compaiono vaste aree di territorio interessate dalla presenza di numerose doline e caratterizzate dall’assenza di idrografia superficiale, tipiche di un paesaggio carsico; si differenzia da tali caratteristiche fisiche l’area a nord di Pisino, interessata invece da morbide colline della serie marnoso-arenacea e incise da numerosi torrenti confluenti nel Quieto (T. Bottonega, T. Bacizze). L’organizzazione dell’insediamento è ben rappresenta e mette in risalto la coesistenza di forme agglomerate e di forme sparse (corte, stanzie, catuni, ville, ecc.).
Su tutto il territorio agreste appare fitta la microtoponomastica in cui abbondano gli antroponimi, gli agrotoponimi e i fitotoponimi; anche qui ritroviamo il toponimo ricorrente di Finida o Fineda, che nel passato identificava le aree di confine tra comuni limitrofi. Oggi si trovano come microtoponimi isolati (vedi Fineda presso la foce del Quieto) oppure inseriti nei nomi di località, come nel caso di Fineda di Villanova.