2 L’Adriatico orientale e la Dalmazia nell’“Atlante Nautico” di Pietro Vesconte
La carta costituisce la tavola X dell’Atlante nautico di Pietro Vesconte, datato 1318 che è conservato presso la Biblioteca Nazionale di Vienna (Cod. 594). L’opera risulta corredata da un calendario astronomico-cronologico e da nove documenti cartografici che arricchiti di fregi in oro e miniature sacre conferiscono all’intero volume un notevole pregio sia a livello scientifico che estetico. La tavola qui riprodotta rappresenta in tutta la sua ampiezza il bacino adriatico con le coste orientali dell’Italia e quelle della Dalmazia sino all’isola di curfo (Corfù). Il disegno cartografico è racchiuso da una cornice dorata di circa cinque millimetri, ed è abbellito da una decorazione geometrica colorata, in contrapposizione alla quale troviamo un’iscrizione che attesta la paternità della raffigurazione: Petrus Vesconte de Janua fecit istam tabulam anno d.ni. MCCCXVIII. La carta è orientata con il sud in alto e non riporta la scala d’esecuzione, mentre ben evidente risulta il reticolo formato dall’intersezione delle diverse rose dei venti (Pagani, 1977; Lago, 2002, pp. 190-191).
Il documento nautico mostra una certa precisione nei segni convenzionali: le distese marine, prive di denominazione, sono dipinte con il colore giallo; le isole dell’arcipelago dalmato sono acquarellate di azzurro, rosso e arancio; le città più importanti sono trascritte con inchiostro rosso. Per quanto concerne la morfologia della Dalmazia, questa risulta più articolata del solito anche se alcune imperfezioni permangono. Il Golfo del Quarnero è raffigurato come una grande e uniforme insenatura dalla forma semicircolare, limitato a nord dalla costa istriana e a sud dalla città di Zara; il Canale della Morlacca compare scevro della sua profonda rientranza nell’entroterra croato e della ricca frastagliatura litoranea, così come appaiono inesistenti le peculiarità della foce del fiume Krka presso Sebenico. Più dettagliato si presenta, invece, il litorale compreso tra le città di Zara e Sebenico definito da una continua serie di incisioni semilunari, denominate rispettivamente streto d’iaria (Stretto di Zara), cauo figo (Porto Rogosnizza) e cauo cesta (Capocesto), che giustamente indicano gli omonimi varchi; il Golfo di Narenta appare, invece, troppo marcato in profondità e di dimensioni eccessive mentre la penisola di cumano (Sabbioncello) è appena accennata con una piccola lingua di terra che si protende verso ovest. A meridione di quest’ultima compare una minuscola baia denominata correttamente buca de staignon, che corrisponde all’insenatura di Stagno e ancora catara (le Bocche di Cattaro), che sono collocate e delineate in maniera corretta. Da ultimo è rappresentato, prima del ripiegarsi verso sud della costa albanese, il Golfo del Drin appena accennato da una piccola rientranza del tratto costiero, ma senza designazione onomastica.
Il mondo insulare appare molto ricco di elementi, vivacemente colorati, anche se in alcuni casi sia il disegno che la collocazione geografica non sono precisi. I nesonimi raffigurati comprendono oltre alle realtà più significative anche quelle di minore importanza, tutti accompagnati dal proprio toponimo. Come si può constatare in tutti i documenti nautici, anche questa carta è priva nella parte continentale della figurazione orografica, idrografica e insediativa che risulta, quindi, completamente bianca. Questa tipologia, del resto, è una caratteristica consueta, soprattutto, dei documenti nautici più antichi, che, data la loro origine e il loro fine, si limitavano a rappresentare esclusivamente il tratto costiero. Dunque, non troviamo nessun accenno a catene montuose, mentre riscontriamo eccezionalmente la presenza di tre fiumi tra le indicazioni costiere con gli idronimi tarcia, narent e lodrim ad indicare certamente il Rje?ina, la Narenta e il Drin. La designazione Dalmatia figura come solitamente accade nelle carte di questa tipologia collocato troppo a meridione. La presenza dei centri abitati è fitta solamente lungo la linea di costa e non c’é alcuna differenziazione tra sedi urbane, rurali o vescovili, mentre sono evidenziati in rosso quelli maggiori. La nomenclatura è tutta in volgare con alcune forme venete. [O.S.]