La carta appare delineata a penna ed acquerellata e misura mm 500 x 680. In alto, a destra, un semplice riquadro rettangolare reca la seguente scritta: “DISSEGNO Geografico dell’Istria Veneta, e del Contado di Pisino, colla linea di Confine, marcata di Rosso, tratto dalla carta originale esistente presso il Nobile Signor Bortolo Rigo da Cittanova, e presentato da me Sottoscritto Pub[bli]co Ingengere al Nobile Signor Giañ Paulo Polesini, in testimonio di umile servitù, e di singolare venerazione Simon Vidali Cad[et]to di Drag[o]ni, e Pub[bli]co Inge[gne]re”. Sempre in alto, ma a sinistra, si legge una “Dichiarazione” dei diversi simboli che nel disegno cartografico servono ad individuare le Città, i Castelli – termine con il quale sembrano identificarsi anche le Terre – , le Torri, le Ville, le Contrade. Questi sono accuratamente riportati accanto all’indicazione dei toponimi. Successivamente, nella stessa legenda, sono ricordate le Podestarie e le giurisdizioni indipendenti. In basso, negli opposti angoli, troviamo, a destra una rosa dei venti che dà alla carta l’orientazione con il NNE in alto che è la stessa della stampa del Salmon, ed a sinistra l’indicazione della “Scala di miglia dodeci Italiane”.
Il disegno, dunque, come esplicitamente afferma l’Autore, è un rifacimento. Si potrebbe forse ritenerlo posteriore nel tempo alla stampa del Salmon, perché sappiamo che il “Nobile Signor Giañ Paulo Polesini”, cui la carta è dedicata, nel 1753 (che è l’anno di stampa del documento salmoniano), aveva soltanto sedici anni essendo nato nel 1739. In ogni modo, le due carte riflettono sicuramente una stessa matrice, che sarebbe oltremodo importante ritrovare perché numerose particolarità rivelano un’utilizzazione di materiali assai eterogenei, alla cui composizione debbono aver contribuito in modo determinante molteplici rilievi ufficiali veneziani. I due rifacimenti a loro volta ispireranno numerosi altri documenti in cui l’impostazione cartografica rimarrà del tutto simile come per la carta dell’Istria che si ritrova nell’Atlas Universel di Pietro Santini del 1780 o serviranno da modello per alcune rappresentazioni come quella dello Zatta del 1784. Come può risultare da un attento confronto tra l’opera del Salmon e quella del Vidali, questi hanno seguito, comunque, strade diverse nell’elaborazione dei loro documenti, tanto che il risultato finale pur garantendo un impianto della penisola pressoché identico, è piuttosto dissimile per la dovizia di particolari che si riscontrano nel documento del Salmon sia per la presenza di una ben più ricca presenza di toponimi relativi alle sedi, sia per una rappresentazione degli aspetti fisici comunque più efficace rispetto alla carta del Vidali. In questa, per esempio, sono segnate anche le saline di Zaule e di Capodistria e alcuni ponti sulla Dragogna e sul Quieto. D’altro canto, molte Ville, lungo il corso della Dragogna, appaiono anonime, mentre portano il toponimo in quella del Salmon e così via (Cucagna, 1964, pp. 302-305; Lago, Rossit, 1981, pp. 232-237; Lago, 1998, pp. 280-281).
L’Istria è comunque, male orientata; il disegno delle sue coste e dell’idrografia non manca di inesattezze ed anche di gravi errori; la plasticità della regione è delineata molto di rado e la posizione geografica delle sedi umane, in particolare di quelle interne, nonché le forme toponomastiche, sono, assai spesso, imprecise. Nuovo appare, invece, il disegno degli altri oggetti geografici. Il perimetro costiero, sia pure delineato con delle penisole eccessivamente pronunciate e talora di forma errata, riflette abbastanza bene la situazione reale. La nomenclatura poi presenta spesso forme differenti: in italiano con qualche elemento tedesco e slavo. [D.U.]