Il Golfo di Venezia. Vincenzo Maria Coronelli

Cartina

Tabella Toponimi

 

La carta che raffigura il Golfo di Venezia, olim Adriaticum venne stilata da Padre Vincenzo Maria Coronelli nel 1688. L’esemplare che qui facciamo proprio della nostra attenzione è oggi conservato a Muggia (Trieste), nella Collezione privata del dottor Stener. In basso, a sinistra, nello spazio lasciato vuoto da una corona, composta dalle piante delle fortezze adriatiche, e sotto una veduta prospettica di Venezia si legge: GOLFO DI VENEZIA descritto Dal P[adre] M[aestro] Coronelli Cosmografo della Serenissima Republica […] in Venezia Con priuilegio dell’Eccellent[issimo] Senato 1688. In alto a destra, tra le pieghe terminali del grande manto che drappeggia l’effigie di San Marco, è riportata la scritta: Si uende anco in Parigi presso I[ean] B[aptiste] Nollin all’Insegna della Piazza delle Vittorie con priuil[egio] di Sua Maestà Christianissima con cui vien ricordata la bottega del libraio e incisore parigino Jean Baptiste Nolin (1648-1708), che mantenne a lungo stretti ed amichevoli rapporti d’affari con il Coronelli. Come ci lascia chiaramente intendere la legenda, poco sopra riportata, questo esemplare doveva circolare sciolto per la vendita. La raffigurazione si ritrova, però, anche in alcune delle grandi raccolte coronelliane, come nell’Atlante Veneto (tavola l, pag. 84), nel Corso Geograftco Universale (al f. 58), e, ancora, in Singolarità di Venezia e del suo Serenissimo Dominio o in Mari, golfi […].

Il documento rappresenta tutte le terre che si affacciano all’Adriatico e allo Ionio, dal C[apo] dell’Alice (Punta Alice) all’isola di Corfù, rivelando, ancora una volta, un chiaro influsso dei prodotti maginiani, forse recepiti da qualche altro rifacimento. L’inquadratura, il titolo, alcune sue particolari caratteristiche, come la rosa dei venti che occupa l’Adriatico meridionale o le indicazioni dei valori di profondità dei principali porti italiani a nord di Ancona e la ricchezza della nomenclatura costiera, suggeriscono, peraltro, anche l’utilizzazione di qualche documento nautico o di ispirazione nautica. Per dovere di completezza va ricordata ancora un’edizione francese di questa carta, che reca la data del 1693 (Armao, 1944, pp. 111-113, Lago, Rossit, 1981, p. 191; Kozli?i?, 1995, pp. 231-240).

Se ci si sofferma ad analizzare gli elementi morfologici si può notare subito come l’orografia abbia un valore scientifico relativo poiché, coni affastellati di colore verde si ritrovano un po’ dovunque all’interno della rappresentazione, mentre un solo oronimo (Monti d’Alben) compare a nord dell’abitato di Gracaz (Gracac).

La rete idrografica è tracciata in modo più accurato: partendo da nord incontriamo il fiume Lika, privo d’idronimo, ma cartografato come emissario del lago Kruscica; seguono il F. Zerrnagna,finalmente corretto nella percorrenza e nell’orientamento; il F. Cherca, Titius (Krka) con il suo caratteristico flusso a meandri; il Fiume Cettina (Cetina) privo sia della pronunciata ansa che caratterizza il tratto finale del suo corso che del Peru?ko jezero; il F. Narenta con l’apparato deltizio e con tutti gli affluenti e torrenti che in esso confluiscono nonché il F. Boiana, il cui toponimo è riportato alla foce. Nella parte più meridionale della DALMATIA troviamo poi il Fiume Drino (Drin) che oltre a sfociare correttamente nell’omonimo golfo (G. del Drin), presenta la biforcazione con la suddivisione in Drino Bianco e Drino Nero. Il quadro idrografico è completato con la raffigurazione di alcuni laghi tra i quali il L. di Vrana (lago di Vrana o Vransko jezero), il L. Saschera (lago Sasko) e il grande L. di Scutari (lago di Scutari o Skadarsko jezero) rappresentato nei minimi dettagli tanto che tutti gli apporti fluviali sono accompagnati dal rispettivo nome (Marinelli, 1881, pp. 179-180; Cucagna, 1964, pp. 241-243;)

La linea di costa risulta abbastanza precisa, se si eccettua il tratto tra Segna e Starigrad, che segue la direttrice ovest-est anziché nord-sud-est, alterando così anche l’ubicazione di tutte le isole del Quarnero. Questo errore si ripete anche per la penisola di SABIONCELO (Sabioncello), al contrario della precisione riservata invece all’insenatura dove sorge il Zuliana (Zuljana). Come si è già osservato alcune delle realtà insulari mostrano orientazione, forma e dimensione non consone alla realtà. Questi aspetti vanno progressivamente migliorando man mano che si prosegue verso meridione. Le isole prospicenti il litorale zarese, infatti, sembrano più corrette; tra esse ricordiamo: VGLIANO (Ugliano), I. PASMAN, I. GROSSA (isola Lunga o Dugi Otok), ISOLA di Zuth (Zuti), ISOLA CORONATA. L’Isola di Brazza, così come molte altre, presentano oltre al toponimo moderno anche quello latino.

Al riguardo si legge: I. Brazza, Brattia, I. Liesina, Pharia (Lesina), Curzola, Corcyra, Meleda, Melita, I. Lagosta o Augusta de Ragusi.I centri abitati sono ubicati con molta attenzione, basterà per tutti, notare come Spalato sorga correttamente su una piccola penisola. Non mancano però delle inesattezze, come ad esempio la collocazione di Trebigne a sud di Ragusa mentre in realtà si trova a nord-est di quest’ultima; o le omissioni di Zara Vecchia e Ragusa Vecchia. I segni convenzionali utilizzati per riportare la realtà insediativa risultano essenzialmente due: un singolo campanile per i centri minori, piccoli prospetti per quelli più importanti. La nomenclatura è in italiano e in qualche caso anche in latino. [O.S.]